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NBA, Barkley replica a Pippen: "Mi attacca per promuovere il suo libro: mi fa tristezza"

NBA
©Getty

Risposta filosofica ma dura da parte dell'ex MVP NBA con la maglia di Phoenix agli attacchi subiti da Scottie Pippen nei giorni scorsi: "Abbiamo 60 anni ormai, non è più tempo di duelli. Sono deluso da Scottie: le sue parole sono stupide"

Scottie Pippen ha un libro in uscita ("Unguarded") e Charles Barkley è tra i tanti che se n'è accorto. L'ex Bulls è diventato l'uomo del momento in vari show e podcast per le anticipazioni di alcuni dei contenuti più scottanti contenuti nelle pagine della sua biografia. Se solo la scorsa settimana avevano fatto discutere le parole su Kevin Durant (attaccatto all'indomani dell'eliminazione con Brooklyn, sostenendo una superiorità di LeBron James nella capacità di comprensione del gioco), tra le dichiarazioni di Pippen non erano passate inosservate neppure quelle verso Charles Barkley. E proprio come successo con Durant, anche "Sir Charles" ha voluto replicare all'ex n°33 dei Bulls, che aveva messo in dubbio le doti da "vincente" di Barkley e quindi - di conseguenza - il suo posto tra i migliori ("Se si parla di grandi vincenti, il suo nome non viene mai fuori"), finendo anche per attaccare direttamente alcuni tratti personali dell'uomo Barkley ("Ha sempre fatto finta di essere un duro ma non lo era"). L'ex stella di Sixers, Suns e Rockets ha scelto di prenderla con filosofia, ma nella sua replica - seppur pacata - non mancano i toni duri: "Sono deluso da Scottie, un ottimo giocatore e uno con cui ho sempre avuto un bel rapporto - esordisce Barkley, ospite al Dan Patrick Show - perché ha scelto di bruciare ogni ponte dietro di sé attaccando gente come me, Michael Jordan o Phil Jackson solo perché ha un libro in uscita. Abbiamo capito che stai per uscire con un libro, ma che bisogno c'è di tutto questo?", si interroga Barkley. "Quello che vorrei dirgli è: abbiamo 60 anni ormai, non è più tempo per duelli accessi come questo. Quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto, in campo, 25/30 anni fa, e oggi non conta più nulla, è diventato irrilevante. Invece, pur di promuovere il suo libro, si è messo ad attaccare tutti - me, Phil, Michael - e la cosa mi appare alquanto sciocca, stupida. Cose che non ha detto per 30 anni ora ha scelto di metterle in piazza solo per lanciare l'uscita del suo libro: più di tutto il suo modo di comportarsi mi fa tristezza", chiude severo Barkley. 

Le colpe di "The Last Dance"

Parte degli argomenti sollevati da Pippen in "Unguarded" sono nati - ha raccontato lo stesso giocatore - dalla visione a suo dire troppo monocorde contenuta in "The Last Dance", dove il punto di vista dominante era quello di Michael Jordan e tutti i personaggi orbitanti attorno a lui - tra cui lo stesso Pippen - erano stati definiti dalla sue parole. In particolare, Pippen ha apprezzato poco le parole di Jordan pronte a condannare tanto la sua scelta di non operarsi nell'estate 1997 ma di farlo a ridosso del via della stagione, quanto il famoso episodio del rifiuto di entrare in campo nei secondi finali di una gara contro i Knicks ai playoff 1994. Anche in questo caso Barkley ha da obiettare: "Bisogna imparare ad accettare le lodi e le critiche, il buono e il meno buono. Vale anche per Scottie: dovrebbe imparare ad accettare l'opinione di Michael. Rimane comunque un ottimo giocatore. In carriera io ho fatto tanti errori e non passa giorno che la gente non me lo ricordi, in rete o di persona. Ma alla fine ho fatto più cose positive che negative: e sono in pace con tutto ciò che ho fatto". 

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