Nei due anni passati a Boston (2017-2019) il rapporto tra Kyrie Irving e il mondo Celtics non è mai sbocciato, anzi. Ora l'attuale stella dei Mavs, impegnato alle Finals contro la sua ex squadra, è tornato con sincerità ad analizzare quello che non ha funzionato, ammettendo che i Celtics ai tempi non erano la sua prima opzione e che avrebbe dovuto avere un approccio diverso
"Qui si aspettano che tu abbracci completamente il 'Celtics Pride', che aderisci totalmente a tutto quello che sono i Celtics, e se non lo fai sarai scoperto. Ed è quello che è successo a me". Kyrie Irving torna a parlare della sua - non felice - esperienza a Boston dal 2017 al 2019, e lo fa con grande lucidità e sincerità. "Se mi guardo indietro, quando sono stato scambiato con i Celtics, non erano una delle mie opzioni, non erano in cima alla lista diciamo. Così quando sono arrivato, invece di apprezzare la storia e l'importanza della franchigia ho solo pensato 'Va bene, seguirò il flow e vediamo come va'. Ma ora credo fosse l'approccio sbagliato, ero anche più giovane sapete (Irving aveva 25 anni). Ma ora che sono un po' più vecchio, guardando le cose col senno di poi capisco che avrei dovuto spendere del tempo per conoscere la gente della comunità, parlare con dei campioni passati di qui prima di me, fare un passo io verso di loro e non aspettare che venissero loro a darmi dei consigli. Parliamo di una delle squadre più vincenti della storia dello sport e devi mostrare rispetto. Credo di aver avuto difficoltà a capire come essere un grande giocatore qui, vincere dei titoli, e allo stesso tempo guidare la squadra e diventare parte senza egoismi dell'organizzazione Celtics e del culto che ne hanno qui". A Kyrie - per sua stessa ammissione - questo difficile compito non è riuscito, e ora il suo consiglio per i futuri giocatori che arriveranno a Boston è "di fare i compiti a casa": devi essere sciuro di sapere in che tipo di realtà stai entrando".