Non è passata inosservata la maglia con cui Anthony Davis è arrivato alla Phoenix Suns Arena e si è poi accomodato in panchina, impossibilitato ad aiutare sul parquet i suoi compagni. Un ricordo pieno di affetto della leggenda gialloviola da poco entrato nella Hall of Fame, occasione durante la quale proprio Davis era tornato a parlare dell'influenza di Kobe sulla sua carriera
Che Anthony Davis fosse in borghese in panchina – e non con la maglia gialloviola n°3 in campo a lottare – se ne sono accorti subiti tutti i tifosi dei Lakers (e non solo): un’assenza pesantissima, che ha sicuramente influito sul brutto ko subìto in Arizona da LeBron James e compagni in gara-5. Ma Davis ha attirato le attenzioni su di sé anche per la scelta del look, presentandosi alla Phoenix Suns Arena con una maglia in onore di Kobe Bryant (“In loving memory”, con le date di nascita e morte del fuoriclasse gialloviola). Proprio in occasione dell’ingresso di Bryant nella Hall of Fame, Davis era tornato a parlare di lui – e dell’impatto che il “Black Mamba” ha avuto sulla sua carriera. “La sua mentalità – quella conosciuta da tutti come “Mamba Mentality” – è la stessa che mi guida ogni giorno. Ha cercato di insegnarmela e oggi che lui non è più qui capisco ancora meglio cosa volesse dirmi. Ha cambiato il mio modo di approcciarmi alle cose tanto in campo quanto fuori, e credo che tanta gente abbia adottato la sua mentalità. Il suo impatto era già fortissimo prima ancora della tragedia, ma oggi lo è ancora di più, soprattutto per tanti giocatori della nuova generazione. Basta vedere quanti di loro ancora oggi indossano le sue scarpe, ma più ancora quanto la sua etica del lavoro oggi sia ammirata da tutti”.
Un’etica del lavoro che Davis ha potuto assorbire in prima persona – compagno di Bryant in un’avventura olimpica con Team USA – e che oggi cerca di declinare a suo modo prendendo però sempre ad esempio il n°8/24 gialloviola. “Per i giocatori della mia generazione è stato l’inspirazione, l’esempio da seguire, il giocatore che tutti volevamo diventare”. E per questo oggi lo ricorda anche con una semplice t-shirt.