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NBA, Paolo Banchero e il segreto del suo successo: i consigli dell'amico Jayson Tatum

NBA
©Getty

Il n°5 di passaporto italiano è il principale candidato al titolo di rookie dell'anno e uno dei volti giovani più riconoscibili della NBA: merito di un'attenta strategia di marketing e comunicazione, unita alle ottime prestazioni sul parquet. Un giocatore che da subito ha mostrato di sapersi muovere, grazie ai consigli e all'aiuto dentro e soprattutto fuori dal campo di Jayson Tatum

Gli Orlando Magic in questa stagione di parziale ripartenza, aggrappati a un Paolo Banchero lanciato alla conquista del titolo di miglior rookie dell’anno, sono diventati la bestia nera dei Boston Celtics: la squadra NBA con il record più vincente finora (36-15 dopo due terzi di regular season) ha perso tre dei quattro scontri diretti contro la squadra della Florida, per merito anche dei canestri e delle giocate di Banchero - che nei giorni scorsi non ha nascosto l’apprezzamento e la vicinanza a Jayson Tatum, a cui è legato da mesi non solo dalla provenienza comune da Duke: “È stato uno dei miei principali riferimenti nei mesi scorsi - ha raccontato Banchero - mi ha aiutato tantissimo, soprattutto quando si è trattato di entrare a far parte del mondo NBA. Prima del Draft, gli ho chiesto come muovermi per cercare un agente in grado di seguirmi, o cosa fare riguardo l’accordo commerciale per le scarpe - e alla fine sono riuscito a trovare l’intesa con il Jordan Brand. Tutto questo per me era nuovo e ho avuto la fortuna di poter chiedere a lui un parere, soprattutto perché sapevo che si era ritrovato nella mia stessa situazione. È stata la mia risorsa di informazioni. Ovviamente in questi mesi, con la regular season nel pieno svolgimento, non ci siamo sentiti tanto, ma lui ha sempre mostrato massima disponibilità: mi ha fatto capire che per me c’è sempre, mi ha dato il suo numero di telefono dicendo “se serve, non esitare a chiamarmi”. Mi sento sotto la sua ala protettiva e non posso che apprezzarlo per tutto questo”.

Un gesto tutt’altro che scontato, ma non per Tatum che sottolinea come sia una sua personale responsabilità: “Così come io ho ricevuto aiuto da rookie, quando ero giovane e alle prime armi e così come so che chi mi è venuto incontro a sua volta aveva ricevuto consigli da altri veterani: sono un grande fan di Paolo, ama il gioco e lavora duro. So bene quanto sia complicato uscire da Duke e sapere che probabilmente finirai in Lottery. Era quello che avevo già vissuto qualche anno fa. Mi impressiona il fatto che ormai, dopo sei anni in NBA, i ragazzi che puntano a entrare nella lega hanno come riferimento le mie giocate: sono diventato quello che guardano all’high school, che sperano di sfidare sul parquet e io non ho nessuna intenzione di rendergli la vita più semplice in campo”. Un legame tra giocatori passati per Duke che nel caso di Banchero è una piacevole costante: “Tutti pensano che il termine “Brotherhood” sia banale, invece è una cosa reale. Jayson non è stato l’unico ad aiutarmi, anche Zion, Grant Hill e RJ Barrett lo hanno fatto. Tutti ex giocatori di Duke”: un vantaggio non da poco per un talento pronto a prendersi sempre più spazio in NBA.

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