A distanza di diversi mesi dal divorzio con la squadra in cui aveva trascorso tutta la prima parte della sua carriera NBA, l'ala ora ai Rockets è tornata sui motivi che hanno condotto alla separazione. Secondo Brooks, a Memphis sarebbero colpevoli di averlo usato per coprire (presunte) colpe altrui
DA "CATTIVO" A "EROE": LA STRANA PARABOLA DI DILLON BROOKS | LEGGI L'ARTICOLO
Contro ogni previsione, Dillon Brooks ha atteso diversi mesi prima di tornare sulle cause che, a suo parere, avrebbero portato al divorzio con i Memphis Grizzlies. Ora, forte da una parte dell'ottimo inizio di stagione dei suoi Houston Rockets e dall'altra del viceversa pessimo avvio della sua ex squadra, l'ala si è concessa uno sfogo abbastanza pesante in un'intervista rilasciata a "Sports Illustrated". "Quello che non mi è piaciuto di come è finita con Memphis" ha dichiarato Brooks, "è che hanno fatto tutto di nascosto per poi usarmi come capro espiatorio". Secondo Brooks ci sarebbe stata una differenza notevole tra i comportamenti tenuti dietro le quinte e quelli tenuti in pubblico: "In confidenza, da uomo a uomo, mi sono state dette delle cose, ma poi quando tutto è andato com'è andato non hanno mai preso le mie difese". A entare nel mirino di Brooks sarebbe l'intera struttura della franchigia: "Tutta la stagione non è andata come volevo. Io sento che abbiamo dato il nostro meglio quando ero io a essere il punto di riferimento". Tutto sommato, però, al canadese non sembra essere andata male: "Loro hanno scelto una strada diversa, ma io sono contento di aver ottenuto ciò che meritavo da sempre nonostante tutte le st#*nza#e". Il riferimento, nemmeno tanto velato, è al quadriennale da complessivi 86 milioni di dollari firmato in estate con i Rockets. Un discreto premio di consolazione dopo la deludente conclusione del rapporto con i Grizzlies.