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La Superlega di calcio come la NBA? No, non è così: le differenze

L'ANALISI fotogallery
20 apr 2021 - 11:23 14 foto

Dopo l’annuncio da parte dei 12 club fondatori della nascita della Superlega, in molti hanno indicato la NBA come potenziale modello da imitare e al quale puntare. Le differenze tra il funzionamento della nuova competizione europea e la lega di pallacanestro americana sono molte, alcune delle quali insuperabili e legate a modelli sportivi (e di business) profondamente diversi. Analizziamole insieme

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SALARY CAP? | Il primo grande punto di distanza tra il modello NBA e il modello Superlega riguarda la gestione economica degli stipendi e più in generale della suddivisione di costi e ricavi: nelle scorse ore si è parlato di investimenti e di finanziatori che stanno lavorando alla nascita della nuova competizione europea e il presidente Florentino Perez ha fatto riferimento anche a un possibile salary cap per evitare che i costi diventino spropositati, ma nulla è stato stabilito con esattezza

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SALARY CAP NBA | In NBA invece il salary cap è uno dei principi cardine su cui si fonda la lega, che garantisce competitività e controllo reciproco - e calcolato - dei costi. La suddivisione dei ricavi comuni avviene attraverso equa ripartizione tra le 30 franchigie che compongono la NBA (soltanto poche altre voci restano appannaggio di ogni singola squadra) e fissano i margini di spesa dell'anno successivo in base ai ricavi generati nella stagione precedente

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LA TASSA DI LUSSO | Il salary cap NBA inoltre fissa un limite massimo e un limite minimo di spesa, al quale le squadre non possono derogare - né in un senso, né nell’altro. Chi supera una certa soglia di spesa infatti viene costretto a pagare tasse incrementali in base all’ammontare dello sforamento (e degli anni in cui questa situazione si protrae), pagando di tasca propria una tassa di lusso che finisce nelle casse delle altre squadre. Un sistema di redistribuzione per disincentivare alcuni proprietari a fare spese folli

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IL TRASFERIMENTO DEI GIOCATORI | Altro concetto fondamentale che sottostà alla logica del salary cap è quello delle compravendite di mercato che in NBA sono solo ed esclusivamente scambi (pochissime le eccezioni legate all’acquisto di giocatori, visto che ogni franchigie ha a disposizione soltanto qualche milione di dollari per comprare un giocatore). In NBA invece si parla di trade: scambio di contratti tra giocatori che, prima ancora di essere della singola franchigia, firmano un accordo nominalmente garantito dalla lega

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L'EQUILIBRIO COMPETITIVO IN NBA | A regolare il mercato delle trade ci pensano una lunga serie di regole indicate dalla sigla CBA (Collective Bargaining Agreement,): soglie di spesa, percentuale incrementale di guadagno, ridistribuzione degli stipendi anche all’interno dello stesso roster, equilibrio tra il peso contrattuale dei giocatori che vengono scambiati. Tutte norme che permettono alla NBA di mantenere equilibrio competitivo tra le 30 franchigie e garantire a tutte pari opportunità

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IL MASSIMO SALARIALE IN NBA | I giocatori, anche i più forti di tutti, hanno un limite oltre il quale i guadagni corrisposti dalla propria squadra non possono andare (al massimo il 35% del salary cap): Steph Curry non può quindi accaparrarsi un contratto da 100 milioni di dollari all'anno, togliendo dollari ai compagni. Nel calcio invece - e al momento nella Superlega - non esiste alcun tipo di limite al contratto del singolo giocatore

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IL DRAFT | Il meccanismo per eccellenza di redistribuzione del talento previsto dalla NBA è il Draft, ossia l’ingresso annuale di nuovi talenti - in uscita dai college statunitensi e più in generale nei campionati di pallacanestro in giro per il mondo - con un metodo che premia le ultime classificate della stagione precedente: attraverso un sorteggio che favorisce le squadre peggiori della regular season, le franchigie rimaste fuori dai playoff scelgono per prime i nuovi giocatori a cui offrire un contratto. Meccanismo impossibile da immaginare per la Superlega

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LA NBA HA LA SUPERVISIONE DELLE SQUADRE | La Superlega nasce come competizione dall’accordo tra società private in cui i singoli proprietari detengono il controllo e il potere decisionale sulle sorti della propria squadra. Nelle lega sportiva americana invece tutto passa della NBA, detentrice nominale dei contratti dei giocatori e in grado di influenzare le sorti di una proprietà (come avvenuto nel caso Sterling, con l’allontanamento forzato del proprietario Clippers) e con il potere di tenere in piedi una franchigia (come successo con New Orleans 15 anni fa)

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PARTECIPAZIONE FISSA DELLE SQUADRE | L’idea di un parallelo tra Superlega e NBA è nato soprattutto dalla suggestione della “mancanza di retrocessioni” e “dall’assenza di merito sportivo” nell’accesso alla competizione da parte dei club fondatori. Anche in questo caso le differenze rispetto alla NBA restano profonde: la Superlega infatti prevede che 15 squadre partecipino “di diritto” alla competizione, mentre altre cinque si aggiungono a esse stagione per stagione attraverso un meccanismo di qualificazione ancora da definire

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IN NBA NON ESISTE ACCESSO PER MERITO | Discorso diverso per la NBA: le 30 franchigie infatti sono fisse, un numero cresciuto attraverso gli anni con una lenta e costante espansione delle squadre ammesse alla lega di pallacanestro americana. L’ultima franchigia a essere aggiunta sono gli Charlotte Bobcats (poi diventati Hornets) nel 2004. Si parla da tempo di un’ulteriore espansione - immaginando anche la suggestiva aggiunta di altre squadre extra-USA - ma al momento la NBA ha fatto sapere di non essere intenzionata a percorrere questa strada

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LA FIGURA DEL PRESIDENTE DI LEGA | Altro punto che segna una profonda distanza tra i due modelli: la Superlega sarà guidata da Florentino Perez - presidente del Real Madrid, una delle 12 squadre partecipanti - con vicepresidenti Joe Glazer del Manchester United e Andrea Agnelli della Juventus. Tutti dirigenti sia delle squadre coinvolte nella Superlega e allo stesso tempo chiamati a gestire gli interessi della nuova associazione

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LA FIGURA DEL COMMISSIONER | La NBA invece ha una struttura diversa: le 30 franchigie infatti si affidano a una figura - il commissioner - esterna alle dinamiche interne e all’organigramma delle singole squadre. La struttura della lega dispone di uffici, addetti e dirigenti indipendenti, chiamati a mediare le posizioni dei vari proprietari, a proporre soluzioni, a lavorare alla diffusione del brand NBA e via discorrendo: un organo di cui la Superlega non ha previsto la nascita

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LA NBRA, LA LEGA DEGLI ARBITRI | Mentre nelle competizioni sportive calcistiche finora disputate le squadre si sono sempre affidate agli arbitri delle federazioni (nazionali o internazionali), la Superlega dovrà trovare un modo per determinare la selezione dei direttori di gara. La NBA ha dato vita a una federazione (NBRA, National Basketball Referee Association) finanziata dalla lega che raccoglie tutti gli arbitri che scendono sui parquet in giro per gli USA

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LA NBA È L'UNICA COMPETIZIONE | Lo schema previsto dalla Superlega infatti prevede che le squadre che potrebbero prendere parte alla nuova competizione europea continuino a partecipare anche ai rispettivi campionati nazionali: una doppia competizione propria delle logica sportiva europea che non si ritrova nella lega statunitense, dove l'anello di campioni NBA è l'unico trofeo per il quale si concorrere durante la stagione

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