NBA, Banchero deluso da Team USA ha una scelta da fare: Italia o Stati Uniti? "Un dilemma"
NBAOspite del podcast di Quentin Richardson e Darius Miles, la giovane stella degli Orlando Magic spiega nei dettagli a che punto è il processo che deve portarlo a una scelta definitiva: se accettare la corte della Federazione Italiana e scendere in campo vestendo la maglia azzurra o cedere alle sirene di Team USA. Che in passato però...
Nel futuro di Paolo Banchero c'è - con ogni probabilità - il premio di rookie dell'anno. Ma quello che da questa parte dell'oceano interessa forse di più è un altro sviluppo della sua carriera, quello che riguarda quale Paese deciderà di rappresentare in campo, a livello di nazionale, se quella in cui è nato (gli Stati Uniti) o quella di origine della sua famiglia (l'Italia). Un argomento trattato anche nell'ultima puntata del podcast "Knuckleheads", con il n°5 degli Orlando Magic ospite di Quentin Richardson e Darius Miles. Che lo hanno incalzato sull'argomento. "Hai la cittadinanza italiana?". "Sì". "Quindi potresti giocare per la loro nazionale?". "Sì, potrei farlo". "Ma giocherai per Team USA, vero?". "Non lo so ancora, questa è la domanda che mi fanno tutti in continuazione", la prima risposta di Banchero. Che poi racconta a Richardson e Miles le sue origini nel nostro Paese, che risalgono al bisnonno: "E poi mio padre si chiama Mario, suo fratello si chiama Giulio, mio zio Angelo - abbiamo tutti questi nomi italiani, e ovviamente crescendo mi sono chiesto da dove arrivassero. Ma io e mio padre non siamo mai stati in Italia, sto cercando di organizzarmi per andarci in estate perché mio padre mi ha sempre ripetuto di volerci andare, prima o poi, per incontrare quel lato della nostra famiglia che è ancora lì. C'è stata l'opportunità di avere il passaporto italiano, e diventare cittadino italiano, e l'ho colta", racconta ancora Banchero, ammettendo però che ora quello che lo aspetta è una sorta di "dilemma".
Le delusioni da Team USA e un dilemma da affrontare
Che lui spiega così: "La cosa assurda è che tante volte ho fatto dei provini per Team USA, per la squadra juniores, ma sono sempre stato scartato. Quand'ero al liceo Team USA mi ha dato più di una delusione, se devo essere sincero: mi hanno tagliato più volte, lasciandomi spesso l'amaro in bocca. Allora la Federazione Italiana si è fatta sotto con mio padre, quando avevo 16-17 anni, e mi hanno aiutato a ottenere il mio passaporto italiano e la cittadinanza. Se non ci fosse stato il Covid con ogni probabilità avrei già giocato per la nazionale italiana già a 17-18 anni, e molto probabilmente non mi sarei fatto scappare quell'opportunità. Poi però si è fermato tutto, e da allora sono successe un sacco di cose: sono andato al college, ho fatto quello che ho fatto a Duke, sono diventato il n°1 al Draft - per cui adesse le cose sono un po' diverse, soprattutto perché a capo di USA Basketball oggi c'è un ex giocatore proprio di Duke (e di Orlando) come Grant Hill. Insomma, c'è una decisione da prendere", conclude Banchero negli ultimi secondi della sua chiacchierata a "Knuckleheads". Una decisione che lascia tutti, ancora, con il fiato sospeso.
[testo di Zeno Pisani | ha collaborato Sheyla Ornelas]