NBA, Edwards dà spettacolo e ora Minnesota fa davvero paura

NBA

La vittoria di gara-1, secondo molti, era stata un episodio fortunato e Denver si sarebbe subito risollevata vincendo gara-2. Invece nella notte i T'Wolves, pur privi di Rudy Gobert, loro punto di riferimento nella metà campo amica, hanno dominato dall'inizio alla fine, trascinati da una difesa asfissiante e da un Anthony Edwards per larghi tratti inarrestabile. Ora, avanti 2-0 contro i campioni in carica, Minnesota comincia a fare davvero paura a tutta la NBA

Prima dell'inizio dei playoff, alla vigilia della serie contro Phoenix, sulla carta parecchio complicata per il differenziale a livello di esperienza tra le due squadre, la maggior parte degli addetti ai lavori concordava su un punto: il successo di Minnesota sarebbe passato dalla tenuta della difesa. Già primi per efficienza difensiva in regular season, ai Timberwolves veniva chiesto di mantenere lo stesso tipo di efficacia anche all'interno del contesto tattico dei playoff, spesso molto diverso da quello della stagione fin lì. Detto, fatto: i primi a sperimentare la tenuta dell'impianto difensivo ideato da coach Finch sono stati i Suns del favoloso trio Beal-Booker-Durant, spazzati via in quattro partite dove il risultato non è mai stato in discussione. Al turno successivo, contro i Nuggets campioni in carica, sarebbe stata però tutta un'altra storia, si diceva.

Jokic e i Nuggets: enigma irrisolvibile risolto alla svelta

Se i Timberwolves al primo turno avevano schiantato una Phoenix ambiziosissima, Denver si era liberata dei Lakers con un 4-1 in cui i ragazzi di coach Malone avevano dato l'impressione di ingranare le marce alte solo quando strettamente necessario. Contro LeBron James e compagni, i Nuggets avevano viaggiato a 108.6 punti di media con un offensive rating di 113 frutto del 46.3% al tiro complessivo. Dati sostanzialmente in linea con quelli della stagione regolare, che però erano risultati più che sufficienti per superare l'ostacolo gialloviola. Nelle prime due partite della serie contro Minnesota, invece, i campioni in carica hanno tirato con il 40.5% dal campo e fatto registrare 89.5 punti di media segnati con 97.8 di offensive rating. Si tratta ovviamente di un campione statistico ridotto, ma che segnala come Denver sia in sostanza andata a sbattere contro un muro difensivo quasi invalicabile. E il problema, per i Nuggets, è che anche in attacco i Timberwolves hanno mostrato una superiorità netta. Soprattutto perché la loro stella designata ha deciso che questo era il momento di prendersi il centro del palcoscenico.

Il vero enigma è Anthony Edwards

Già nella serie con Phoenix Anthony Edwards, alla sua terza esperienza in carriera ai playoff, aveva viaggiato a 31 punti di media, facendo più o meno tutto ciò che voleva quando voleva, ivi compreso provocare una leggenda NBA come Durant. Contro Denver, poi, "Ant" ha alzato ancor di più il tiro, giocando una gara-1 da autentico dominatore (43 punti) e una gara-2 in cui ha colpito in maniera chirurgica la difesa avvesaria, chiudendo a quota 27 con 11/17 dal campo e riposando nel lungo grabage time finale dopo che i suoi si erano già assicurati la seconda vittoria consecutiva. Non che la difesa dei campioni in carica non abbia fatto il possibile per provare a fermarlo, solo che Edwards in questi playoff sembra essere entrato in una dimensione nuova. Una dimensione in cui se non è il miglior giocatore di tutta la NBA, va molto vicino ad esserlo. Una dimensione che gli permette, dall'alto di un'arroganza che al ragazzo non è mai mancata fin dagli esordi, di farsi beffe degli avversari dopo averli umiliati sul parquet.

È nato un leader, anche fuori dal campo

La trasformazione più sorprendente di Edwards in questi playoff, però, è forse quella avvenuta lontano dal campo. A soli 22 anni, infatti, "Ant" sembra essersi calato a pieno anche nel ruolo di leader emotivo per i compagni. Di certo aiutato dalla presenza in spogliatoio di veterani come Mike Conley, la prima scelta al Draft del 2020 nelle ultime settimane è sembrato essere in grado di guidare i compagni non solo durante le partite, dove il talento straripante lo facilita non poco, ma anche prima e dopo le singole sfide. La personalità non gli è mai mancata, anzi, ma Edwards, che nei modi dimostra comunque a pieno la sua giovane età, sembra essere maturato in fretta. Come nella conferenza stampa successiva alla pesantissima vittoria di gara-2, in cui ha mischiato umiltà (non proprio la specialità della casa) e tracotanza (tratto distintivo fin dai tempi dell'high school). "Oggi abbiamo segnato dei tiri e loro li hanno sbagliati, questo ha girato le cose a nostro favore, ma loro rimangono i campioni" ha dichairato Edwards, aggiungendo però anche che "loro non faranno gli stessi errori in gara-3 e scenderanno in campo per fare a cazzotti: noi dobbiamo essere pronti a incassare i loro colpi, ma anche noi molleremo qualche cazzotto". È una minaccia nemmeno tanto velata, quella di "Ant", di fronte alla quale non saranno solo i Nuggets ad alzare il livello dell'attenzione. Perché tutta la NBA ora sa di che materia sono fatti questi Timberwolves, e Minnesota adesso fa davvero paura.