NBA, da Wilt Chamberlain a John Stockton: i record che restano "insuperabili"
Dopo essere riuscito a infrangere un record che Kareem Abdul-Jabbar ha conservato per 39 anni, LeBron James ha abbattuto anche il muro dei 40.000 punti segnati in carriera, ma sono tanti i traguardi personali che in NBA continuano a durare da decenni e che appaiono ancora come “insuperabili” (buona parte appartengono a Wilt Chamberlain). Quali di questi resteranno imbattibili? Scopriamone insieme alcuni - in ordine crescente, dal più recente a quelli più datati
- 3.671* | STEPHEN CURRY (*ancora in attività)
- È storia recente e soprattutto è frutto dell'evoluzione del gioco e dell'incredibile talento espresso da Steph Curry - tiratore letale da tre punti e capace di andare ben oltre quello che fino a un decennio fa non era neanche pensabile. Il risultato è una progressione che lo ha portato ad avvicinarsi ormai alla soglia delle 3.700 triple in carriera: James Harden e Damian Lillard inseguono, ma è difficile tenere il suo passo
- 9.787 | KARL MALONE
- Non si diventa terzo miglior realizzatore della storia NBA per caso: il segreto è la longevità e i tiri ad alta percentuale, a partire da quelli a cronometro fermo che hanno costellato la carriera del campione degli Utah Jazz. Nonostante le regole NBA tendano sempre di più a tutelare chi attacca, è difficile immaginare che qualcuno possa battere nel breve un record del genere
- 1.192 | AC GREEN
- Tanti record NBA sono impressionanti, ma questo ci ha colpiti particolarmente: dal 1986 al 2001, AC Green non ha mai perso una partita della sua squadra, superando quello che appariva come un record imbattibile fatto registrare tra il 1972 e il 1982 da Randy Smith (arrivato fino a 906 gare in fila). In epoca recente ci ha provato Tristan Thompson - in campo per 447 match consecutivi dal 2015 al 2021, ma ben lontano da Green
- 41 | RASHEED WALLACE NEL 2000-01
- Un record a suo modo diventato imbattibile: ben 41 falli tecnici comminati contro di lui in una singola regular season, con ben 18 espulsioni a fare da corollario. Una performance che costrinse la NBA a cambiare le regole nel 2006, portando alla sospensione del giocatore dopo 16 falli tecnici (reiterata poi nel caso ne arrivino altri) e rendendo così virtualmente semi-impossibile batte il record di Wallace - terzo all-time per tecnici in carriera con 317 totali in 16 anni
- 3.830 | HAKEEM OLAJUWON
- Il record di Kareem durato 19 anni è stato subito preso d’assalto dal miglior intimidatore d’area della storia NBA: pensare che ne ha piazzate 500 in più di Dikembe Mutombo (più vicino al nono posto della lista che a lui) rende bene l’idea di una prodezza unica e probabilmente irripetibile - viaggiando a oltre 3.1 stoppate di media. Eguagliarlo nella NBA di oggi sarà complicatissimo
- 3.265, JOHN STOCKTON
- Il primo dei due incredibili record detenuti dal giocatore dei Jazz che aveva un talento unico nel sottrarre il pallone dalle mani dell’avversario che si trovava di fronte: nessuno è stato lontanamente paragonabile a lui in questo fondamentale, tanto che il secondo all-time (Jason Kidd, lo stesso che ritroveremo nel prossimo passaggio) dista ben 600 palloni recuperati. Un numero enorme, considerando quanto sia raro - ma non per Stockton - togliere il possesso agli avversari
- 15.806, JOHN STOCKTON
- Nove anni in fila il miglior giocatore per assist in stagione dell’intera NBA, un dato vertiginoso che racconta la sua costanza: il risultato sono 4.000 assist in più di Jason Kidd, secondo all-time ma distante anni luce dal giocatore dei Jazz. Volete un altro dato per capire quale fosse la sua abilità di passaggio: Stockton ha giocato in carriera ben 31 partite con almeno 20 assist a referto, vertiginoso
- 6.731 | MOSES MALONE
- Se si contasse anche la ABA si arriverebbe addirittura a 7.382, ma bastano quelli NBA per rendere il numero incredibile e inarrivabile. Una leggenda come Robert Parish infatti dista 2.100 rimbalzi in attacco ad esempio (nonostante sia il giocatore ad aver disputato più partite di sempre). Moses Malone detiene anche il record delle due singole partite con più rimbalzi in attacco: ben 21 e 19
- 30 | SCOTT SKILES
- 30 dicembre 1990, Scott Skiles si regala una prestazione da 30 passaggi vincenti in un match in cui Orlando fissa il record di franchigia per punti segnati a quota 155, battendo Denver in una partita dall’alto tasso di spettacolarità. Nell’ultimo decennio Rajon Rondo e Russell Westbrook sono arrivati al massimo a 22 assist - ancora lontani da un record che resta complicato da immaginare
- 23.294 | WILT CHAMBERLAIN
- Difficile fare pronostici, ma siamo pronti a scommettere che questo resterà uno dei record di gran lunga più complicati anche soltanto da avvicinare: le medie in carriera di Chamberlain sono vertiginose e non paragonabili a quanto riescono a produrre i giocatori di oggi. Un gigante, in tutti i sensi, che continuerà a lungo a tenersi stretto il suo posto nella storia del gioco
- 88 | WALT BELLAMY NEL 1968-69
- Nel 1968-69 Bellamy ha iniziato la stagione ai New York Knicks giocando 35 partite prima di essere scambiato con i Detroit Pistons, che di gare (visto il calendario NBA asimmetrico) dovevano disputarne ancora 53: con Bellamy sempre in campo, il risultato ottenuto è di ben 88 partite. In NBA è successo ben 41 volte che un giocatore superasse le 82 gare in una singola regular season, ma mai nessuno ne ha disputate così tante
- WILT CHARMBERLAIN | 50.4 PUNTI DI MEDIA NEL 1961-62
- Quella resta ancora oggi la più incredibile delle stagioni mai fatte registrare nella storia NBA, piena zeppa di record complicati anche soltanto da immaginare: un'annata da 48.5 minuti di media (mai sostituto, sempre in campo tranne un match in cui su espulso e ben sette overtime giocati per intero) con 39.5 tiri tentati di media a partita. Nessuno si è mai lontanamente avvicinato a cifre del genere
- 100, WILT CHAMBERLAIN
- 2 marzo 1962: la più grande prestazione individuale nella storia del gioco, con Kobe Bryant secondo di sempre arrivato a 81 nel gennaio 2006 e tutti gli altri ben lontani. L’esplosione di punti nella lega lascia intuire che i dati e le medie potrebbero crescere ancora, ma immaginare al giorno d’oggi una prestazione da 100 punti di un singolo giocatore resta ancora una chimera inarrivabile