Detto addio a Golden State, il neo-acquisto dei Mavs riflette sul passato ("L'anno scorso ci sono stati momenti difficili, ho perso un po' la gioia") e guarda al futuro: "Qui mi sento ringiovanito: sono ancora convinto di poter essere un ottimo giocatore NBA, nessuno può permettersi di lasciarmi libero". E mentre omaggia Reggie Miller, lo mette nel mirino per un sorpasso storico
Dell’addio dopo 13 anni di Klay Thompson a Golden State si è parlato molto, e hanno detto la loro Steph Curry, Draymond Green e coach Kerr. Ora però è arrivato il momento che a parlare sia lo stesso Thompson, non tanto da ex giocatore degli Warriors quanto da nuova pedina importante dei Dallas Mavericks. “Un nuovo inizio - lo ha definito nella conferenza stampa di presentazione in Texas – ed è bello sentirsi ancora desiderati: lo ammetto, l’anno scorso ci sono stati momenti difficili, mi è venuta a mancare un po’ la gioia”. Il cambio di scenario, per quanto doloroso, forse era dovuto: “Voglio vivere una seconda giovinezza, qui: sento di avere ancora tantissima pallacanestro dentro di me”, ha detto Thompson, convinto che il suo arrivo a Dallas possa far fare quell’ultimo gradino ai Mavs, già giunti in finale NBA a giugno. Un tiratore come lui al fianco di due passatori come Luka Doncic e Kyrie Irving: “Anche a questo punto della mia carriera non penso che nessuna difesa possa permettersi il lusso di lascarmi libero di tirare. E sono convinto di poter essere ancora un ottimo giocatore in questa lega”.
Obiettivo 5° posto tra i migliori tiratori da tre di sempre
E a proposito di tiri, e di tiratori, Thompson ha anche spiegato che la scelta del suo nuovo numero di maglia (ha scelto il 31, visto che l’11 a Dallas è sulle spalle di Kyrie Irving) non è tanto un omaggio alla guardia degli unici Mavs campioni NBA, Jason Terry, quanto il suo modo di onorare uno dei suoi giocatori preferiti, Reggie Miller, suo idolo da ragazzino. Proprio Miller è nel mirino di Thompson, a cui mancano soltanto 80 triple realizzate per superare la leggenda degli Indiana Pacers al 5° posto nella classifica dei giocatori con più canestri da tre in carriera. Gli altri davanti a lui? Damian Lillard, James Harden, Ray Allen e Steph Curry, ovviamente. L’altro “Splash Brother”. Perché anche guardando al futuro il passato sembra sempre voler tornare.