
Playoff NBA: le 75 cose da sapere prima dell’inizio della post-season
Con le sei partite del torneo play-in si apre la post-season della stagione NBA, che entrerà nel clou con i playoff che scattano nel weekend di Pasqua. ESPN ha messo in fila le 75 cose da sapere prima dell’inizio della fase calda della stagione, trovando spunti di interesse per ciascuna delle 20 squadr ancora in campo. Se non avete seguito la regular season, ecco come farvi trovare pronti per il momento decisivo dell’anno

I PHOENIX SUNS A CACCIA DI REDENZIONE | La sconfitta in finale contro Milwaukee dello scorso anno brucia ancora: i Suns vogliono diventare la 15^ squadra nella storia della NBA a perdere le Finals e vincere quelle successive. L’ultima a riuscirci era stata Golden State, sconfitta nel 2016 e vincente nel 2017 sempre contro Cleveland. Accadrà anche per Phoenix?

DEVIN BOOKER: IL CANDIDATO MVP PIÙ SOTTOVALUTATO DI SEMPRE? | Quasi 27 punti, 5 rimbalzi e 5 assist di media per la squadra nettamente più dominante della lega, l’unica capace di vincere più di 60 partite. Solitamente cifre e record del genere equivalgono a un automatico titolo di MVP, eppure Booker molto probabilmente non lo vincerà. Motivazione ulteriore per i playoff

CHRIS PAUL CONTRO “FATHER TIME” | A 37 anni di età, Chris Paul è ancora al top del suo gioco e dà la caccia al primo titolo NBA della sua carriera con un’occasione probabilmente irripetibile. Solo in sette sono partiti titolari alle Finals a 37 anni compiuti: Kareem Abdul-Jabbar, Tim Duncan, Ray Allen, Jason Kidd, Karl Malone e David Robinson

L’HUDDLE PRE-PARTITA PIÙ SPETTACOLARE DELLA NBA | Uno spettacolo nello spettacolo: JaVale McGee abbaia come un cane, Cam Payne e Mikale Bridges ballano come se fossero ad America’s Got Talent, e tutti gli altri gli vanno dietro. Una delle squadre più coese della NBA, pronta per ridare la caccia al titolo partendo da favorita

JA MORANT È PRONTO PER I PALCOSCENICI PIÙ IMPORTANTI | Nessuno ama i riflettori quanto Morant, che alla sua prima apparizione ai playoff chiuse con 30 punti di media lo scorso anno contro Utah, tra cui una gara-2 da 47 punti in trasferta e un paio di prestazioni da 35 al play-in contro Damian Lillard e Steph Curry. Quando il gioco si fa duro, Ja Morant c’è

I GRIZZLIES SONO GIOVANI E AFFAMATI | La forza di Memphis sta però in un gruppo giovanissimo (24.4 anni di media tra quelli che fanno parte della rotazione) capace di raggiungere il secondo posto a Ovest. Dovessero arrivare alle Finals, diventerebbero i più giovani di sempre a riuscirci, superando i Portland Trail Blazers del 1976-77 (24.99 anni di media)

DESMOND BANE: LO STEAL DEL DRAFT 2020 | Le braccia corte e i quattro anni al college hanno pesato nelle valutazioni delle squadre NBA su Desmond Bane, ma in tanti si sono mangiati le mani. Il prodotto di TCU è un pilastro dei Grizzlies e il secondo miglior realizzatore dietro Morant, candidandosi anche per il premio di Giocatore Più Migliorato

JAREN JACKSON JR. SANO È DA DPOY | Dopo un inizio di carriera martoriato dagli infortuni, Jaren Jackson Jr. ha dimostrato che quando in salute può essere un’arma sensazionale sia in attacco che soprattutto in difesa, diventando un candidato più che serio per il premio di Difensore dell’Anno grazie alla sua versatilità e la sua protezione del ferro (2.3 stoppate di media, numero 1 in NBA)

JA MORANT È UN HIGHLIGHT CHE CAMMINA | Ogni gara di Memphis va seguita con grande attenzione perché può arrivare un highlight memorabile da un momento all’altro, specie quando in campo c’è Ja Morant. E anche se ve lo doveste perdere, basta andare sui social per ritrovarvi la timeline invasa dalle sue giocate sopra il ferro

I BIG THREE DI GOLDEN STATE HANNO GIOCATO 11 MINUTI INSIEME | I tifosi di Golden State hanno atteso per due anni il ritorno in campo di Klay Thompson, ma i Big Three dei tre titoli – lui, Steph Curry e Draymond Green – hanno giocato assieme appena 11 minuti, complici i problemi fisici di Green e Curry nel corso della stagione. Già alla prima partita di playoff insieme potrebbero superare quella soglia, sempre che Steph (alle prese con un infortunio al piede) sia a disposizione

JORDAN POOLE È ESPLOSO | Il salto tra il secondo e il terzo anno di Jordan Poole è stato meritevole del premio di Giocatore Più Migliorato, elevandosi come creatore di gioco essenziale in attacco per gli Warriors. Nel mese di marzo ha viaggiato a 25.4 punti, 5 assist e 4 rimbalzi segnando 20 o più punti in 17 partite consecutive, realizzando 67 triple in tutto (nessuno come lui in NBA)

I “CUGINI” DEGLI SPLASH BROTHERS | Oltre ad avere tre tiratori del calibro di Curry, Thompson e Poole (tutti sopra il 90% ai liberi, peraltro), coach Steve Kerr può contare anche su un supporting cast di tutto rispetto con tiratori come Nemanja Bjelica e Otto Porter, difensori come Andrew Wiggins e Gary Payton e molti altri giocatori di complemento. In quanto a profondità, pochi reggono il confronto

UNA DIFESA ERMETICA DA RITROVARE ATTORNO A DRAYMOND GREEN | A inizio anno Golden State vinceva soprattutto grazie alla difesa costruita attorno a un Draymond Green da DPOY. Poi il suo infortunio ha eroso un po’ la solidità difensiva degli Warriors, crollando a un rating difensivo di 110.4 senza di lui. Per vincere ai playoff però servirà tutta la versatilità del loro roster

LUKA DONCIC SA COME SALIRE DI LIVELLO AI PLAYOFF | Quando il gioco si fa duro, Luka Doncic comincia a giocare sul serio. La sua (ancora giovane) carriera è costellata di grandi vittorie, e anche negli ultimi due playoff contro i Clippers ha viaggiato a 33.5 punti, 8.8 rimbalzi e 9.5 assist di media. Ha chiuso la regular season con un problema al polpaccio, ma non dovrebbe essere significativo

I MAVS: DAI PEGGIORI AI MIGLIORI NEI FINALI DI GARA | L’arrivo a metà stagione di Spencer Dinwiddie nello scambio per Kristaps Porzingis ha trasformato i Mavs dalla peggior squadra nei finali di gara (-34.5 su 100 possessi) alla migliore (+41.6) quasi da un giorno all’altro. Molto c’entra anche il ritorno in forma di Doncic, ma che impatto per l’ex Wizards

LA DIFESA REGGERÀ AI PLAYOFF? | La differenza più grande rispetto alla squadra di coach Carlisle è che con Jason Kidd questi Mavs difendono sul serio, pur con un netto calo nel mese di marzo (da 105.7 a 113.8 punti concessi su 100 possessi). Ai playoff servirà ritrovare i dettagli che si sono persi, per usare le parole di coach Kidd

JALEN BRUNSON HA QUALCOSA DA DIMOSTRARE | Dopo l’addio di Porzingis è diventato a tutti gli effetti il secondo miglior giocatore offensivo dei Mavs, posizionandosi per un grande contratto alla fine dell’anno. Dopo dei playoff in chiaroscuso lo scorso anno, ora Brunson vuole dimostrare che può avere successo anche in post-season nonostante le limitazioni fisiche

DONOVAN MITCHELL ALL’APPUNTAMENTO CON I PLAYOFF | Solamente Kevin Durant tra i giocatori in attività ha una media punti ai playoff superiore ai 28.9 di Donovan Mitchell, chiamato però a fare strada in post-season oltre il secondo turno. Solamente Dominique Wilkins tra i 20 migliori realizzatori dei playoff non è mai arrivato alle finali di conference

LA KRYPTONITE DEI JAZZ È LO SMALL BALL | La regular season non ha fugato i dubbi sui Jazz quando le altre squadre usano i quintetti piccoli, anzi se possibile li ha addirittura alimentati. Le aggiunte di Rudy Gay e Eric Paschall dalla free agency non hanno dato i frutti sperati e i quintetti senza lunghi di ruolo dei Jazz sono andati malissimo, con un differenziale di -16.7 punti su 100 possessi in 440 minuti

I VANTAGGI SPRECATI NEI FINALI DI GARA | Ancor più preoccupante è la tendenza dell’ultimo periodo a sprecare grandi vantaggi, perdendo ben sei partite in cui erano avanti in doppia cifra nel quarto periodo. Solo recentemente hanno perso contro Clippers e Warriors da +25 e +21: e i fantasmi dei playoff passati sono tornati a tormentarli

CI SI GIOCA IL FUTURO DI QUESTA SQUADRA (E DI QUIN SNYDER) | Nessuna squadra si gioca il proprio futuro quanto i Jazz: se dovesse arrivare un’eliminazione al primo turno con Dallas, la panchina di Quin Snyder sarebbe quasi certamente destinata a saltare, così come la coppia Mitchell-Gobert e tanti altri giocatori a roster potrebbero arrivare al capolinea della loro esperienza a Salt Lake City

NIKOLA JOKIC È MEGLIO DI QUANDO HA VINTO L’MVP | Forse non lo vincerà di nuovo, ma Nikola Jokic ha avuto un’altra stagione storica: primo di sempre con 2000 punti, 1000 rimbalzi e 500 assist, miglior PER di sempre a 32.92, cifre sensazionali e prestazioni mostruose su base quotidiana. Il tutto senza due giocatori da max contract e una squadra che senza di lui affondava come il Titanic. E occhio, perché ai playoff va pure meglio

MURRAY E PORTER JR. TORNANO OPPURE NO? | Gli infortuni di Jamal Murray e Michael Porter Jr. hanno fermato l’ascesa dei Nuggets, ma entrambi sono in campo ad allenarsi e potrebbero tornare per i playoff. O forse no, visto che si sa davvero poco sui loro tempi di recupero, lasciando tutti nell’incertezza. In ogni caso, il prossimo anno se saranno tutti sani bisognerà fare i conti con loro. O magari sarà quest’anno?

LA SCINTILLA DALLA PANCHINA È BONES HYLAND | Coach Michael Malone ha trovato un protagonista dalla panchina nel rookie Bones Hyland, 26^ scelta dell’ultimo Draft che a marzo ha viaggiato a 14.3 punti di media con tre escursioni sopra quota 20. Per una squadra che fatica con Jokic in panchina, servirà tutto il suo talento incosciente per rimanere in piedi già al primo turno contro Golden State

TOWNS, IL MIGLIOR LUNGO TIRATORE DI SEMPRE? | Lui ne è convinto e lo afferma a più riprese, i numeri sono dalla sua parte: nessun giocatore sopra i 2.10 di altezza aveva mai chiuso una stagione con il 39.7% da tre con più di 50 tentativi dall’arco, e anche dalla media distanza mantiene percentuali Notitzki-ane. Ce ne vuole per raggiungere Dirk, ma non è nemmeno così lontano

IL QUINTETTO BASE PIÙ SPAVENTOSO DELLA LEGA | Quando giocano insieme Patrick Beverley, D’Angelo Russell, Anthony Edwards, Jarred Vanderbilt e Karl-Anthony Towns, il loro differenziale è di +12.9 su quasi 900 possessi insieme. Solo Boston ne vanta uno migliore su un numero di possessi comparabile: coach Chris Finch ha una base per mettere in crisi qualsiasi avversario

VINCITORI NEL PLAY-IN PRIMA ANCORA CHE ESISTESSE | Minnesota dovrà guadagnarsi la post-season al torneo play-in, ma di fatto è già abituata a farlo. Nel 2018 la partecipazione ai playoff si decise in uno scontro diretto con i Denver Nuggets vinto dopo un tempo supplementare, ponendo le basi per l’idea del torneo che si è concretizzata due anni dopo

ANTHONY EDWARDS SCONFIGGE LE LEGGI DELLA FISICA | Edwards sostiene di non voler fare la gara delle schiacciate perché lui è uno che schiaccia solo in partita. La prima post-season della sua carriera servirà per mettere in mostra tutto il suo atletismo debordante, come dimostrato più volte nei suoi primi due anni di carriera con schiacciate sensazionali

L.A. CLIPPERS, I PIÙ PERICOLOSI QUANDO VANNO “SMALL” | Quando i Clippers tolgono i lunghi dal campo e cominciano a cambiare su tutti i blocchi, si trasformano in una delle squadre più pericolose della lega. Le tante rimonte completate quest’anno confermano le qualità da allenatore di coach Tyronn Lue, uno che può trovare aggiustamenti contro qualsiasi avversario

IL RITORNO DI PAUL GEORGE AI PLAYOFF | È rimasto fuori per tre mesi, ma Paul George è tornato in tempo per i playoff e sembra in ottime condizioni, dando ai Clippers un punto di riferimento offensivo più che mai necessario. Lo scorso anno anche da solo è stato leader di un gruppo capace di arrivare alle finali di conference anche senza Kawhi Leonard, cancellando tutti i dubbi sorti su di lui dopo la bolla di Orlando

LA “PORTA NON CHIUSA” AL RITORNO DI KAWHI LEONARD | Fuori dai giochi dal 14 giugno, data in cui si è rotto il legamento crociato anteriore del ginocchio destro, Kawhi Leonard si è brevemente mostrato mentre si allenava al campo di allenamento dei Clippers e sembra in buone condizioni. Saranno buone abbastanza per rivederlo in campo ai playoff? I tifosi di L.A. sperano decisamente di sì, al contrario delle altre squadre

REGGIE JACKSON DEVE TORNARE “MR. JUNE” | Senza Leonard e George, Reggie Jackson si è dovuto fare carico di più responsabilità offensive di quanto fosse lecito aspettarsi. Un ruolo che ha già ricoperto ai playoff dello scorso anno chiudendo nove partite da 20 o più punti nella cavalcata dei Clippers fino alle finali di conference, ma sarà necessaria un’altra apparizione di “Mr. June” per fare strada partendo dal seed numero 8

MCCOLLUM E INGRAM HANNO TRASCINATO NEW ORLEANS | Partire male per rimontare dopo è il leit-motiv della stagione dei Pelicans: 1-10 per cominciare la regular season, 1-4 nelle prime cinque gare giocate insieme da CJ McCollum e Brandon Ingram. New Orleans però è tornata in corsa grazie al 116.9 di rating offensivo quando le due stelle giocano insieme, trovando la giusta chimica per sopperire all’assenza di Zion Williamson

JOSE ALVARADO, ADORABILE LADRO DI PALLONI | Una delle storie della stagione è certamente Alvarado, diventato beniamino del pubblico di New Orleans con la sua difesa tenace e con le sue palle rubate nascondendosi dietro gli avversari per sbucare dal nulla. Sono ben 19 le palle recuperate nella metà campo offensiva, leader in NBA pur giocando appena 812 minuti

ALLA RICERCA DEL TIRO DA TRE PERDUTO | I Pelicans sono ultimi in NBA per triple segnate (859) e quart’ultimi per percentuali (33.2%), pagando l’assenza di un vero specialista sul perimetro e delle conclusioni create da Williamson e la sua sola presenza in campo. Ritrovare la mira da fuori sarà cruciale per poter uscire dal torneo play-in

SAN ANTONIO VUOLE COMINCIARE UNA NUOVA STRISCIA DI APPARIZIONI AI PLAYOFF | Dopo aver partecipato ininterrottamente ai playoff dal 1998 al 2019 vincendo cinque titoli NBA, gli Spurs vogliono cominciare un’altra striscia superando il torneo play-in. Non sarà semplice, visto che dovranno vincere per due volte in trasferta, ma dopo due anni a osservare c’è voglia di ripresentarsi alla post-season

DEJOUNTE MURRAY, IL NUOVO GIOCATORE FRANCHIGIA | Dopo l’addio di DeMar DeRozan in estate, Dejounte Murray si è fatto carico delle responsabilità offensive e ha risposto presente con una stagione da 21.2 punti, 8.4 rimbalzi, 9.3 assist e 2 recuperi di media con ben 13 triple doppie: mai nessuno aveva tenuto cifre del genere nella storia della NBA

LA STATISTICA PIÙ SPURS DEGLI SPURS | I loro 27.9 assist di media sono secondi in NBA, ma gli Spurs sono anche sesti per minor numero di palle perse con 12.8 a partita. Il loro rapporto assist-palle perse di 2.19 è nettamente il primo non solo di questa stagione NBA, ma di tutta la storia della lega da quando le palle perse vengono conteggiate, cioè dal 1970-71

IL CURIOSO CASO DELLE TRIPLE DI JIMMY BUTLER | Nel corso della sua stagione Jimmy Butler non ha mai segnato più di mezza tripla a partita, poi ad aprile quando si è cominciato a fare sul serio è a 1.3 segnate di media su 3 tentativi a partita. Se resiste anche ai playoff, la testa di serie numero 1 a Est diventa - se possibile - ancora più pericolosa

TYLER HERRO, CANDIDATO NUMERO 1 AL SESTO UOMO DELL’ANNO | Pur partendo dalla panchina, Tyler Herro è stato la dinamo offensiva degli heat, viaggiando a 20.7 punti di media e guadagnandosi di fatto il premio di Sesto Uomo dell’Anno, che ha in tasca sin da inizio anno. E dire che ai playoff dell’anno scorso viaggiava a 9.3 punti con il 31.6% dal campo: si è ripresentato un altro giocatore

L’ARMA SEGRETA (NON PIÙ) DALLA PANCHINA | Complici le difficoltà di Duncan Robinson, Max Strus si è guadagnato il posto in quintetto dopo una regular season in cui ha dato un grande contributo alla squadra in uscita dalla panchina. E con la sua solidità difensiva, rende gli Heat ancora più difficili da battere

BOSTON, LA MIGLIOR SQUADRA DELLA SECONDA METÀ DI STAGIONE | Da quando è cominciato il 2022, nessuno ha avuto un rendimento migliore di quello dei Celtics, che trascinati da una difesa sensazionale hanno soverchiato gli avversari rifilando loro oltre 14 punti su 100 possessi di differenza. Il risultato è il secondo posto a Est per uno dei “turnaround” più incredibili degli ultimi anni

L’ASSENZA DI ROBERT WILLIAMS RISCHIA DI PESARE | Il grosso dubbio per i Celtics è l’assenza di Robert Williams, che si è lesionato il menisco e starà fuori quantomeno per tutto il primo turno di playoff, che rischia di essere contro i Brooklyn Nets. Un’assenza che rischia di pesare sui due lati del campo, complice la sua capacità di giocare sopra il ferro

LA DEADLINE DEL MERCATO CHE HA CAMBIATO LA SQUADRA | Alla sua prima stagione a capo della dirigenza Brad Stevens ha fatto un gran lavoro, specialmente alla deadline del mercato prendendo Derrick White e Daniel Theis per rinforzare la rotazioni sia sugli esterni che sotto canestro. Aggiunte che potrebbero rivelarsi cruciali ai playoff

MARCUS SMART A CACCIA DEL DPOY COME GUARDIA | L’ascesa difensiva di Boston ha il volto di Marcus Smart, che potrebbe diventare la prima guardia a vincere il premio di Difensore dell’Anno dai tempi di Gary Payton nel 1996. Solo due giocatori hanno cambiato sui blocchi di più rispetto a lui, che ha concesso una media di 0.89 punti per tentativo – ben al di sotto della media NBA

UN’ALTRA STAGIONE DA MVP DI GIANNIS ANTETOKOUNMPO | Non pago di averne già due in bacheca, Giannis Antetokounmpo ha messo insieme un’altra stagione da MVP, prendendosi la responsabilità di coprire l’assenza di Brook Lopez sotto canestro e viaggiando a quasi 30 punti di media in attacco: un impatto sui due lati del campo che nessun altro ha avuto a quel livello di gioco

E GIANNIS ORA È INARRESTABILE ANCHE NEI QUARTI PERIODI | In questa stagione Antetokounmpo ha segnato 528 punti in 526 minuti nei quarti periodi, uno dei soli cinque giocatori a riuscire a superare la soglia del punto per minuto dal 1996 a oggi. Nel solo ultimo quarto viaggia a 8 punti di media con il 55% dal campo

IL RITORNO DI BROOK LOPEZ, GIUSTO IN TEMPO | Dopo essersi infortunato alla schiena alla prima gara stagionale, Brook Lopez è rientrato nel mese di marzo giusto in tempo per giocare 11 partite. Contro di lui gli avversari hanno tirato solo 12/40 al ferro, ricordando a tutti quanto il suo impatto difensivo possa cambiare le sorti dei Bucks

LA DIFESA TORNERÀ PER I PLAYOFF? | In generale però la difesa dei campioni in carica ha imbarcato acqua, finendo fuori dalla top-10 per efficienza difensiva per la prima volta da quando Mike Budenholzer siede sulla panchina dei Bucks. Già lo scorso anno però passo dal nono al primo posto una volta cominciati i playoff: con il personale a disposizione, è possibile che Milwaukee si sia tenuto il meglio per la post-season

HARDEN ED EMBIID FUNZIONANO INSIEME | Tra i giocatori che hanno giocato almeno 600 minuti assieme, il differenziale su 100 possessi di James Harden e Joel Embiid insieme è secondo in tutta la lega, un +15.9 che fa ben sperare i tifosi di Philadelphia in ottica playoff. Le due superstar, insieme, possono funzionare e anche bene

CHI HA VINTO LA TRADE SIMMONS-HARDEN? DI SICURO TYRESE MAXEY | Con Ben Simmons fuori dai giochi, la guardia al secondo anno ha aumentato esponenzialmente le sue cifre e le sue responsabilità, viaggiando a 17.4 punti di media con il 43.3% da tre punti. Il tutto rimanendo uno dei giocatori più veloci della lega quando attacca il ferro, trovando il modo di funzionare anche con Harden in campo

I PROBLEMI IN TRANSIZIONE DIFENSIVA | I dubbi sui Sixers riguardano però la consistenza difensiva, in particolare quando devono correre all’indietro: da quando è arrivato Harden gli avversari hanno segnato col 65% in transizione, il miglior dato di tutta la NBA, di quasi 10 punti percentuali superiori prima dell’arrivo del Barba. L’obiettivo numero uno contro i Sixers è correre

CHI GIOCA QUANDO RIPOSA EMBIID? | L’altro obiettivo dei Toronto Raptors, che affronteranno i Sixers al primo turno, sarà quello di capitalizzare i minuti in cui Joel Embiid andrà a sedersi, anche perché coach Doc Rivers non è riuscito a trovare un’alternativa solida dalla panchina. Quando Embiid si siede i Sixers precipitano di quasi 12 punti su 100 possessi, un dato insostenibile ai playoff

TORONTO, LA SQUADRA CHE USA MENO LA PANCHINA IN NBA | Coach Nick Nurse ha cinque giocatori di cui si fida, li fa partire tutti titolari e li cavalca il più possibile. Fred VanVleet, Pascal Siakam, OG Anunoby, Scottie Barnes e Gary Trent Jr. sono tutti nella top-30 per minuti in stagione, di cui VanVleet e Siakam sono primatisti con quasi 38 minuti di media. Cifre che non sono destinate a calare ai playoff, anzi

SCOTTIE BARNES FA SUL SERIO | Scelto un po’ a sorpresa alla 4, Barnes ha fugato tutti i dubbi che c’erano su di lui mettendo insieme una stagione eccellente, giocandosi il premio di Rookie dell’Anno con Evan Mobley e Cade Cunningham. I suoi 15.4 punti e 7.6 rimbalzi di media raccontano solo fino a un certo punto l’energia che sprigiona in campo: raro trovare una matricola già così pronta a incidere

THE RAPTOR, LA MASCOTTE PIÙ FASTIDIOSA DELLA LEGA | Devin Booker ne sa qualcosa: mai farsi distrarre dal Raptor, la mascotte di Toronto che tende a farsi notare durante le partite, usando tutti i trucchetti a disposizione per migliorare le chance di vittoria dei padroni di casa. Chi se la prenderà con lui ai playoff?

DEMAR DEROZAN, IL RE DEI QUARTI PERIODI | Se si prendono in considerazione solo gli ultimi 5 minuti di partita con il punteggio entro 5 punti, nessuno ha fatto meglio dei 157 punti realizzati da DeMar DeRozan quest’anno – per di più con il 53.5% al tiro, risolvendo diverse partite complicate per i Bulls ed emergendo anche come candidato MVP a cavallo dell’anno

I PROBLEMI NEL TIRO DA TRE, IN ATTACCO E IN DIFESA | La seconda metà di stagione è stata tutt’altro che positiva per i Bulls, crollando dal punto di vista difensivo (da decimi a 23esimi nel 2022) e anche nelle percentuali dall’arco, soluzione mai particolarmente esplorata con tre amanti del mid-range come DeRozan, LaVine e Vucevic a sobbarcarsi le maggiori responsabilità offensive

SENZA LONZO BALL SI È SPENTA LA LUCE | I tanti infortuni che a turno hanno colpito tutti i giocatori si sono rivelati però troppo difficili da superare per la squadra di coach Billy Donovan, in particolare quello di Lonzo Ball. Un’assenza che ha pesato sia in difesa che in attacco, togliendo quei passaggi veloci in transizione che a inizio anno avevano fatto la felicità in particolare di Zach LaVine. Ball non tornerà in campo per i playoff

FORTI COI DEBOLI, DEBOLI COI FORTI | I Bulls per diverso tempo sono stati anche in vetta alla Eastern Conference, ma hanno un record di 1-14 contro le prime quattro squadre ad Est e uno ancora peggiore se si prendono in considerazione anche le migliori squadre dell’Ovest. In compenso hanno avuto un record di 24-9 contro le squadre sotto al 50%, costruendo così il loro sesto posto a Est

BROOKLYN HA I FENOMENI IN ATTACCO, MA LA DIFESA? | Nessuno vuole incontrare ai playoff due come Kevin Durant e Kyrie Irving, capaci di segnare tanti punti in poco tempo in qualsiasi partita e contro qualsiasi avversario. Il problema è che questi Nets hanno bisogno che siano eccellenti per oltre 40 minuti ogni sera per pensare di vincere, perché in difesa non riescono a tenere nessuno

IL POSSIBILE RITORNO DI BEN SIMMONS | Avere a disposizione Ben Simmons darebbe una grossa mano, ma nonostante i segnali confortanti che sembrano filtrare dai Nets ancora non ha fatto il suo debutto in campo, e anche dovesse farlo ai playoff sarà di certo in una situazione molto difficile. In ogni caso, potrebbe rappresentare la variabile impazzita capace di svoltare la stagione dei Nets

BRUCE BROWN, IL “LUNGO” DI 1.90 | Da quando se ne è andato James Harden, Bruce Brown ha ritrovato il suo ruolo da “portatore di borracce” nell’attacco dei Nets, viaggiando a 14.7 punti, 5.5 rimbalzi e 3.7 assist con una capacità speciale di giocare negli spazi lasciati liberi dalle difese concentrate su Durant e Irving. E in difesa è semplicemente ovunque, una pedina essenziale per coach Nash

KESSLER EDWARDS, LO STEAL DEL SECONDO GIRO DEL DRAFT | I Nets hanno tante guardie sottodimensionate e pochi atleti. Uno di questi è Kessler Edwards, che si è guadagnato un contratto fino al termine della stagione dopo essere stato scelto al secondo giro in uscita da Pepperdine, tirando anche con il 47.7% da tre punti in 12 partite a marzo. Dovesse confermarsi, sarebbe una grande notizia per Brooklyn

CLEVELAND HA SORPRESO TUTTI CON UNA SOLUZIONE OLD-SCHOOL | In una lega che si affida sempre di meno ai giocatori sopra i 2.10, Cleveland ne ha fatti partire addirittura tre tutti insieme in quintetto, pur con caratteristiche molto peculiari. Con Jarrett Allen, Evan Mobley e Lauri Markkanen in campo insieme i Cavs hanno battuto gli avversari di quasi 8 punti su 100 possessi, distruggendo le previsioni di inizio anno che li vedevano attorno alle 26 vittorie stagionali

NON ENTRATE NEL PITTURATO | Fintanto che i tre lunghi sono stati in salute, gli avversari dei Cavs segnavano solo il 60.5% dei loro tentativi nei pressi del canestro, in assoluto il miglior dato di tutta la NBA. La presenza di Allen in particolare gli è valsa la prima convocazione per l’All-Star Game: contro di lui si tira sotto il 51%, quinto miglior dato di tutta la NBA tra quelli che ne hanno difesi almeno 200

DARIUS GARLAND È UN PROBLEMA PER TUTTI | La metà campo offensiva è invece terreno di caccia di Darius Garland, anche lui All-Star in questa stagione e decisamente migliorato rispetto ai primi due anni nella lega. Garland è il motore che fa girare l’attacco dei Cavs: crea per sé e per gli altri in egual misura, ed è imprendibile con il suo palleggio rapidissimo: uno spettacolo ogni volta che gioca

I MILLE PROBLEMI DI INFORTUNI DEI CAVS | Cleveland ha raggiunto la post-season per la prima volta in oltre 20 anni senza LeBron James, cominciando un nuovo capitolo della sua storia. Peccato però per i tanti infortuni che li hanno accompagnati, a partire da quelli di Collin Sexton e Ricky Rubio (poi scambiato per Caris LeVert) per finire con quello di Allen, senza il quale i Cavs hanno vinto solo 7 delle 18 partite disputate – e non c’è certezza che torni per il play-in

ATLANTA PARTE A FARI SPENTI, MA PUÒ SHOCKARE TUTTI | Tutti hanno ancora negli occhi quello che gli Hawks sono riusciti a fare nella passata stagione, arrivando alle finali di conference dopo aver eliminato New York e Philadelphia pur non avendo il fattore campo. Dovranno riuscirci di nuovo vincendo due partite al torneo play-in per entrare nelle prime otto, ma mai darli per spacciati

TRAE YOUNG SULLE ORME DI TINY ARCHIBALD | Il motivo è fondamentalmente la presenza di Trae Young, il primo giocatore a chiudere come primatista per punti totali e assist totali dai tempi di Tiny Archibald nel 1972-73. Nessuno ha la sua combinazione di soluzioni personali e passaggi per i compagni, e quando si accende è impossibile da fermare per chiunque, sfruttando a suo vantaggio le limitazioni del suo fisico minuto

TIRATORI OVUNQUE: GLI HAWKS POSSONO ACCENDERSI IN UN ATTIMO | Oltre a Young, capace di segnare anche a 9 metri da canestro senza apparente sforzo, Atlanta ha sul perimetro una batteria di tiratori mortifera tra cui anche Danilo Gallinari. Gli Hawks sono secondi in NBA per percentuali dall’arco di squadra (37.4%) e hanno 10 giocatori con almeno 100 tentativi in stagione e percentuali superiori alla media. Se si accendono, sono guai per chiunque

LA DIFESA NON È MAI TORNATA | La buona notizia per gli avversari di Atlanta è che difensivamente sono catastrofici, ben lontani dai livelli (già non necessariamente eccellenti) visti lo scorso anno. Clint Capela non è riuscito a replicare la grande passata stagione e gli avversari banchettano sulla quint’ultima difesa della lega, preceduta solamente da alcune delle peggiori squadre della NBA

LAMELO BALL È PIÙ FORTE OGNI GIORNO CHE PASSA | Solo al suo secondo anno in NBA LaMelo Ball è già un All-Star, il quarto più giovane di sempre ad arrivarci dietro solo a Kobe Bryant, LeBron James e Magic Johnson. Il suo futuro è certamente radioso, ma anche il suo presente non scherza, guidando una squadra che su singola partita può risultare fastidiosa per chiunque, al netto di un disinteresse generale per la metà campo difensiva

MILES BRIDGES E TERRY ROZIER MEGLIO DI GORDON HAYWARD | Miles Bridges fin da inizio anno ha fatto capire di essere migliorato esponenzialmente, diventando un realizzatore da 20 punti a partita. Grazie a Terry Rozier, invece, gli Hornets sono riusciti a sopperire alle assenze di Gordon Hayward, in difficoltà con un fisico sempre più precario, e al play-in - pur dovendo vincere due partite in trasferta – sono capaci di qualsiasi cosa

LA PALLA SI MUOVE COME IN UN FLIPPER | Gli Hornets sono primi in NBA con oltre 28 assist di media a partita, muovendo il pallone con altruismo e velocità per creare buoni tiri (66% di percentuale di assist, dietro solo a Denver e Golden State). Offensivamente sono da top-10, ma in difesa sono 22esimi: trovare consistenza nella propria metà campo è la chiave per il presente e per il futuro