
NBA, dieci statistiche da sapere sulla stagione 2022-23: più efficienza ma con meno triple
La stagione 2022-23 si è conclusa con il titolo conquistato dai Denver Nuggets in finale contro i Miami Heat, chiudendo così un’annata a suo modo storica. John Schuhmann di NBA.com ha messo in fila dieci curiosità statistiche da sapere sulla stagione appena chiusa, proiettandosi già verso il 2023-24

DENVER, UNA DIFESA SOLO NELLA MEDIA (IN REGULAR SEASON) | Per anni si è pensato che per vincere il titolo NBA ci volesse una difesa da top-10 in regular season, ma già lo scorso anno i Golden State Warriors vinsero pur chiudendo la stagione regolare al 16° posto per rating difensivo e anche i Nuggets hanno chiuso solamente al quindicesimo posto, nella piena media della lega. Nei 25 anni tra il 1996-97 e il 2020-21, solamente i Lakers del 2001 riuscirono a vincere il titolo pur avendo la 22^ difesa della NBA

A fare la differenza per i Nuggets è stato un rendimento difensivo decisamente migliore ai playoff: pur affrontando attaccanti del calibro di Anthony Edwards, Karl-Anthony Towns, Kevin Durant, Devin Booker, LeBron James, Anthony Davis e Jimmy Butler, Denver ha chiuso al quarto posto tra le squadre da playoff concedendo appena 110.2 punti su 100 possessi, 3.3 in meno rispetto alla regular season. E in finale hanno concesso appena un punto per possesso agli Heat

MIAMI, RENDIMENTO NEGATIVO IN REGULAR SEASON E POI FINALE | Il titolo dei Nuggets rappresenta una piccola anomalia visto che il loro differenziale su 100 possessi in regular season era solo di +3.3: solo Houston nel 1995 è riuscita a conquistare l’anello con un numero più basso (+2.1). Miami, addirittura, nelle 82 partite ha subito 26 punti più di quanti ne abbia segnato, diventando solo la terza squadra a raggiungere le Finals dopo St. Louis nel 1957 e i Lakers nel 1959, quando però nella NBA c’eran solo 8 squadre e 6 facevano i playoff

Ci sono però degli aspetti da valutare dietro quei numeri. I Nuggets infatti hanno alzato il piede dall’acceleratore nelle ultime 17 partite, visto che alla gara numero 65 della stagione avevano un differenziale di +4.6 (sempre basso per una squadra poi campione, ma non così basso) ed erano 12esimi in difesa. Miami, invece, ha avuto una regular season con addirittura 54 partite finite con punteggio tirato negli ultimi 5 minuti di gara, al decimo posto negli ultimi 27 anni

LA STAGIONE PIÙ EFFICIENTE DI SEMPRE | Nel corso delle 1.230 partite di regular season, nella lega si è viaggiato a 114.1 punti su 100 possessi, di gran lunga il dato più alto da quando esistono le statistiche del play-by-play. Il precedente dato più alto era il 111.7 registrato nel 2020-21, con un salto rispetto alla stagione precedente di quasi 3 punti su 100 possessi (+2.7)

L’efficienza è effettivamente calata durante i playoff, scendendo a 112.6 punti segnati su 100 possessi, ben al di sotto dei playoff del 2021 vinti dai Milwaukee Bucks nei quali si è viaggiato a 113.4 di rating offensivo

MENO TRIPLE! | Checché se ne dica, quest’anno sono state tirate meno triple rispetto al recente passato, con il rapporto tra triple tentate sui tiri tentati complessivamente che è sceso per la prima volta da 12 anni a questa parte. Le triple hanno infatti rappresentato il 38.7% delle conclusioni totali, un dato certamente superiore a quello del 2010-11 (in cui rappresentavano il 22.2% dei tiri) ma in calando rispetto al 2021 (39.2%) e 2022 (39.3%)

A cambiare è stata l’efficienza delle squadre dentro l’arco: nella lega si è tirato con il 54.8% nei tiri da due punti, e un medio tiro da due ha avuto nettamente più valore rispetto a un medio tiro da tre, con il primo che corrispondeva a 1.096 punti per tiro rispetto al 1.082 di una conclusione coi piedi oltre l’arco. In generale si è tirato di più al ferro e in area e meno dal mid-range, con le conclusioni dalla media distanza scese sotto il 20% del totale per la prima volta da 27 anni

SEMPRE PIÙ RIMONTE | L’innalzamento del tiro da tre punti ha dato vita a un maggior numero di rimonte nella passata stagione. Sono state ben 347 le partite in cui una squadra sotto di almeno 10 lunghezze nel corso del match è riuscita a rimontare e vincere, pari al 25% delle occasioni. Anche la percentuale di rimonte da -15 (14.2%) e da -20 (6%) è ai massimi negli ultimi 26 anni

Miami da questo punto di vista è stata l’esempio perfetto, conquistando addirittura sette vittorie su 15 partite nelle quali sono stati sotto con almeno 10 punti di scarto — pareggiando il record dei Golden State Warriors della passata stagione (addirittura 7-6 il loro record quando sotto di 10) e altre due versioni degli Heat, quella finalista nel 2011 (7-4) e quella campione NBA nel 2012 (7-5)

PIÙ REALIZZATORI CHE MAI | Nella stagione più efficiente di sempre, i realizzatori individuali non potevano che esaltarsi. Sono stati ben 19 i giocatori capaci di viaggiare ad almeno 25 punti di media scendendo in campo per almeno 40 partite durante la stagione. In totale ci sono state 203 prestazioni da almeno 40 punti (+83 rispetto a un anno fa e +41 rispetto al precedente record del 1962) nonostante il numero di possessi (99.8 su 48 minuti) sia sceso rispetto a tre e quattro stagioni fa

A cambiare è stato il cosiddetto “Usage” dei migliori giocatori. Di fatto le squadre mettono sempre di più il pallone nelle mani dei loro migliori giocatori, limitando così i possessi “a vuoto” degli altri. Sono stati ben 54 i giocatori a chiudere con uno Usage Rate (cioè la percentuale di possessi “chiusa” con un tiro, assist, fallo subito o palla persa da un singolo giocatore) superiore al 25%

EFFICIENZA INDIVIDUALE | I migliori giocatori, poi, quest’anno sono stati più efficienti rispetto al passato pur dovendo gestire una mole superiore di palloni. Delle 434 occasioni in cui un giocatore ha viaggiato a 25 punti di media nella storia della NBA, il Kevin Durant di quest’ultimo anno diviso tra Brooklyn e Phoenix è stato il più efficiente in assoluto, viaggiando a 29.1 punti di media con un’assurda percentuale reale del 67.7%

Se si abbassa la media a 20 punti a partita, cosa successa in ben 1.496 occasioni nella storia NBA, la stagione più efficiente in assoluto (e con margine sul resto) appartiene al Nikola Jokic di quest’anno, che in regular season ha viaggiato a 24.5 punti di media con una percentuale reale del 70.1% (e una percentuale effettiva, cioè quella che tiene conto del diverso peso dei tiri da due e da tre, del 66%, anche questo dato record)

L’EST MEGLIO DELL’OVEST (ALMENO IN REGULAR SEASON) | Le Finals hanno incoronato la squadra col miglior record a Ovest, ma in regular season quelle dell’Est hanno battuto le controparti con un record complessivo di 236 a 214, il miglior dato dalla stagione 1998-99 (46-38 nella stagione accorciata dal lockout). Si tratta solamente della terza volta negli ultimi 24 anni che l’Est batte l’Ovest

Nella Western Conference ci sono state nove delle 16 squadre che hanno chiuso con un record vincente, ma la Eastern ha avuto le squadre migliori a livello di record e di rendimento sui due lati del campo (Boston, Philadelphia e Cleveland entrambe in top-10 sia in attacco che in difesa). In generale però la squadra campione a Ovest ha vinto 17 finali sulle ultime 25: Boston (36 vittorie) e Miami (38) sono le due squadre con più successi ai playoff negli ultimi quattro anni, ma nessuna delle due ha conquistato l’anello

SEMPRE PIÙ ZONA | Uno dei segreti degli Heat è stato un uso massiccio e tatticamente perfetto della difesa a zona: nei playoff Miami ha concesso appena 0.88 punti per possesso nelle 336 occasioni in cui ha schierato la sua zona (dati Synergy), continuando sulla falsariga di una regular season in cui l’hanno utilizzata in 1.545 possessi (record negli ultimi 17 anni, cioè da quando viene tenuto questo tipo di dati)

Quei 1.545 sono più del doppio di quanto la zona è stata schierata nell’intera NBA solamente cinque anni fa. Nel 2017-18 solo Dallas e Atlanta hanno giocato almeno 100 possessi a zona, mentre un anno fa 25 squadre su 30 lo avevano fatto. Anche Portland ne ha fatto ampio affidamento tallonando Miami nella classifica, ma con tutt’altra efficienza

LE “MALEDIZIONI” SPEZZATE | Il 2022-23 verrà ricordato per sempre a Sacramento come la stagione in cui la maledizione è stata spezzata, tornando ai playoff dopo 16 annate in cui i Kings non ci erano riusciti (l’assenza più lunga nella storia della NBA). Ora la striscia di assenze più lunghe appartiene agli Charlotte Hornets, sempre fuori dai playoff negli ultimi 7 anni, a una sola stagione di distanza dal record negativo per una squadra dell’Est. Negli ultimi quattro anni solo Detroit e San Antonio non sono arrivate ai playoff come gli Hornets

Sacramento però ha altre maledizioni da spezzare. Non vincono una serie di playoff dal lontano 2004, ma sono in buona compagnia con Hornets (che non superano il primo turno dal 2002, ma per due stagioni non hanno avuto una squadra) e Timberwolves in questa classifica. Sono anche 72 anni che non vincono il titolo, visto che l’unico appartenente alla franchigia risale al 1951 con i Rochester Royals: solo gli Hawks (62 anni) e i Suns (55) si avvicinano. Denver invece ha atteso 47 anni dalla sua fondazione per vincere il primo, ma finalmente ci è riuscita