
La NBA sta attraversando un momento d’oro in quanto a talento individuale, con tantissimi giovani giocatori già protagonisti nella lega. Il sito HoopsHype ha scelto i 25 migliori giocatori sotto i 25 anni per la stagione 2022-23, nella quale spiccano alcuni dei principali candidati per il premio di MVP. Ecco le loro scelte, in cui compare anche Paolo Banchero

Ha solo 23 anni, eppure ha già tre stagioni piene di NBA alle spalle, un oro olimpico conquistato a Tokyo e un’estensione di contratto da 80 milioni in quattro anni che sembra già un affare per gli Spurs, considerando che migliora ogni anno ed è già un realizzatore da 20 punti a partita. Certo, l’efficienza lascia a desiderare (40% dal campo in stagione), ma c’è tutto il tempo per migliorare ancora

Anche lui si è già meritato un’estensione in tripla cifra da parte degli Warriors, che lo hanno messo a capo della second unit nell’attesa di consegnargli le chiavi della squadra in un futuro neanche troppo prossimo. Già adesso è uno dei migliori realizzatori dalla panchina della lega: anche in un inizio di stagione in cui le percentuali sono in calo rimane capace di esplosioni folgoranti

Appena nominato rookie dei mesi di ottobre e novembre per la Eastern Conference, i Pacers sembrano aver fatto centro con la sesta scelta dell’ultimo Draft. Il prodotto di Arizona è un realizzatore da quasi 20 punti a partita che esce dalla panchina, raro caso di giocatore in grado di competere sia per il premio di rookie dell’anno che per quello di sesto uomo. Ma siamo solo all’inizio: ha solo 20 anni e il suo futuro è in quintetto

HoopsHype sostiene che il suo inizio di stagione sia stato deludente, ma la sua produzione rimane solida sui due lati del campo e soprattutto i Suns continuano a macinare vittorie. Potrebbe fare alcune cose meglio? Certo, ma non bisogna neanche dimenticare quello che fa già ad alto livello e come riesce a migliorare una squadra che non ha altri giocatori di taglia oltre a lui. E a 24 anni c’è ancora tempo per migliorare

No, la seconda metà della passata stagione non è stata un’allucinazione, anzi. I Blazers hanno visto ripagato l’investimento da 100 milioni di dollari fatto su di lui in estate, assicurandosi un 23enne capace di sfiorare i 24 punti di media a partita con percentuali stellari da tre punti nei tiri piedi per terra, che è quello che vorresti di fianco a Damian Lillard. E occhio che alle sue spalle comincia a lanciare segnali anche Shaedon Sharpe

Giocatore polarizzante come pochi, forse non ha mantenuto tutte le promesse che aveva fatto intravedere nella bolla di Orlando da rookie, ma rimane comunque il Sesto Uomo dell’Anno in carica e un giocatore di riferimento per gli Heat. L’inizio di stagione non è stato semplice, complice anche degli infortuni, ma ha pur sempre solo 22 anni — e giocatori capaci di segnare tiri difficili in ogni situazione come lui non escono tutti i giorni dal Draft

Ha già cinque stagioni di NBA alle spalle, eppure ha ancora solo 24 anni: il lungo dei Cleveland Cavaliers ha spento sul nascere ogni discussione sul suo contratto (100 milioni in cinque anni firmato nel 2021) e ha suggellato la passata stagione con la prima convocazione all’All-Star Game. Qualche problemino fisico di troppo ha rallentato il suo inizio di stagione, ma i Cavs vanno enormemente meglio quando lui è in campo

L’infortunio allo stinco subito hanno interrotto un inizio di stagione molto interessante per l’ex prima scelta assoluta al Draft, cominciata con medie da quasi 20 punti, 6 rimbalzi e 6 assist a partita (solamente cinque sotto i 21 anni ci sono riusciti nella storia NBA). In attesa di capire se sarà in grado di tornare in campo in questa stagione, il suo futuro è certamente quello di scalare posizioni in questa classifica

Giocatore di grande concretezza e affidabilità, viaggia già a 20 punti di media o quasi facendo un po’ di tutto, continuando a costruire sull’ottima stagione da rookie dell’anno passato. Il suo impatto è fuori di dubbio per i Magic che lo hanno già eletto a spalla di un altro giocatore presente in questa lista più in alto

Il Rookie dell’Anno in carica è leggermente in calo in questo inizio di stagione, ma rimane un giocatore in grado di fare davvero di tutto in campo pur non essendo specializzato in niente. E poi ha solamente 21 anni, con la possibilità di migliorare ulteriormente in un roster creato a sua immagine e somiglianza nel quale può mettere in mostra le sue doti di rimbalzista, creatore di gioco, attaccante, difensore e tiratore (seppure in calo al 30% da tre)

Forse non ha avuto il salto che in molti si aspettavano al suo secondo anno, ma le statistiche avanzate segnalano tutte un miglioramento del suo impatto in campo, al netto del fatto che l’ottima panchina dei Cavs lo fa sembrare meno importante di quello che è. Ma pur con grandi giocatori al fianco, Mobley rimane il perno attorno al quale costruire la Cleveland del futuro: stiamo pur sempre parlando di un 21enne, dopotutto

Una caviglia tormentata dagli infortuni gli ha impedito di prendere ritmo in questa stagione, disputando appena tre partite sulle 21 disputate dai suoi Hornets — i quali, per la verità, non hanno dimostrato grandissimo interesse a vincere finora, prendendosela con molta calma per rimettere in campo il loro gioiello. Un giro in Lottery con Wembanyama come sogno sarebbe più che accettato dalla tifoseria: ve li immaginate insieme in campo?

Non sogni ma solide realtà: Paolo Banchero in questo inizio di stagione ha dimostrato di essere un giocatore completo nella metà campo offensiva, maturo sotto diversi aspetti (a partire da quello mentale), ma con ampi margini di miglioramento specialmente nella metà campo difensiva e nel tiro da tre punti. Non ha neanche compiuto 21 anni, però è già un realizzatore da 23 punti di media in NBA: il limite è il cielo

Prima dell’infortunio stava volando a livelli da All-Star Game, segnando il 45% delle sue triple e sfiorando i 25+5+5 di media. Cifre eccezionali per un giocatore scelto alla 30 nel suo Draft e che Memphis dovrà assicurarsi in estate con un rinnovo di contratto che si prospetta costoso. Ma quando hai tra le mani un giocatore del genere da mettere al fianco di Ja Morant, non puoi di certo fare il parsimonioso

Mettiamola così: anche in una squadra con un perenne candidato MVP (Joel Embiid) e un ex MVP (James Harden) che fagocitano la maggior parte dei possessi, Maxey è riuscito a ritagliarsi il suo spazio grazie a una velocità supersonica e una fiducia incrollabile nei suoi mezzi. In transizione è assolutamente inarrestabile e sta tirando anche con il 42% da tre punti: ad appena 22 anni, non c’è molto altro che gli si possa chiedere

Le difficoltà dei T’Wolves hanno finito per fagocitarne un po’ il rendimento nelle due metà campo, ma il talento tecnico e atletico rimane troppo evidente per non pensare che tornerà a mostrarci il meglio del suo repertorio. Ora che Towns è fuori dai giochi è chiamato a prendersi ancora più responsabilità offensive nell’attacco di Minnesota, e le sue esplosioni al ferro continuano a essere imperdibili. Ah: ha solo 21 anni, meglio ricordarsene

L’arrivo di Donovan Mitchell non ne ha intaccato il rendimento, continuando a giocare in maniera efficiente nella metà campo offensiva sia creando in proprio che trovando i compagni. Ha cominciato la stagione alle prese con un fastidioso problema all’occhio, ma quando è in giornata è assolutamente inarrestabile — così come è in grado di deferire verso i compagni più in serata di lui, accettando di buon grado l’inserimento di un All-Star come Mitchell nel quintetto

Un anno fa di questi tempi aveva così poco mercato da costringere Sacramento a sacrificare Tyrese Haliburton al posto suo; ora è un realizzatore da 24 punti, 5 rimbalzi e 6 assist di media con alte percentuali al tiro, mostrando il motivo per cui i Kings lo hanno esteso al massimo salariale senza battere ciglio ormai due anni fa. Il motore che fa girare l’ottimo attacco di Sacramento è certamente lui, che si qualifica per la classifica degli under 25 solo per qualche mese: il futuro è già adesso

Ha appena superato le 100 partite in carriera (complici i tanti infortuni patiti finora), eppure il suo rendimento lo pone già tra i grandissimi del gioco. Semplicemente non si può fermare quando mette piede in area sfiorando il 60% al tiro dal campo, una combinazione di forza fisica, atletismo e tocco con pochi eguali nella storia della lega. E i Pelicans sono in ascesa in classifica dopo tanti problemi fisici

Voleva diventare grande ai Kings, ci sta riuscendo benissimo ai Pelicans che gli hanno messo la palla nelle mani e lo hanno visto fiorire fino a diventare il miglior assistman della lega a oltre 11 passaggi vincenti di media. In più ci aggiunge ottime percentuali al tiro e una tendenza fenomenale a non perdere palloni, diventando il primo di sempre con tre gare da 40 assist e zero palle perse. Sulla difesa si può lavorare, ma c’è un All-Star a Indianapolis e vale la pena seguirlo

È in giro ormai da abbastanza tempo da far dimenticare che si tratta di un giocatore di appena 24 anni e ancora molto tempo per migliorare, specialmente nel tiro da tre punti che quest’anno è solo al 30%. Ma in carriera ci ha abituato a esplosioni repentine e inarrestabili: quando è in serata semplicemente non si può fermare, caricandosi l’attacco sulle spalle e portandosi indietro il resto della squadra

Il giocatore più elettrizzante della lega e non si comincia neanche a discutere, a cui unisce atletismo, stile e skills ai massimi livelli. I suoi numeri sono spaziali (28 punti, 6 rimbalzi e 7 assist di media con il 47% al tiro) e, a differenza dello scorso anno, i Grizzlies soffrono tremendamente quando non c’è (14.3 punti di differenziale su 100 possessi tra quando è in campo e quando è fuori). La notizia migliore? Ha appena compiuto 23 anni ed è già un candidato MVP

Uno dei migliori realizzatori della lega nascosto (ma nemmeno troppo) in una squadra con record perdente ma tutto sommato accettabile. SGA viaggia a oltre 31 punti a partita e si è rivelato un mal di testa da difendere per chiunque, scappando via ai difensori con la sua combinazione di ritmo sincopato e tiri da qualsiasi distanza, anche se meglio in avvicinamento a canestro. La convocazione all’All-Star Game, confidando nella salute, è d’obbligo

Qui siamo ai massimi livelli, ma massimi proprio. In questo momento non c’è probabilmente un candidato MVP più credibile di lui, non solo per quanto ha fatto vedere in campo dal punto di vista individuale, migliorando sotto ogni aspetto del suo gioco, ma anche per il rendimento di squadra, con i suoi Celtics che hanno distrutto la competizione finora vincendo 18 partite su 22 (con due sconfitte arrivate solo all’overtime). E il merito è in gran parte suo, arrivato già a livelli da MVP a 24 Anni

Doncic è arrivato alla sua forma definitiva, quella di un perenne candidato MVP in grado di trascinare qualsiasi squadra. Un giocatore da 38 punti, 8 rimbalzi e 8 assist in NBA non si è mai visto, e al netto del rendimento deludente dei Mavericks finora in questo inizio di stagione, non si può davvero rimproverare nulla a un giocatore che sta facendo di tutti per mantenerli competitivi — e che deve ancora compiere 24 anni