I Denver Nuggets - soprattutto nel ruolo di ali - sono più alti, sono più grossi e impongono la loro fisicità in campo. Tutto questo è stato molto chiaro in gara-1: ma per farlo occorre giocare in un certo modo - e avere Nikola Jokic decisamente aiuta
I Denver Nuggets hanno iniziato queste finali NBA "mandando un messaggio", sostiene Matteo Soragna: quello esemplificato dai primi possessi della partita di Aaron Gordon "che ha punito sistematicamente la difesa di Miami su ogni cambio difensivo con la propria fisicità, portando sotto canestro il suo uomo" e ricavando da questi mismatch 12 dei suoi 16 punti totali già solo nel primo quarto. Un predominio fisico evidente anche nell'altra metà campo, quella difensiva - dice Alessandro Mamoli - ad esempio su Jimmy Butler: "Non è importante chi marca Butler - concorda Flavio Tranquillo - perchè nella NBA del 2023 nessuno ferma nessuno da solo. L'importante è quanta 'massa' fai vedere a chi ha la palla - non solo, ma soprattutto a chi ha la palla - e Miami non è stata capace di allargare gli spazi tra un corpo e l'altro, e il fatto che i corpi dei Nuggets siano più grossi complica ancor più l'assunto". All'analisi aggiunge un interessante punto di vista anche Davide Pessina: "Che i Nuggets, nel ruolo di ala, siano più grossi degli Heat si sa. Poi questo vantaggio va sfruttato e - parlo dell'attacco - per sfruttarlo devi aprire l'area per favorire i tagli dei Gordon, dei Porter Jr. e anche di Murray. E loro hanno l'uomo perfetto per farlo, e risponde al nome di Nikola Jokic: perché è un grande passatore e in più perché sta tirando da tre con il 47%. Oltre al vantaggio fisico, quindi, Denver ha Jokic. Ed è un bel avere".
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