
NBA, risultati della notte: Utah travolge i Lakers, Atlanta umilia Boston con Gallinari
Gli Utah Jazz non hanno nessun problema a sbarazzarsi dei Lakers, confermandosi come la squadra con il miglior record della NBA. Atlanta domina Boston con super Gallinari da 38 punti e 10 triple, sostenuto dai 33 di Trae Young. OKC batte San Antonio sulla sirena grazie a Dort, Zion Williamson ne mette 36 nel successo su Detroit (non entrato Melli). Vincono Golden State, Miami, Chicago e Cleveland ko a sorpresa di Phoenix con Charlotte

UTAH JAZZ-LOS ANGELES LAKERS 114-89 | Non c’è davvero storia tra i Jazz e i Lakers privi di Anthony Davis e Dennis Schröder. La squadra col miglior record della NBA costruisce la sua vittoria nei due quarti centrali vinti per 66-41, annichilendo i campioni in carica con l’ennesima grande serata al tiro da tre (22/48 di squadra, diventando la prima a segnarne 50 in due partite), mantenendo tre partite di vantaggio sul secondo posto a Ovest occupato dagli L.A. Clippers
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E dire che nessuno dei giocatori di coach Snyder arriva a quota 20, ma ben sei giocatori vanno in doppia cifra — dai 12 di Derrick Favors ai 18 di Gobert e Clarkson passando per i 14 di Conley, i 15 di Bogdanovic e la tripla doppia sfiorata da Donovan Mitchell con 13 punti, 10 rimbalzi e 8 assist pur in una serata da 4/16 dal campo. Al resto ha poi pensato una difesa capace di tenere i campioni in carica al 40% dal campo e sotto il 25% da tre

Per i Lakers si tratta della quarta sconfitta consecutiva, e neanche i cambiamenti in quintetto — con Markieff Morris e Talen Horton-Tucker al posto di Kuzma e Matthews — hanno l’effetto sperato. LeBron James chiude con 19 punti, ma si interrompe la sua striscia di partite da almeno 15-5-5 fermandosi a 4 rimbalzi e 4 assist, in una serata davvero difficile per i gialloviola come testimonia anche il 13/20 raccolto dalla lunetta. Complice la sconfitta di Phoenix, i Lakers mantengono comunque il terzo posto a Ovest

ATLANTA HAWKS-BOSTON CELTICS 127-112 | A due mesi di distanza dall’inizio della regular season, dopo settimane complicate dal punto di vista fisico - con gare saltate per infortunio e la fatica di doversi abituare al nuovo ruolo di sesto uomo in uscita dalla panchina - Danilo Gallinari ha trovato ritmo e soprattutto la mira nella serata perfetta contro Boston, in un match vinto con merito dagli Hawks; sempre avanti nel punteggio grazie al 40-27 di parziale che ha segnato la gara nel primo quarto e impedito ai Celtics di riportarsi a contatto
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Il n°8 azzurro è l’uomo copertina di un match chiuso con 38 punti a referto (quarta partita di sempre per punti segnati da Gallinari in NBA, ben lontana dai 47 suo massimo in carriera) e soprattutto con 10 triple a bersaglio su 12 tentativi - record personale e di franchigia, superate le nove realizzate in maglia Hawks realizzate da Steve Smith nel 1997. Spinta decisiva per permettere alla squadra della Georgia di chiudere il match con 23 triple a segno - record anche quello per Atlanta
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In un match in cui i Celtics sono sprofondati sul -24 all’intervallo lungo, incapaci di andare oltre i 17 punti con 16 tiri di Jaylen Brown e davvero poco altro, c’è spazio in casa Hawks anche per Trae Young - uno dei grandi esclusi dalla partita delle stelle della Eastern Conference, che sperava in una conferma dopo la convocazione dell’anno scorso che non è arrivata: per lui 33 punti con 12/23 a tiro e 7 assist, alcuni dei quali per un John Collins da 14 punti e 11 rimbalzi
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OKLAHOMA CITY THUNDER-CHICAGO BULLS 102-99 | I San Antonio Spurs, reduci da 10 giorni di riposo forzato e trascorsi in quarantena lontano dal parquet, vengono beffati dai Thunder sul più bello, battuti da un canestro sulla sirena di Luguentz Dort che condanna i texani a incassare una sconfitta in un match chiuso da Dejounte Murray con 27 punti, 9 rimbalzi e 6 assist; costretto agli straordinari viste le assenze di DeMar DeRozan (a causa della morte del padre) e di Rudy Gay, Keldon Johnson, Devin Vassell e Derrick White - alle prese con il protocollo anti-COVID
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La giocata decisiva la firma dunque Dort, liberato da un passaggio illuminante di Al Horford che approfitta della clamorosa disattenzione della difesa Spurs - che sull’ultimo possesso, dopo aver perso il pallone a meno di 4 secondi dalla sirena, lascia libero in angolo l’avversario. Dort riceve, spara, e poi si butta a terra travolto dall’affetto dei compagni, perfetta conclusione di un match da 16 punti e 4 triple in cui ha dimostrato di non essere soltanto uno specialista difensivo
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Discorso a parte invece va fatto per Shai Gilgeous-Alexander, che ritocca a rialzo il suo massimo in carriera - autore di 42 punti con 13/20 al tiro, 6/11 dall’arco e 10/11 dalla lunetta, conditi con 8 rimbalzi e 4 assist. L’ex Clippers diventa così il primo giocatore dopo Russell Westbrook a chiudere con oltre 40 punti a referto in maglia Thunder, il quinto all-time nella storia della franchigia (considerando anche il passato come Seattle SuperSonics)
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NEW ORLEANS PELICANS-DETROIT PISTONS 128-118 | Secondo successo in fila per i Pelicans, che cancellano tre quarti giocati così così (e un primo tempo da 69 punti concessi ai Pistons) per andare a vincere con un’ultima frazione da 32-22. A rimettere in piedi i padroni di casa sono le percentuali dal campo (oltre il 55%) e quelle da tre punti (10/23), anche se il protagonista assoluto della serata ha fatto la maggior parte dei suoi danni vicino al ferro
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Zion Williamson ha festeggiato la sua prima convocazione all’All-Star Game mangiandosi i Pistons, chiudendo con 32 punti, 6 rimbalzi e 5 assist con un eccellente 13/18 dal campo e 6/9 ai liberi in 31 minuti. Insieme a lui ci sono i 27 con 7 rimbalzi e 8 assist di Brandon Ingram (che ha definito Zion come “il giocatore più talentuoso con cui abbia mai giocato”) e la doppia doppia del rientrante Steven Adams (14+15), mentre Nicolò Melli dopo i 17 minuti contro Boston non è stato schierato in campo da coach Stan Van Gundy
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INDIANA PACERS-GOLDEN STATE WARRIORS 107-111 | Gli Warriors portano a casa la seconda vittoria nella loro trasferta di quattro partite grazie allo sforzo finale di Draymond Green, che con due schiacciate e una tripla doppia sfiorata (12 punti, 9 rimbalzi e 11 assist) regala il successo ai suoi anche in una serata decisamente storta. Il miglior realizzatore è Steph Curry, che per segnare 24 punti ha bisogno di 21 tiri (7 a segno) e chiude con 1/11 dall’arco in una serata da 19% di squadra (5/26)
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Per fortuna di Golden State la serata offensiva di Indiana è altrettanto pessima (7/29 dall’arco), per quanto Domantas Sabonis chiuda con 22 punti e 16 rimbalzi accompagnato dai 24 di Malcolm Brogdon. Per i padroni di casa si trattava della prima partita dopo una settimana di stop forzato per un paio di partite rimandate, sembrando piuttosto arruginiti nei loro meccanismi e trovando la decima sconfitta casalinga stagionale (a fronte delle sole 5 in trasferta)

MIAMI HEAT-TORONTO RAPTORS 116-108 | Quarta vittoria consecutiva per i Miami Heat, risaliti dopo un disastro avvio di regular season e abili nel cavalcare un super Jimmy Butler per battere anche i Raptors. Il miglior giocatore della squadra di coach Spoelstra, rimasto fuori dalle convocazioni per l’All-Star Game, chiude con 27 punti - 14 dei quali arrivati nel quarto periodo - 10 assist e 8 rimbalzi un match in cui ha dominato su entrambi i lati del campo. Bam Adebayo ne aggiunge 19 con 12 rimbalzi, 17 punti con 4 triple invece per Duncan Robinson
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Toronto invece non riesce a sfruttare al meglio il ritorno sul parquet dopo l’infortunio di Kyle Lowry, miglior realizzatore della squadra a 24 punti (7 rimbalzi, 8 assist con 9/13 al tiro e quattro triple), al pari di Fred VanVleet (che dall’arco tira 5/11), a cui si aggiungono i 17 punti di Norman Powell e i 14 di OG Anunoby. Uno sforzo inutile per i Raptors che al termine del finto derby della Florida incassano la seconda sconfitta in fila e vedono gli Heat risalire sempre più in classifica a Est

PHOENIX SUNS-CHARLOTTE HORNETS 121-124 | Vittoria molto importante per Charlotte, che passa su un campo complicato come quello di Phoenix, trascinata dai canestri di un Malik Monk decisivo in uscita dalla panchina. La scelta in Lottery degli Hornets al Draft 2011 segna 20 punti nel solo secondo quarto, chiudendo il match a quota 29 con 10/21 al tiro, a cui si aggiungono i 20 punti a testa firmati da Gordon Hayward (con 8 rimbalzi) e da LaMelo Ball (con 8 assist e chirurgico con 7/11 al tiro)
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Arriva così la seconda sconfitta nelle ultime 11 gare per Phoenix - una delle squadre più in forma in quest’ultimo mese di regular season - che con Devin Booker non trova la tripla del possibile pareggio che avrebbe mandato la partita all’overtime. Il n°1 dei Suns chiude con 33 punti e 13/24 dal campo, festeggiando così a metà la convocazione all’All-Star Game al posto dell’infortunato Anthony Davis, in un match che sembrava ben indirizzato in avvio, con Phoenix avanti anche di 17 lunghezze nel primo tempo
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CHICAGO BULLS-MINNESOTA TIMBERWOLVES 133-126 OT | Anche Zach LaVine festeggia la prima convocazione all’All-Star Game con una vittoria (seppur al supplementare) e una prestazione sopra i 30 punti (per la precisione 35 in 41 minuti contro la sua ex squadra) in una serata da 59% dal campo per i Bulls, arrivati al quinto successo nelle ultime sei partite. Tra i sette giocatori in doppia cifra figurano anche i 20 di Coby White e i 17+10 di Wendell Carter Jr., rendendo inutile la rimonta degli avversari
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Il neo allenatore Chris Finch deve rimandare di nuovo l’appuntamento con la prima vittoria, nonostante tre giocatori sopra quota 20 (Beasley 25, Towns 24 e Edwards 21) crollando nel supplementare a seguito del sesto fallo di KAT, arrivato a 12.3 secondi dalla fine dei regolamentari. Ricky Rubio era riuscito a forzare l’overtime subendo fallo su un tentativo da tre a meno di 5 secondi dalla fine, su una chiamata contestata dai Bulls: “Gli ho fatto fallo ben prima del tiro, lo hanno fischiato cinque secondi dopo che aveva tirato la palla” il commento di Coby White

CLEVELAND CAVALIERS-HOUSTON ROCKETS 112-96 | È sempre una notte da massimo in carriera da quando Jarrett Allen ha lasciato Brooklyn e si è preso il posto da titolare sotto canestro di Andre Drummond - sempre fuori dalla rotazione, in attesa di una proposta che arrivi dal mercato. Contro Houston sono 26 i punti realizzati - massimo in carriera eguagliato - con 18 rimbalzi, 4 stoppate e un semi-perfetto 10/11 al tiro (a ritoccare a rialzo i suo 67.2% dal campo, che lo rende il miglior giocatore per percentuale di conversione dell’intera NBA)
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Se per i Cavaliers è la seconda vittoria in fila che prova a scacciare indietro un periodo da 10 sconfitte, per i Rockets è il nono passo falso consecutivo che ben racconta il momento di difficoltà dei texani, che non vanno oltre i 20 punti di John Wall e i 17 in uscita dalla panchina di Eric Gordon. Se questo è lo score di Houston, difficile pensare di convincere Victor Oladipo a restare - autore di 17 punti al rientro dopo i problemi al piede (e protagonista dell’ultima vittoria Rockets, datata ormai 4 febbraio)