NBA, Tyler Herro, la luce in fondo al tunnel dei Miami Heat
NBA ©GettyDopo la trade per Jimmy Butler i Miami Heat stanno attraversando uno dei momenti peggiori della loro storia. Tra le poche note liete della stagione c’è la crescita di Tyler Herro, ormai definitivamente diventato leader della franchigia insieme a Bam Adebayo. E non era per niente scontato che accadesse
Piace ai bambini perché sembra uno di loro, solo un po’ più cresciuto. Un personaggio dei fumetti, non un supereroe violento o aggressivo. Tyler Herro piace ai grandi perché è un attaccante del parquet senza paura, una fiammata d’energia che si sta trasformando in un vincente in maglia Miami Heat. In una stagione difficile e, finora, deludente della squadra, è la luce che illumina Biscayne Boulevard. La sua crescita, la sua maturità, la certezza del futuro. Un percorso con qualche buca e qualche asperità, ma alla fine travolgente. Se vesti la maglia di Miami devi prima imparare ad essere un giocatore degli Heat e poi un giocatore NBA; per lui si è aggiunta anche la difficoltà supplementare dello scetticismo dell’ambiente.
La notte del Draft del 2019, all’annuncio del suo nome con la 13esima scelta assoluta da parte degli Heat, i tifosi si sono risentiti come poche altre volte. Anzi: una tifoseria solitamente discreta, per non dire assente, si era schierata in maniera polemica. Insulti via social, telefonate calde alle radio sportive locali. Delusi di un nome che non accendeva. Nemmeno arrivare col marchio di Kentucky gli aveva dato un’apertura di credito. Più di 300 partite dopo in maglia Heat, oggi è un idolo assoluto. Hanno persino temuto venisse inserito nella trade, poi mai materializzata, per Damian Lillard. Sorriso dopo sorriso, tiro da tre dopo tiro da tre, e soprattutto penetrazione dopo penetrazione, ribaltando il campo in velocità, ha conquistato tutti. Ha abbracciato la cultura del lavoro degli Heat (non sarebbe ancora qui dopo tutti questi anni), ma soprattutto in un periodo storico senza personalità di spicco nello spogliatoio e simboli vincenti in campo si è preso il momento della franchigia.
Non è stato facile neanche conquistarsi un posto in quintetto. Per Spoelstra era perfetto dare la fiammata partendo dalla panchina, per cambiare la partita. Lui voleva iniziare in quintetto, anche per una questione di status. Motivo di leggera frizione dietro le quinte tra giocatore e management, gestito però pubblicamente benissimo. Le lega al termine della stagione 2021-22 lo ha premiato come "Sesto uomo dell’anno" dando forse ragione ad entrambi, ma alla fine i numeri hanno parlato per lui e guidato la scelta definitiva per un cambiamento peraltro non banale. Giocare in quintetto vuol dire affrontare sempre la guardia titolare avversaria, in molti casi una superstar anziché un giocatore di secondo piano. Significa crescita, maturità. Eccolo qui, il percorso. Ogni difficoltà, ogni sfida ha estratto il meglio da Herro.

Oggi a soli 25 anni è un giocatore di alto livello, per cui il dubbio se mai è se possa essere giocatore franchigia o terzo lato di un triangolo vincente per ambire a riportare il Larry O’Brien Trophy a South Beach. In questa stagione difficile tutti i suoi numeri offensivi rappresentano il massimo in carriera: punti, percentuale di realizzazione e assist a partita. Miglioramento anche frutto del lavoro estivo. Spoelstra nella off-season lo ha preso da parte e gli ha chiesto di prendere ancora più rischi, di tirare ogni qualvolta veda un minimo di spazio concesso dalla difesa. Dopo l’incontro lo ha affidato per un lavoro individuale a Wayne Ellington, oggi parte del coaching staff, fino a poche stagioni fa ottimo tiratore NBA con tante maglie (nel 2018 con gli Heat 227 triple superando record di franchigia di Damon Jones).
Uno dei tatuaggi che porta sul petto dice “No work, no check” e in questo caso il lavoro ha decisamente pagato. Ha vinto anche la gara del tiro da 3 all’All Star Game di San Francisco (5° a riuscirci nella storia di Miami dopo Rice, Kapono, Cook e James Jones) Nella sconfitta contro Charlotte ha superato i 6.586 punti di Udonis Haslem diventando il 9° marcatore di tutti i tempi della franchigia, cementando sempre più il suo legame con gli Heat e la sua storia.
Per un millennial come lui è ancora troppo presto per pensare alla sua Legacy, ma lui la risposta la sa già: dare il giusto esempio ai suoi figli. Legame fortissimo con la famiglia e in assoluto responsabilità verso i bambini. “Io seguivo dei giocatori NBA quando ero piccolo dentro e fuori dal campo, quindi è una consapevolezza che adesso sento molto mia”. Passione per la famiglia, ma anche sullo sfondo per la moda. Un affare di famiglia, visto che la compagna Katya Elise è una fitness model con una sua linea d’abbigliamento per costumi, e non c’è posto migliore per svilupparla della Florida. A volte vedere gli outfit con cui arriva alle partite può essere scioccante anche più dei suoi tiri dalla distanza e la velocità dei suoi coast to coast, ma fa tutto parte della sua frizzante personalità.
Quella di Tyler Herro è stata un’ascesa continua, personale e professionale. Ha vinto lo scetticismo di tifosi, stampa e, in parte, dello staff tecnico, adesso deve provare a stupire se stesso e cambiare ulteriormente dimensione. Se Miami vuole sperare di vincere deve attirare a South Beach un vero numero uno da aggiungere a lui e Bam Adebayo, ma senza un Herro ancor più protagonista il sogno del quarto titolo potrebbe rimanere tale. La chiave potrebbe essere lui, e i segnali che ha offerto finora sono incoraggianti.