Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Simone Fontecchio ha tracciato un bilancio del suo primo anno in NBA: "Stagione bella tosta, ho passato momenti difficili e ho avuto un po’ di sfortuna. Volevo riuscire a dimostrare di poter appartenere a questo mondo: credo di esserci riuscito, adesso devo lavorare sulla costanza e migliorare a rimbalzo. Il futuro dei Jazz è roseo, merito di coach Hardy"
Con la sconfitta rimediata questa notte contro gli Oklahoma City Thunder, gli Utah Jazz sono stati ufficialmente eliminati dalla corsa alla post-season, perdendo l’opportunità di agganciare l’ultimo posto a Ovest. Nessuno però all’inizio dell’anno si sarebbe aspettato una squadra così competitiva, capace di rimanere tra le prime otto della Western Conference molto a lungo nonostante infortuni e scambi abbiano stravolto la squadra nel corso di una regular season lunghissima. I tanti cambiamenti hanno permesso a Simone Fontecchio di guadagnarsi i suoi minuti in campo, specialmente in un mese di marzo chiuso a 11.4 punti di media e sei partenze in quintetto base. L'azzurro ha quindi fatto un bilancio del suo primo anno in NBA: "È stata una stagione bella tosta: sapevo che non sarebbe stato facile, ho passato momenti difficili, ma ci sta. Ho avuto anche un po’ di sfortuna con il Covid e un paio di infortuni proprio quando avevo iniziato a prendere fiducia. Ma da febbraio sto giocando con continuità: so di avere i miei minuti e questo aiuta la fiducia e l’autostima". L'aspetto più difficile a cui adattarsi è sicuramente quello degli impegni: "Il calendario è estenuante: nella prima parte della stagione abbiamo fatto ben 13 back to back. Credetemi, si sentono. Anche a livello mentale non è semplice, devi rimanere sempre sul pezzo quando le cose non vanno bene. Ma nei momenti difficili è bene ricordare di far parte dei 400 giocatori più forti al mondo".
Fontecchio: "Gruppo super, merito del coach. Voglio migliorare a rimbalzo"
Gli scambi della deadline hanno cambiato le gerarchie, perdendo alcuni punti di riferimento come Mike Conley ("È stato tutto molto strano, praticamente la notizia ci è arrivata 40 minuti prima della partita con Minnesota. Non avevo mai vissuto una situazione del genere"), ma Fontecchio ha solo parole di elogio per i compagni ai Jazz: "L'ambientamento è stato facile, i compagni sono davvero super. Ho legato con tutti, ma in particolare con Lauri Markkanen, a cui m’accomuna il background europeo. Il merito va allo staff tecnico e a coach Will Hardy: ha creato un ambiente fantastico, togliendo tanta pressione e permettendo la crescita dei più giovani come Walker Kessler, che merita di essere uno dei candidati al premio di rookie dell’anno, o Ochai Agbaji che è diventato uno dei migliori difensori del campionato". Ma il focus rimane comunque quello che può fare in prima persona: "Nel mio anno da rookie volevo riuscire a dimostrare di poter appartenere a questo mondo e credo di esserci riuscito, adesso devo lavorare sulla costanza. Penso di essere migliorato molto anche a livello difensivo, quando sei un rookie gli avversari spesso cercano di attaccarti ma vedo che ora lo fanno sempre meno e questo per me ha un grande significato. Devo però migliorare a rimbalzo: posso sicuramente fare meglio". Un ultima battuta su Paolo Banchero, affrontato lo scorso marzo: "Non mi sembrava proprio il caso di parlargli di Nazionale. Credo che coach Pozzecco e la stessa Federazione abbiano fatto tutto quello che c’era da fare per convincerlo, adesso sta solo a lui, vedremo che cosa deciderà…".