Prima arriva l'indiscrezione via tweet di Shams Charamia, poi la conferma di Steve Kerr e quindi quella del diretto interessato, Steph Curry, che racconta come sono state le ultime ore dopo l'infortunio al piede in gara-3 e perché da subito ha avuto fiducia di non mancare l'appuntamento con gara-4
Ovviamente è la prima domanda della conferenza stampa. E Steph Curry risponde senza dubbi: "I'm gonna play". "Sarò in campo" per gara-4, dice, come già preannunciato - via Twitter - dall'insider NBA Shams Charania circa un'ora prima e poi confermato anche dal suo allenatore, Steve Kerr, passato al tavolo della conferenza stampa pochi minuti prima di Curry. Ma la conferma definitiva arriva dal diretto interessato, che spiega le sue ultime ore, dopo l'infortunio al piede (finito sotto il peso del corpo di Al Horford) sul finire di gara-3 che ha rischiato di mettere a repentaglio la sua presenza nella sfida di venerdì notte. "Come ho passato le ultime ore? Ho dormito per 10 ore e mezzo, alzandomi solo per mettere il piede nel ghiaccio un paio di volte". Il grado di preoccupazione per l'infortunio, fortunatamente, non è mai stato altissimo. "In stagione regolare [per coincidenza sempre contro Boston, stavolta in un contatto con Marcus Smart, ndr] avevo immediatamente capito che l'infortunio era più serio, e che c'era qualcosa che non andava. Ieri non è stato così: certo, c'era dolore ma la sensazione è che non fosse così grave.
Il fatto di avere avuto parecchi infortuni a caviglie e piedi nel corso della mia carriera, soprattutto all'inizio, mi ha fatto diventare un po' il medico di me stesso, se posso usare quest'espressione. E non dico che sia una buona cosa", aggiunge ridendo, lasciando intuire che avrebbe fatto volentieri a meno di tutti gli infortuni sopportati in carriera. Fortunatamente questo non è grave: Steph ci può ridere sopra, e poi sarà regolarmente in campo alla palla a due di gara-2.