
Mercato NBA, LeBron James può davvero lasciare i Lakers? La situazione e gli scenari
Per la prima volta da quando è arrivato a Los Angeles nel 2018, LeBron James ha fatto trasparire una certa insoddisfazione per come stanno andando le cose ai Lakers. Ma con ancora un anno di contratto coi gialloviola, quanto è plausibile un suo addio? Tutti gli scenari per il futuro del Re (e di Anthony Davis)

L’INSODDISFAZIONE DI LEBRON | Che James non sia contento della situazione ai Lakers non è nemmeno un’ipotesi: basta leggere le sue dichiarazioni dopo la pesante sconfitta interna con i Milwaukee Bucks, quando ha ammesso senza girarci intorno che questa squadra non ha i mezzi per vincere il titolo. Un’opinione espressa a chiare lettere anche in privato (e fatta trasparire sui media), ma che non è stata accolta dalla dirigenza

Nonostante James si aspettasse dei movimenti alla deadline, i Los Angeles Lakers sono rimasti fermi senza concludere neanche uno scambio. In particolare non hanno voluto sacrificare la scelta al Draft 2027, vale a dire il loro migliore asset a disposizione, puntando tutto sul mercato dei buyout (che al momento però non ha ancora portato firme). Un immobilismo che ha sorpreso tutti, a partire da LeBron e Anthony Davis

A incrinare ulteriormente il rapporto tra la dirigenza guidata da Rob Pelinka e le stelle della squadra sono state anche le parole del GM, che ha detto di aver (non) agito alla deadline con il benestare delle sue superstar. Una frase che è stata fortemente negata da ambienti vicini a Klutch Sports, l’agenzia di Rich Paul che cura gli interessi di James e Davis, mostrando la prima crepa di un rapporto finora talmente solido da portarli a decidere diverse mosse dei Lakers, a partire da quella (disastrosa) di Russell Westbrook

GLI STRANI ELOGI A LES SNEAD E SAM PRESTI | James non ha commentato la deadline della squadra, ma ha mandato messaggi in codice durante l’All-Star Weekend elogiando due General Manager. Il primo è Sam Presti degli Oklahoma City Thunder, sottolineando il suo occhio per il talento nel corso della sua carriera e definendolo "il vero MVP"; il secondo è Les Snead dei Los Angeles Rams di football, che si è presentato alla parata per il Super Bowl con una maglia con scritto "Fanc… le scelte"

Snead ha infatti costruito una squadra da titolo utilizzando numerose scelte al Draft per prendere giocatori chiave come il quarterback Matthew Stafford e il cornerback Jalen Ramsey, oltre a quelle per Von Miller e Marcus Peters. Un tempismo notevole, considerando che le parole e i tweet di James non avvengono mai a caso (ha elogiato anche Koby Altman, GM dei Cavs) e che sottolineano la sua idea di base: si deve vincere ora e subito, e la dirigenza deve agire di conseguenza

LA DEADLINE DEL 2018 INSEGNA | Non è certo una novità che James la pensi così. Il suo secondo quadriennio a Cleveland dal 2014 al 2018 si è aperto con la cessione di due prime scelte assolute (Anthony Bennett e Andrew Wiggins) per arrivare subito a Kevin Love, e si è concluso con una deadline in cui sono arrivati quattro nuovi giocatori (cedendo una prima scelta) pur di costruire attorno a James una squadra da titolo, pur perdendo poi alle Finals

Prima di quella deadline in cui i Cavs hanno scambiato mezza squadra, James aveva giocato diverse partite facendo “notare” il suo disappunto con un atteggiamento passivo-aggressivo. Quando la dirigenza gli ha reso noto che avrebbero fatto degli scambi, rispose con una tripla doppia da 37 punti contro i Minnesota Timberwolves segnando anche il buzzer beater della vittoria e dei playoff entusiasmanti — tanto che i Cavs capirono subito di non aver scambiato per quattro nuovi giocatori, ma di aver scambiato per riconquistare James

LE PAROLE A THE ATHLETIC | James ha reso palese la sua insoddisfazione parlando con Jason Llyod di The Athletic, il beat writer che ha seguito i Cavs nel suo secondo quadriennio in Ohio, lanciando dei messaggi ad hoc verso la dirigenza. Il primo è stato: “La porta non è chiusa” a un ritorno ai Cleveland Cavaliers, aggiungendo che “Non sto dicendo che tornerò a giocare perché non lo so. Non so cosa mi riserva il futuro e non so neanche quando sarò libero”

ULTIMO ANNO CON BRONNY | Se il primo è da sottolineare perché esprime comunque l’idea di poter lasciare, il secondo offre una timeline un po’ più precisa: “Il mio ultimo anno sarà con Bronny indipendentemente da dove verrà scelto. Farò di tutto per giocare con lui per un anno, non sarà una questione di soldi”. Uno scenario di cui si vociferava da anni per immaginare il suo ultimo anno in NBA, ma che comunque non potrà concretizzarsi fino al 2024 — primo anno in cui Bronny, classe 2003, potrà essere scelto al Draft

LA SITUAZIONE CONTRATTUALE DI JAMES | Raccolte tutte queste bricioline lasciate per strada da James sul suo futuro, si possono fare alcune considerazioni — a partire però dalla sua situazione contrattuale. Dopo aver firmato un’estensione di contratto con i Lakers dopo il titolo del 2020, James ha ancora una stagione da disputare in maglia gialloviola nel 2022-23, al termine della quale potrà essere free agent, ma ancora a un anno di distanza dal possibile arrivo del figlio al Draft

L’unico modo per non essere in maglia Lakers nella prossima stagione, allora, è quello di uno scambio, uno scenario però difficile da immaginare un po’ perché James non è mai stato scambiato in carriera (se si esclude la sign-and-trade del 2010 per andare a Miami, ma è più un tecnicismo) e un po’ perché non ha mai richiesto di essere ceduto (pur sfruttando in altre maniere il suo potere contrattuale, specie firmando contratti corti). E poi qual è il valore di mercato del 37enne James in scadenza dopo un anno?

RITORNO A CLEVELAND (MA NON CON LA MID-LEVEL) | A meno di drastici cambi di scena, l’ipotesi più probabile è che James rimanga ai Lakers la prossima stagione e poi scelga il suo futuro da free agent nell’estate del 2023, firmando un contratto di un anno in attesa che arrivi Bronny. Scordatevi però che James arrivi con uno sconto: parlando con The Athletic ha sottolineato che non accetterà la mid-level exception fintanto che il suo livello di pallacanestro rimarrà quello (altissimo) attuale. “Non vengo per niente che non sia al massimo” ha detto

I Cavs quindi dovrebbero liberare abbastanza spazio salariale per poterlo firmare come free agent nel 2023 o cedere degli asset ai Lakers in uno scenario di sign-and-trade (o di scambio se la situazione dovesse essere accelerata e concretizzarsi quest’estate). Una situazione che però non sembra convenire a Cleveland, che è faticosamente riuscita a ricostruire una squadra da playoff dopo anni di vacche magre attorno al trio Garland-Mobley-Allen, e non avrebbe senso smantellarlo per uno/due/tre anni di James

E IL RESTO DELLA NBA? | Se già diventa difficile immaginare un ritorno a Cleveland (che resta l’unica opzione plausibile in caso di addio ai Lakers), è ancora più complicato immaginare uno scambio o una situazione che possa piacere a James per uno o due anni. Dando per scontato che James sia ancora uno dei migliori giocatori della lega — al netto dei problemi fisici che lo stanno affliggendo da un po’ —, sicuramente vorrebbe una squadra da titolo disposta a tutto per vincere, anche cedere degli asset per poterlo avere in una missione one-shot verso il titolo

E ANTHONY DAVIS? | In tutto questo rimane in bilico la situazione di Anthony Davis, che è sotto contratto con i Lakers fino al 2024 (con player option per il 2024-25) ma che potrebbe anche decidere di lasciare/chiedere di essere ceduto se non ci fosse più James al suo fianco in gialloviola — a meno che la dirigenza non riesca in qualche modo a mettergli di fianco una stella con cui poter vincere in futuro. Ma James e Davis hanno lo stesso agente (Rich Paul) e difficilmente AD rimarrebbe “all’oscuro” delle scelte del suo amico fraterno

Insomma, la situazione è parecchio ingarbugliata. Lo scenario più semplice per risolverla è che i Lakers riescano a costruire di nuovo una contender per il titolo attorno a James e Davis, cedendo Westbrook (che sarà in scadenza il prossimo anno) e gli altri asset disponibili (le scelte 2027 e 2029) pur di darsi un’ultima chance per vincere ancora. Ma la proprietà e la dirigenza saranno disposte a farlo? Se la risposta fosse no, allora l’addio di James non sarebbe solo possibile, ma sarebbe pressoché solo una questione di "come" e "quando"