Condizionati dall'infortunio a Lonzo Ball, legati alle prestazioni di Zach LaVine e DeMar DeRozan, i Chicago Bulls affrontano la prossima stagione consapevoli di non poter più sbagliare, dopo aver fallito l'accesso ai playoff nell'ultimo campionato. E il centro montenegrino non fa mistero della pressione attorno alla squadra
OK l'infortunio di Lonzo Ball, ma non può essere solo quello. Dopo una stagione da 46 vittorie e 36 sconfitte e l'approdo ai playoff nel 2021-22, lo scorso campionato i Chicago Bulls sono regrediti, hanno fatto registrare un record perdente (40-42) e hanno fallito l'accesso alla postseason. Questo nonostante a Chicago non abbiamo lesinato quando c'era da spendere: il max da 215 milioni per 5 anni a LaVine, quasi 82 milioni di dollari per 3 anni per DeRozan, 80 per 4 proprio a Ball e anche 60 per 3 a Nikola Vucevic. E proprio dal montenegrino arriva una candida confessione sul futuro dei Bulls: "Sappiamo di poter fare meglio di quanto fatto l'anno scorso, e sappiamo di dover fare meglio. Per questo nucleo di giocatori è una sorta di ultima chance per poter raggiungere qualche buon risultato", dice il centro dei Bulls, conscio che già in estate il front office della squadra aveva iniziato a guardarsi attorno, per cercare di muovere tanto LaVine (ancora 129 milioni da pagare per i prossimi tre anni, più una player option da 49 milioni per il 2026-27) quanto DeRozan (nell'ultimo anno del suo contratto, ma con 34 anni già compiuti).
E le risposte dal mercato sono state tiepide, motivo per cui a Chicago tutto è rimasto più o meno uguale: e ora Vucevic capisce che la stagione 2023-24 può essere una sorta di "Last Dance" per questi Bulls. Ma molto diversa da quella di Jordan, Pippen, Rodman e coach Phil Jackson nel 1997-98.