NBA, il primo ritorno di Kyrie Irving a Brooklyn: prima indifferenza, poi show

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A un anno esatto dal suo tumultuoso addio, Kyrie Irving ha fatto il suo primo ritorno da avversario a Brooklyn. Una serata cominciata nell’indifferenza (nessun video tributo, solo un’immagine di "bentornato" per lui insieme a Seth Curry e Markieff Morris) e qualche fischio a inizio gara, tramutati però in urla di sorpresa dopo una prestazione strepitosa da 36 punti — tra cui una schiacciata fenomenale in alley-oop e due triple in fila per decidere la vittoria di Dallas

Il destino — o forse chi ha redatto i calendari della stagione NBA — ha voluto che il primo ritorno da avversario di Kyrie Irving a Brooklyn arrivasse esattamente nel giorno dell’anniversario dello scambio che lo ha portato dai Nets ai Dallas Mavericks, la prima di una serie di mosse che ha portato poi all’addio anche di Kevin Durant smantellando quella che è stata definita come "la più grande squadra sulla carta di tutti i tempi". Quella tra Irving e i Nets aveva tutti i presupposti per essere una grande storia d’amore, anche perché Irving — nativo del New Jersey — si è sempre professato tifoso dei Nets ancor prima del loro trasferimento a Brooklyn e li ha scelti da free agent nell’estate del 2019 insieme all’amico Durant. Invece tra infortuni, assenze, vaccini mancati, tweet anti-semiti e polemiche assortite i suoi tre anni e mezzo "a casa" sono stati tutt’altro che una luna di miele, tanto che al suo primo ritorno da avversario i Nets (a differenza di quanto fatto con Durant settimana scorsa) non hanno neanche ritenuto necessario riservargli il classico video-tributo per gli ex al primo ritorno. Al contrario, prima dell’introduzione dei quintetti è stata semplicemente mostrata una foto sui maxischermi con lui insieme a Seth Curry e Markieff Morris dando loro semplicemente il "bentornato", senza ulteriori fanfare.

La prestazione di Irving: 36 punti e una schiacciata da urlo

Anche il pubblico sugli spalti è apparso piuttosto disinteressato al ritorno del figliol prodigo, riservandogli giusto qualche fischio e qualche "buu" a inizio partita. A tramutarli in applausi e urla di esaltazione ci ha pensato poi Irving, che alla seconda partita in campo dopo averne saltate sei per un problema al pollice ha messo su uno show strepitoso: 36 punti con 15/24 al tiro e 6/10 dalla lunga distanza per guidare i Dallas Mavericks alla vittoria, frustrando ogni tentativo di rimonta dei padroni di casa insieme a Luka Doncic (35 punti, 18 rimbalzi e 9 assist). Due in particolare gli highlight della serata di Irving: una spettacolare schiacciata in alley-oop arrivando dal lato debole nel terzo quarto ("Passaggio perfetto, un applauso a Josh Green. Si è fidato di me: tanti dei miei compagni non pensavano che potessi arrivarci, ho detto loro di guardare i miei highlights estivi" ha detto dopo la partita) e due triple consecutive negli ultimi 5 minuti di gara quando i Nets erano rientrati da -23 a -6, sigillando il successo dei Mavs.

Le parole dopo la partita: "Con tutti i 'se' e i 'ma' non ci si fa niente"

Dopo la partita Irving ha parlato a lungo dei suoi anni passati ai Nets, pur esprimendo a più riprese la volontà di lasciarsi tutto alle spalle. “Le cose sarebbero potute andare diversamente, anche io ho commesso degli errori e devo prendermene la responsabilità, ma se si guarda al passato si ha sempre una visione perfetta. Se non mi fossi infortunato contro i Bucks, avrei comunque chiesto di essere ceduto? Se il piede di KD non fosse stato sulla linea del tiro da tre, parleremmo di una legacy diversa qui? Se James [Harden] non avesse chiesto la cessione… Ci sono un sacco di se e di ma, però dopo questa spero di aver messo tutto a tacere così da voltare pagina, pensare al resto della mia carriera e andare alla caccia del mio secondo titolo con i Dallas Mavericks. Auguro a tutti il meglio: per me era tempo di ritrovare la mia pace mentale e andare in un posto dove potessi dare il meglio, senza preoccuparmi di quello che si diceva alle spalle o sui media senza sapere cosa succedeva nella vita reale per cose non avevano niente a che fare col basket. Nel mio tempo qui ho imparato molte lezioni, ma sono in pace. Voglio solo guardare avanti”.