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Mercato NBA, Joe Johnson torna a Boston a 40 anni e 20 stagioni dopo l'ultima volta

la storia
©Getty

Dopo 19 anni e 308 giorni, Joe Johnson torna a indossare la maglia della squadra che lo ha scelto al Draft 2001 - in campo a 40 anni in NBA, con Boston che è ricorsa a lui per allungare la rotazione duramente rimaneggiata causa Covid. Due minuti in campo nel finale e un canestro in isolamento per ricordare i vecchi tempi: “Non riesco a credere di essere in campo: un’esperienza surreale”

Sono passati 20 anni da quando Joe Johnson ha fatto il suo esordio in NBA con i Celtics, ma nonostante l’età “Iso-Joe” ricorda ancora bene come trovare il fondo della retina - come dimostrato nell’ultimo possesso nel match vinto da Boston contro Cleveland, andando a bersaglio con uno dei suoi jumper dalla media contro l’incolpevole Justin Anderson; che si unisce così agli altri migliaia di giocatori puniti da Johnson con quel movimento. “Sappiamo tutti quale sia il suo più grande talento: fare canestro, sempre e comunque. Ce lo ripetiamo da ieri in spogliatoio, come un mantra”, racconta divertito coach Udoka, felice di avere a disposizione almeno per qualche giorno una vera e propria leggenda come l’ex All-Star degli Hawks.

I due punti in due minuti contro Cleveland infatti sono stati la degna conclusione di una giornata turbolenta per Johnson, iniziata con la chiamata dei Celtics (falcidiati dai contagi come buona parte della NBA) che gli hanno offerto un contratto di 10 giorni: a 40 anni, tornato in quella Boston che lo scelse al Draft nel 2001, Johnson è il secondo giocatore più anziano della lega - al primo posto c’è Udonis Haslem - e l’unico ad aver giocato in carriera contro Michael Jordan ancora in campo. Un ritorno da record anche perché mai nessuno aveva fatto passare ben 19 anni e 308 di distanza tra due apparizioni sul parquet in NBA con la stessa maglia (stracciato il record del centro Lakers James Edwards che era di 14 anni e 331 giorni). “È surreale per me essere qui a giocare, un’esperienza incredibile essere tornato a Boston a due decenni di distanza”. Fuori dal giro da due stagione (Detroit lo aveva scaricato dopo la preseason 2019) e con l’ultima apparizione nella lega ormai risalente a tre anni fa, Johnson era a Little Rock in Arkansas a casa sua ad allenare il figlio pronto per l’high school. Una vita da papà a tempo pieno stravolta nel giro di poche ore.

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In una regular season così paradossale, piena di colpi di scena e di rotazioni da inventare, Iso-Joe non ha nascosto il suo desiderio di far sì che questi 10 giorni possano essere solo l’inizio di una nuova avventura NBA: “Non ho mai deciso di smettere, nonostante non avessi grandi speranze che qualcuno pensasse a me. Ogni giorno mi alleno con mio figlio di 14 anni e quando siamo in palestra continuo a ripetergli che l’importante è lavorare duro - tutto il resto arriverà. Quello che è successo a me ne è una dimostrazione”. Johnson non nasconde l’emozione per un ritorno che non era stato preventivato: “Ero insieme a mia figlia, era il suo compleanno di otto anni”, spiega raccontando del momento in cui ha ricevuto la telefonata dal suo agente. Tre ore dopo era già in volo verso Boston: “Non ci ho neanche pensato: mi prendo sempre cura del mio corpo, sapevo di poter reggere qualche minuto. Sono pronto per la sfida". Alla fine infatti anche coach Udoka si è convinto a metterlo dentro, con il Garden che è esploso di gioia per quel minuto e 57 in campo di un veterano a cui questa situazione paradossale ha concesso un’altra opportunità.

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