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NBA, Jaylen Brown ha un problema coi tifosi di Boston: "Atteggiamento tossico"

NBA
©Getty

Non tutti, sia chiaro. Solo "una frazione", come li chiama la superstar dei Celtics. Ma non per questo il problema non esiste - e non da oggi. E finisce per tornare sempre e comunque a quei pregiudizi razziali che da sempre connotano una città storicamente "bianca" (metà della popolazione, secondo gli ultimi dati). "Non c'è molto spazio per le persone di colore qui", dice Brown

Come ai tempi di Bill Russell, i Celtics, ancora oggi, sono una squadra vincente. Come ai tempi di Bill Russell, però, Boston rimane una città "difficile" se non si ha il colore della pelle più diffuso. L'ultimo censimento dice che metà della popolazione cittadina è bianca, un quarto soltanto quella afroamericana. Numeri che Jaylen Brown conosce bene e l'esperienza di vivere da uomo di colore - seppur adorato e ammirato - non gli ha evitato più di un disappunto. "L'esperienza cambia a seconda che tu sia un atleta, un giocatore di basket, un cittadino normale, qualcuno che sta cercando di avviare un'impresa, o combinare qualcosa all'interno della comunità", ha raccontato recentemente al New York Times: "E non c'è molto spazio per le persone di colore qui, soprattutto per imprenditori afroamericani. Anche la mia esperienza in città non è esattamente stata come avrei voluto", ha ammesso. Per poi scendere nello specifico della sua situazione: "Pur nella posizione in cui sono, se cerco di iniziare un nuovo business, comprare una nuova casa o fare cose del genere, mi accorgo di scontrarmi contro diversi ostacoli". E l'ostilità non risparmia neppure le tribune del TD Garden: "Cerco di non farci caso e ovviamente non sto parlando di tutti i tifosi dei Celtics, ma al loro interno c'è una frazione di loro che è problematica. Se giochi male una partita, l'attacco diventa subito personale. 

Ci sono tifosi - su questo non ho dubbi - che hanno un atteggiamento tossico, e che non vogliono vederci utilizzare la piattaforma che abbiamo a disposizione. Vogliono vederci giocare e basta: farli divertire e poi andare a casa. E per me questo è un problema", ha candidamente ammesso il n°7 di Boston, da sempre molto sensibile alle tematiche di uguaglianza sociale. Una posizione forte, non la prima, senza timore di "disturbare" qualcuno e senza timore di far sentire la sua voce. Perché questo, e non da oggi, è Jaylen Brown

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