Avanti anche di 15 lunghezze a inizio ripresa e crollati in un finale di gara in cui i T'Wolves non hanno mai fatto canestro - tranne nell'unica volta in cui gli arbitri li hanno mandati in lunetta: la disparità ai liberi è uno dei motivi di lamentela per Minnesota, a cui mancano anche i canestri di Anthony Edwards - decisivo in difesa, ma troppo impreciso in attacco, autore di soli nove punti con un modesto 3/17 dal campo
Doveva essere la partita della consacrazione, ma quella inevitabilmente arriverà la prossima volta: Anthony Edwards fa a testate per tutta la gara con il ferro avversario e non riesce a dare il contributo sperato ai T’Wolves nel match più importante della stagione per Minnesota. Gli ospiti, senza Rudy Gobert e Jaden McDaniels per le note vicende legate a pugni scagliati contro compagni di squadra e muri, aveva bisogno di un contributo ulteriore da parte del giovane talento, che invece è naufragato in una delle peggiori prestazioni offensive della sua stagione - autore di soli nove punti con 3/17 al tiro e mai a segno nelle nove conclusioni tentate dalla lunga distanza. Edwards le ha provate tutte, anche stingendo i denti dopo il duro colpo incassato nel tentativo di stoppare Rui Hachimura al ferro (che lo ha costretto a fasciare la spalla sinistra), garantendo soprattutto però un grande impatto difensivo - perfetto in marcatura sull’ex compagno di squadra D’Angelo Russell, che è scomparso dalla sfida per merito del suo approccio aggressivo.
Caso tiri liberi nella ripresa: per i T’Wolves soltanto tre (decisivi) in 29 minuti
In una serata in cui tra le note liete per Minnesota rientra sicuramente la prestazione di un letale Mike Conley - ideale nel far pesare canestri e tiri, autore di 23 punti con 7/11 dal campo, 6/8 dall’arco con quattro assist e quattro rimbalzi; salito definitivamente sul proscenio grazie ai tre tiri liberi mandati a segno a un decimo di secondo dalla sirena. Tre punti che hanno permesso ai T’Wolves di allungare la sfida, ma al tempo stesso unici tre viaggi in lunetta per gli ospiti in tutto il secondo tempo (overtime compreso, ben 29 minuti): tre liberi Minnesota contro i 17 dei Lakers. Una disparità che è stata a lungo discussa a fine gara, dovuta in parte alla scarsa aggressività di Minnesota - sulle gambe e incapace di andare oltre i 16 punti segnati negli ultimi 17 minuti - ma anche a quella che viene definita da più parti una tendenza che vuole premiare LeBron James e compagni - consapevoli però che contro Memphis ci vorrà ben altra prestazione per sperare che le cose anche al primo turno playoff vadano per il verso giusto.