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NBA, Mitchell non si nasconde: "Voglio l'anello con questi Cavs entro 5 anni"

NBA

Dietro il trionfante inizio dei Cavs, miglior squadra della NBA, c'è la definitiva consacrazione di Donovan Mitchell, che non ha mai giocato così pochi minuti, solo da rookie ha avuto una media punti più bassa di quella attuale ma è sempre più leader di una squadra che ha legittime ambizioni di arrivare fino in fondo per giocarsi il titolo

La miglior partenza nella storia della franchigia (15-0). Un record che conta 27 vittorie nelle prime 31 gare disputate. Il primo posto non solo nella Eastern Conference (con 4 gare di vantaggio sui campioni NBA in carica, i Boston Celtics) ma anche nell'intera NBA (i Thunder hanno due vittorie in meno e una sconfitta in più). I Cleveland Cavaliers sono la squadra di questa prima frazione di campionato NBA, e se tanto del merito va dato al nuovo allenatore dei Cavs, Kenny Atkinson, la stagione di Donovan Mitchell merita di essere messa sotto i riflettori, anche dopo le parole rilasciate dal leader di Cleveland a "The Athletic": "Se dovessi dipingere un quadro ideale, mi vedrei campione NBA entro cinque anni con questa squadra", ha dichiarato Mitchell. E il n°45 sta facendo di tutto per rendere già quest'anno l'anno giusto: è il top scorer dei suoi (e questa non è una novità) ma se si guarda con attenzione alle sue cifre emergono altri dettagli significativi. Mitchell non ha mai giocato così poco (meno di 32 minuti a sera) da quando è in NBA, e difatti la sua media realizzativa è stata inferiore agli attuali 23.3 punti a sera solo nel suo anno da rookie nello Utah. In compenso le sue percentuali da tre punti (uno dei fondamentali più importanti nella pallacanestro di oggi) non sono mai state così alte, sfiorando il 41% su oltre 9 tentativi a sera e la sua leadership è dimostrata tanto dal resto della sua produzione (4.6 assist e altrettanti rimbalzi di media, ma anche più di un recupero e mezzo a partita) quanto dalla sua produzione nel quarto quarto, dove è il 5° miglior realizzatore NBA, segnando più di 7 punti a partita (e facendolo con quasi il 51% al tiro). 

Mitchell e i dettagli che contano

"La sua attenzione ai dettagli e la sua capacità di comunicazione - costante e continua nel corso di tutta la partita - sono straordinarie: ha abbracciato il ruolo di leader di questo gruppo", conferma coach Atkinson. E poi c'è la difesa: il calo nel coinvolgimento offensivo (non deve più fare tutto lui...) gli permette di concentrarsi maggiormente sulla metà campo, dove sono molti a pensare che stia giocando la miglior pallacanestro della sua carriera. "Le sconfitte accusate nei playoff gli scorsi anni mi hanno fatto capire che c'è una finestra temporale per vincere un titolo. Non siamo eterni. Non siamo invincibili. Niente dura per sempre". Come a dire: questo è il momento buono - lo dicono i risultati e lo dice il record. Meglio approfittarne. 

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