
NBA, T’Wolves a Seattle e non solo: le città che sognano una squadra nella lega
La vendita dei Minnesota Timberwolves per circa 1.5 miliardi di dollari al gruppo di investitori rappresentato dall’ex campione MLB Alex Rodriguez, ha riacceso un dibattito caro agli appassionati NBA: cambierà qualcosa nella geografica della lega dei prossimi anni? Nuove città, nuovi mercati o addirittura nuove franchigie: queste le città che scalpitano, in attesa di un’opportunità

SEATTLE, WASHINGTON | Circa 4 milioni di abitanti, 15^ area urbana più popolosa degli Stati Uniti

Da quando i Thunder hanno portato via la pallacanestro NBA dalla città, non c’è stata stagione o voce di mercato che non abbia riguardato anche Seattle: le notizie a proposito della nuova proprietà dei T’Wolves sono soltanto le ultime e potrebbe trovare la loro validazione nei prossimi anni, portando a compimento un ritorno che gli appassionati NBA sognano ormai da quasi 15 anni

Non sempre il numero di abitanti spiega bene il peso che una franchigia può avere in una determinata area e soprattutto all’interno di una lega professionistica: la Summer League ormai è di casa in città e la vicinanza con le slot machine e i casinò potrebbe tornare utile a chi guarda con interessa a possibili sponsorizzazioni da parte di società di scommesse

Proprio come nel caso di Seattle, anche a Vancouver sarebbe un ritorno per la NBA che al di là del confine decise di lanciare i Grizzlies, poi trasferitisi a Memphis nel 2001 dopo sei anni complicati in città. Le cose (e soprattutto il business) adesso sono profondamente cambiati e in un mondo più globalizzato sarebbe più complicato immaginare una situazione come quella di Steve Francis - 2^ scelta assoluta al Draft 1992 che si rifiutò di andare a Vancouver

Anche a San Diego la NBA c’è già stata: prima con i Rockets sul finire degli anni ’60, poi con i Clippers a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del decennio successivo. David Stern tempo fa però da commissioner NBA disse che la pallacanestro professionistica non sarebbe tornata in città fino al completamento della costruzione di una nuova arena - di cui adesso c’è un progetto, ma ancora non realizzata

Non ci sono squadre professionistiche in città, ma la pallacanestro università è una religione in città - lo sa bene anche Donovan Mitchell, uno degli ultimi talenti ad arrivare da quella scuola. Louisville andò vicina a vedersi assegnata una franchigia quando i Grizzlies passarono a Memphis nel 2001, così come quando la scelta di aggiungere una 30^ franchigie cadde infine su Charlotte. La prossima sarà la volta buona?

L’espansione internazionale della NBA non può che guardare eventualmente anche al Messico, che sogna i dollari americani della pallacanestro e che può garantire alle lega un pubblico di decine di milioni di persone. Un mercato enorme, come già dimostrato dalle partite di regular season disputate al di là del confine. Il problema è la distanza da alcune città USA, oltre l’idea di trasferirsi in un posto che non sempre viene percepito come il più sicuro al mondo

I Predators della NHL sono una delle squadre già seguite dell’hockey, l’arena è pronta e la capacità attrattiva di una città in espansione - e in grado di essere ammaliante con i giovani - permette a Nashville di sognare un giorno di ottenere anche una squadra NBA. Il problema è che Memphis è davvero dietro l’angolo: converrebbe alla lega tenere due squadre così vicine?

Nel caso di Tampa, più che al peso della popolazione, conviene guardare alla capacità di attrarre e di generare interesse attorno allo sport che questa città riesce ad avere in MLB, NHL e NFL (ospitando anche il Super Bowl). Manca la NBA, nonostante in questi mesi i Raptors stiano giocando le partite casalinghe all’Amalie Arena, che non sentono come casa loro, ma che potrebbe presto diventare un riferimento anche nel mondo della pallacanestro americana

Londra ormai da anni è diventata la porta europea della NBA, che qualora volesse pensare di sbarcare nel Vecchio Continente, sa di poter fare affidamento su strutture e organizzazione di altissimo livello - bypassando difficoltà linguistiche in una nazione anglofona. Le distanze ancora restano “importanti”, ma qualora si decidesse di dare un’accelerata, sognare di godersi la NBA a Londra potrebbe diventare qualcosa di più di un singolo appuntamento annuale