L'ex giocatore di Chicago e Milwaukee - quest'anno per alcune partite in G Lague con i Maine Celtics - lo ha raccontato a NBC Today. "Non mi ha stupito scoprirlo, mi sono sempre sentito diverso dagli altri - ha detto -. Ma penso che se mi fosse stato diagnosticato da bambino non sarei diventato un giocatore NBA"
Al figlio di due anni di Tony Snell, Karter, è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico quando aveva 18 mesi. A raccontarlo alla NBC lo stesso ex giocatore NBA. "Quando lo abbiamo scoperto ho pensato, 'se è stato diagnosticato a lui penso di essere così anche io'. Questo mi ha dato il coraggio per farmi visitare". E così è stato. "La cosa non mi ha sorpreso - ha proseguito Snell - perché mi sono sempre sentito diverso dagli altri. Dopo la diagnosi ero quasi sollevato... 'Ah, ecco perché sono come sono' ho pensato. Sono sempre stato da solo durante la mia crescita, non riuscivo a comunicare con gli altri a un livello personale. Questa scoperta dà un senso a tutta la mia vita, mi ha chiarito molte cose, come se avessi indossato degli occhiali 3-D"
"Se lo avessi scoperto prima non sarei arrivato in NBA"
Snell è entrato nella lega con la maglia dei Bulls nel 2013, e - secondo lui - non ce l'avrebbe fatta se gli fosse stato diagnosticato prima l'autismo, a causa della scarsa conoscenza di questo disturbo all'epoca. "A quei quei tempi la gente si sarebbe chiesta 'Autismo, ma cos'è? - ha spiegato, e questo avrebbe limitato il giudizio sulle mie qualità e le mie possibilità". Ora Snell - che ha giocato nel 2022 con la maglia dei Pelicans e nella scorsa stagione ha disputato 15 partite con la squadra di G league dei Celtics - pensa solo a supportare al meglio suo figlio. "Voglio che Karter sappia che sono dalla sua parte per sostenerlo. Quando ero bambino mi sentito diverso, ma posso mostrargli che ero sono qui e che faremo questo viaggio insieme. Insieme cresceremo e realizzeremo tantissime cose".