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NBA, Kyrie Irving fa mea culpa: "Oggi non riuscivo a marcare neanche un ramoscello"

PAROLE
©Getty

La rocambolesca sconfitta di Brooklyn sul campo di Washington ha riaperto le discussioni sulla difesa dei Nets, che ha concesso 149 punti a una delle peggiori squadre della NBA. Kyrie Irving ha fatto mea culpa in conferenza stampa: "La partita era nelle nostre mani, dobbiamo guardarci nello specchio. Io oggi non sono riuscito a marcare neanche un ramoscello, mi passavano attorno da tutte le parti"

Nel momento in cui una squadra può contare su Kyrie Irving, James Harden e Kevin Durant, nessuno ha davvero dei dubbi che possa segnare pressoché a volontà. E nelle ultime due settimane i Nets lo hanno dimostrato, segnando 122.7 punti su 100 possessi (buono per il secondo posto in NBA dietro ai caldissimi Utah Jazz dell’ultimo periodo) vincendo anche quattro partite in fila. Il problema, semmai, è allora nella metà campo difensiva: i Nets hanno concesso 118.5 punti su 100 possessi, buono solo per il 24° posto in NBA, e nella notte hanno perso malamente a Washington concedendo ben 149 punti agli avversari. Soprattutto, hanno subito un parziale di 8-0 negli ultimi 8 secondi, sprecando un vantaggio di cinque lunghezze a 12 secondi dalla fine buttando via una partita che — nonostante gli evidenti problemi difensivi — sembrava davvero chiusa. “Ce l’avevamo in mano” ha detto Kyrie Irving dopo la partita. “Avremmo dovuto tenercela, perciò dobbiamo guardarci allo specchio e vedere cosa possiamo correggere a livello individuale e di gruppo — specialmente in termini di impegno. Io ad esempio non riuscivo a marcare un ramoscello oggi: gli avversari mi passavano da tutte le parti e mi ha frustrato moltissimo”.

Irving aveva rimesso a posto le cose segnando quattro dei suoi 26 punti finali nell’ultimo minuto di gioco, ma le due triple in fila di Beal e Westbrook hanno completamente ribaltato la sfida — in una partita in cui i Nets hanno concesso 72 punti in area agli avversari, il massimo da loro concesso negli ultimi quattro anni. “L’ultima palla persa [di Joe Harris] è stata un microcosmo di tutta la partita, non si può incolpare nessuno. Nessuna singola giocata può decidere da sola una partita: eravamo sopra di cinque, abbiamo perso noi la partita. Va bene, capita, ma non possiamo fare in modo che diventi un’abitudine senza avere la consapevolezza di ciò che serve fare per vincere. È dura, è come prendere dei pugni in faccia perché eravamo avanti e volevamo chiuderla, ma pazienza”. 

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Anche coach Steve Nash non ha voluto incolpare Harris — peraltro autore del suo massimo in carriera da 30 punti — per la rimessa sbagliata: “Quando concedi 149 punti, quello è solo un errore sui 50 che abbiamo commesso. Non siamo stati abbastanza buoni difensivamente: poi possiamo isolare i singoli momenti, ma non avremmo dovuto ritrovarci in quella situazione. Eravamo avanti di tanto a inizio gara e li abbiamo tenuti in partita per troppo tempo, facendogli trovare fiducia. Sono un gruppo disperato alla ricerca di una vittoria: noi abbiamo dato loro vita”. Più perentorio Kevin Durant: “Questa è una di quelle partite da dimenticare in fretta”.

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