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NBA, Durant parla di Harden: "Non pensavo fosse infelice. Facile dare la colpa a Kyrie"

PAROLE
©Getty

Per la prima volta dal suo infortunio Kevin Durant ha parlato con la stampa di quanto accaduto negli ultimi giorni, con l’improvviso addio di James Harden dopo aver fatto capire di voler essere ceduto: "Pensavo andasse tutto bene, ma era già troppo tardi per fargli cambiare idea. Da amico posso solo accettarlo. Non ci deve alcuna spiegazione, ognuno prende le proprie decisioni". Poi ha difeso Kyrie Irving: "I media e i tifosi amano usarlo come capro espiatorio. Il vaccino ha influito? Non lo so"

La decisione di James Harden di lasciare i Brooklyn Nets a metà stagione per andare ai Philadelphia 76ers ha scosso l’intera NBA, cambiando i rapporti di forza all’interno della Eastern Conference. I Nets sono in caduta libera dopo aver accumulato 11 sconfitte consecutive, precipitando all’ottavo posto nella Eastern Conference con due gare e mezzo da recuperare anche solo per risalire al sesto. Ed è forse anche per questo che Kevin Durant, pur essendo ancora alle prese con la riabilitazione dopo la distorsione al legamento mediale del ginocchio che lo sta tenendo fuori da un mese, è tornato a parlare con la stampa “mettendoci la faccia” da leader della squadra. E inevitabilmente tutte le domande si sono concentrate sull’addio di Harden: "James non deve spiegare niente a nessuno" ha detto KD prima della partita poi persa contro Miami. "Prende le decisioni che ritiene migliori per la sua carriera. Non ci deve una spiegazione e nemmeno io l’ho cercata. Sono contento che questa storia sia finita e che si possa andare avanti lasciandosi alle spalle tutto questo rumore, e sono sicuro che anche lui la pensi così". Durant - che ha palesemente evitato di prendere Harden al Draft per l'All-Star Game - è però sembrato anche piuttosto sorpreso che la decisione sia arrivata così in fretta, sostenendo di essersi reso conto dello scontento di Harden solo dopo che sono emersi dei rumors sulla stampa. "Non ho parlato con James fino a quel momento, pensavo che tutto andasse bene. Non ho provato a convincerlo, da amico ho potuto solo accettarlo. Una volta che una persona arriva al punto di essere infelice, significa che ci sono stati molti altri passaggi intermedi prima. Perciò indipendentemente da quello che uno può dire, ormai è troppo tardi. Non ero attorno alla squadra per vedere come era cambiato il mood [Durant era rimasto a Brooklyn per proseguire la riabilitazione mentre la squadra era in trasferta, ndr]. So che le sconfitte fanno male e il mio infortunio non ha aiutato, così come Kyrie che entra ed esce dal quintetto”.

KD su Irving: "È il capro espiatorio di tutti, tifosi e media in particolare"

E proprio su Irving si sono concentrate le domande della seconda parte della conferenza stampa, con Durant che ha assunto una posizione un po’ ambigua — né schierandosi apertamente dalla parte del compagno e amico, né condannandolo. "Ci sono ovviamente un sacco di voci in giro, Kyrie è sempre stato un facile capro espiatorio per tutti, specialmente media e tifosi che amano dargli la colpa di tutti i problemi" ha detto KD, rispondendo a una domanda su come la decisione di Irving di non vaccinarsi possa aver avuto un impatto sulla scelta di Harden. "Non posso speculare su come si sentisse James, è difficile valutare perché non lo so. Non ho parlato con nessuno di questa situazione. Ma per quanto riguarda la parte cestistica, siamo tutti professionisti e capiamo cosa significhi avere o non avere un giocatore in quintetto. Allo stesso modo però il nostro lavoro è giocare indipendentemente da chi ci sia o no. Ma non c’era differenza nell’atmosfera, nel mood o nella cultura in base al fatto che Kyrie ci fosse o no". Ora conta solamente il futuro, anche se l’obiettivo del titolo sembra più lontano che mai: "Abbiamo il talento per vincere, ma lo hanno anche tante squadre. Le cose sono state messe in pausa per un po’ per via degli infortuni, ma adesso dobbiamo incorporare Ben [Simmons] e rimetterci in sesto. Prima ancora di pensare al titolo, dobbiamo essere tutti in campo e creare degli automatismi: questa è la cosa più importante".