Da illustre sconosciuto ad allenatore dell’anno nel giro di quattro stagioni: la parabola di Mark Daigneault è una delle storie più belle della NBA, portando gli Oklahoma City Thunder al primo posto in una delle Western Conference più competitive degli ultimi anni. Scopriamo chi è e da dove arriva il coach dell’anno 2023-24, che ha convinto tutti meritandosi 89 primi posti su 100 nelle votazioni per il premio
Nell’introduzione del secondo episodio del loro podcast, JJ Redick pone a LeBron James una semplice domanda: "Hai mai parlato con Mark Daigneault?". Quando il Re gli risponde di no, Redick non può fare altro che tesserne le lodi: "Fratello, è assurdo. Davvero, è troppo bravo". "Sì, sa davvero il fatto suo" concorda James, con i due che si fanno una risata visto che entrambi sono di un anno più vecchi dell’allenatore degli Oklahoma City Thunder, appena incoronato come Coach dell’Anno per la stagione 2023-24 con enorme vantaggio sulla concorrenza, guadagnandosi 89 primi posti sui 100 disponibili da parte della giuria votante. Ma come è arrivato Daigneault a meritarsi gli elogi di James e Redick?
La carriera di Mark Daigneault, discepolo di Billy Donovan
Quando è stato assunto dagli Oklahoma City Thunder come capo-allenatore nell’autunno del 2020, il nome di Mark Daigneault era talmente sconosciuto che nemmeno si era sicuri di come si dovesse scriverlo o pronunciarlo. A soli 35 anni il nativo di Leominster, Massachusetts aveva però alle spalle già una discreta esperienza alle spalle. Dopo essere stato studente-manager a UConn sotto coach Jim Calhoun, appena dopo la laurea ha cominciato come assistente a Holy Cross nel 2007, rimanendo lì per tre stagioni. A 25 anni si è iscritto all’università di Florida per lavorare insieme all’attuale coach dei Chicago Bulls Billy Donovan, che ha poi seguito sia con la nazionale statunitense che a Oklahoma City quando il coach di Florida è stato assunto dai Thunder nel 2015-16. Daigneault per la verità era già andato in Oklahoma nel 2014 come nuovo capo-allenatore dell’affiliata della G-League dei Thunder, gli Oklahoma City Blue, riempiendo il vuoto lasciato da Darko Rajakovic, attuale allenatore dei Toronto Raptors. Dopo cinque stagioni alla guida dell’affiliata, nel 2019-20 è tornato in panchina al fianco di Donovan per i Thunder, venendo poi promosso a capo-allenatore dei "grandi" quando il coach ha lasciato la squadra intenzionata a cominciare una fase di ricostruzione.
Dal fondo della NBA al top in quattro anni
Forte di sei anni all’interno della franchigia in cui si è guadagnato la stima di tutti, a partire da quella del capo della dirigenza Sam Presti, Daigneault ha supervisionato la fase di ricostruzione del roster, passata dal vincere 44 partite nell’ultimo anno con Chris Paul, Danilo Gallinari e Steven Adams ad appena 22 nella stagione 2020-21 accorciata per via del Covid-19 con l’attacco meno efficiente di tutta la lega. Anche nel 2021-22 i Thunder sono stati una delle peggiori squadre della lega vincendo in percentuale ancora meno partite dell’anno precedente (da 30.6% di vittorie a 29.3%), anche per via di qualche acciacco di troppo della stella Shai Gilgeous-Alexander. Ma dopo aver preso Josh Giddey con la 6 nel Draft del 2021, Chet Holmgren con la 2 (fuori in tutta la stagione passata per via di una frattura al piede), Jalen Williams con la 12 e Jaylin Williams con la 34 in quello del 2022 e Cason Wallace alla 10 in quello passato, i Thunder hanno migliorato esponenzialmente il talento a disposizione al fianco dei “veterani” Gilgeous-Alexander e Luguentz Dort, mettendo le basi nella stagione passata (conclusa con 40 vittorie e l’eliminazione nell’ultima partita del play-in per mano di Minnesota) per l’esplosione in quella attualmente in corso.
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I Thunder hanno concluso la regular season con 57 vittorie, terza miglior stagione da quando si sono trasferiti a Oklahoma City, prendendosi il primo posto nella Western Conference con il fattore campo per tutti i playoff a Ovest. Mettendo Shai Gilgeous-Alexander nelle condizioni di meritarsi un posto sul podio per il premio MVP, Mark Daigneault ha mostrato anche le sue qualità come allenatore oltre che come costruttore, mettendo insieme una squadra dall’identità tattica decisamente riconoscibile. I Thunder hanno il secondo roster più giovane di tutta la NBA e sfruttano la loro freschezza a proprio vantaggio sia nella metà campo difensiva con un’aggressività fuori scala (primi per palle perse propiziate in tutta la lega) e la capacità di cambiare tutti e cinque i ruoli, sia in quella offensiva con un uso del tutto particolare dei blocchi tra le guardie per mandare in confusione gli avversari.
OKC non è una squadra che ama particolarmente passarsi il pallone, ma mette i suoi due migliori giocatori (Gilgeous-Alexander e Jalen Williams) nelle migliori condizioni possibili per attaccare un accoppiamento favorevole, circondandoli di tiratori sul perimetro anche a costo di concedere qualcosa a rimbalzo difensivo (solo Washington peggio di loro in regular season) in termini di centimetri. Una formula che ha funzionato egregiamente, visto che solamente Boston ha avuto un differenziale su 100 possessi migliore di OKC (+11.3 contro il +8 dei Thunder) e anche ai playoff sono attualmente avanti 3-0 nella serie contro New Orleans, pagando solo lo scotto dell’esordio in una gara-1 tirata salvo poi travolgere i Pelicans nelle due gare successive. Daigneault a 39 anni (solo due allenatori più giovani di lui in NBA: Joe Mazzulla di Boston e Will Hardy di Utah, entrambi classe ’88) è destinato a diventare un perenne candidato al premio di coach dell’anno anche in futuro, visto che i giovani Thunder hanno un roster costruito per durare nel tempo.