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NBA, Damian Lillard non ci sta: "Io sottovalutato, in pochi continui quanto me"

NBA
©Getty

Ospite nello show dell’ex giocatore NBA Jeff Teague, Damian Lillard si è voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa parlando della sua reputazione in giro per la lega, che secondo lui non è adeguata al suo valore: "Si comportano come se non avessi fatto quello che ho fatto. Ma pochi sono stati continui quanto me nel periodo in cui sono stato in NBA. La mia continuità annoia e non lo faccio notare, ma sono anni che segno 25 punti a partita e vinco"

Si è parlato tanto dell’esclusione di Jaylen Brown dai 12 di Team USA per i Giochi Olimpici, ma in tanti in giro per la NBA avrebbero il pedigree per poter aspirare a un posto in nazionale. Tra questi c’è certamente Damian Lillard, che si è già tolto le sue soddisfazioni in nazionale vincendo l’oro olimpico a Tokyo ma non è stato preso in considerazione per Parigi, anche per la presenza di un giocatore dai pregi e difetti simili come Steph Curry. E proprio parlando di Curry e di come loro due siano i migliori tiratori da tre punti dal palleggio che si siano mai visti, Lillard ha voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe: "Sicuramente non parlano di me quanto dovrebbero" ha detto nel podcast Club 520 dell’ex giocatore NBA Jeff Teague. "Si comportano come se non avessi fatto quello che ho fatto in carriera. Questa sarà la mia tredicesima stagione in NBA e in questo lasso di tempo, quando penso a quante persone sono state molto forti negli ultimi 13 anni, non sono state così tante persone che hanno fatto quello che ho fatto io da quando sono entrato nella lega, e che l'hanno fatto più e più volte. Penso che la gente si annoia con la continuità di rendimento. E non sono uno che lo fa notare, ma sono otto o nove anni che segno più di 25 punti a partita di media e vinco”. A dire il vero, Lillard non può essere certo considerato sottovalutato, visto che è stato votato tra i 75 migliori giocatori dei primi 75 anni di storia della NBA pur non avendo mai raggiunto una finale NBA, vinto un MVP (o anche solo chiuso nella top-3) o portato la sua squadra al primo posto in classifica in regular season. I suoi tiri decisivi ai playoff rimangono delle perle assolute e insieme a Curry ha certamente cambiato il gioco con i suoi tiri dal palleggio, ma considerando che da quella lista sono rimaste fuori Hall of Famer presenti o futuri del calibro di Klay Thompson, Tracy McGrady, Vince Carter, Pau Gasol, Manu Ginobili, Tony Parker, Grant Hill, Derrick Rose, Dwight Howard e soprattutto Nikola Jokic, non si può certo dire che a Lillard non venga riconosciuto di essere tra i grandi.