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NBA, Wade diventa proprietario (di minoranza) dei Jazz: e da Miami parte la frecciatina

NBA

Dalla grande amicizia con il nuovo proprietario di Utah, Ryan Smith, è maturata la decisione di entrare a far parte della proprietà, con una piccola quota. Ma l'offerta, dice Micky Arison, il n°1 degli Heat, gliel'avevano fatta anche a Miami. Ma Wade si era detto "non pronto"

È il simbolo di Miami (e degli Heat). È l’orgoglio di Chicago. Ha giocato anche per Cleveland. Ma la prossima fase della vita di Dwyane Wade nella NBA lo porto nello Utah. Il tre volte campione NBA con gli Heat ha acquistato una quota di minoranza nei Jazz, entrando in società con Ryan Smith, che da poco ne era diventato proprietario di maggioranza. Una mossa a sorpresa, che lo stesso Wade ha voluto spiegare, via social — anche per “tranquillizzare” tutti i suoi tifosi legati a Miami e alle imprese in maglia Heat. “Il rispetto che ho per quella organizzazione non cambia di una virgola, così come l’amore che provo per i tifosi degli Heat. Ma questa decisione riguarda la fase successiva della mia vita, da investitore, da uomo d'affari, da imprenditore. Questa per me è una bella opportunità per crescere: voglio aiutare gli Utah Jazz a fare l’ultimo gradino, a salire di livello — e sono felicissimo di poterlo fare”. Le parole al miele di Wade verso la città della Florida che ha chiamato casa per così tanti anni non sono proprio ricambiate al 100% dal proprietario degli Heat, Mickey Arison, che sempre su Twitter ha commentato così la notizia: “Voglio congratularmi con Dwyane relativamente al suo recente annuncio. Avevamo discusso assieme il suo ingresso nella nostra proprietà dopo il suo ritiro, ma al tempo non si sentiva pronto a un tale impegno. Ovviamente sono deluso dal fatto che non ci abbia ripensato, ma detto questo gli auguro buona fortuna e tanti successi con i Jazz. Per me Dwyane rimarrà per sempre un Heat”. Una nota che non manca di eleganza ma che allo stesso tempo lancia una frecciatina all’ex simbolo della franchigia, che ha in pratica preferito — da investitore — l’opportunità con i Jazz rispetto a quella prospettatagli a Miami. Solo il tempo dirà chi avrà ragione: quel che è certo è che la mossa da parte di ex giocatori di acquisire quote di partecipazioni in alcune franchigie è ormai sempre più frequente. Lo hanno fatto Grant Hill (negli Atlanta Hawks), Shaquille O'Neal (nei Sacramento Kings) oltre ovviamente a Michael Jordan (che degli Hornets è proprietario di maggioranza. Nessuno di questi giocatori, va notato, ha scelto di investire sulla franchigia a cui ha legato il proprio nome in campo: solo Magic Johnson — proprietario per un periodo del 4% della franchigia — lo aveva fatto in passato con i Los Angeles Lakers, quota però ora venduta.

Wade, i temi sociali e il potere nelle proprie mani

Wade e il nuovo proprietario dei Jazz, Ryan Smith, sono quasi coetanei (39 anni il primo, 42 il secondo). La loro amicizia, nata su un campo da golf, è decollata in fretta e ora l’ex stella degli Heat sembra  in totale sintonia con Smith: “Se la nostra partnership funziona come il nostra rapporto, ci saranno tantissimo cose che vorrò fare insieme a Ryan: gente come me, che viene da dove vengo io, non ha spesso opportunità del genere. Se vogliamo cambiare veramente il mondo, queste sono le posizioni di potere che dobbiamo occupare: gli sono grato per avermi dato questa opportunità”. Smith, da poco nei circoli NBA, si è subito contraddistinto come uno dei proprietari più liberali e progressisti, e la cosa ha attirato l’attenzione di Wade. “Ci impegneremo molto sui temi razziali, sociali, sulle lotte della comunità LGBTQ: mia figlia ne fa parte e questo aspetto del mio coinvolgimento è solo uno dei tanti”.

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Wade: “Donovan Mitchell? Io lo chiamo 2.0: mi assomiglia tantissimo”

Non guasta neppure la grande amicizia che si è formata negli anni tra Wade e il giocatore franchigia dei Jazz, Donovan Mitchell (“che io chiamo 2.0”, ha svelato Wade, quasi a rivedere in lui una versione, migliore, di se stesso). “Se c’è oggi un giocatore che mi assomiglia nella NBA è lui: ed è uno dei pochissimi che ha la libertà di chiamarmi a ogni ora. E di solito le nostre chiacchierate finiscono per durare ore… Abbiamo sempre più una relazione che assomiglia a quella tra fratello maggiore e fratello minore”.

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