Il Natale NBA. Una tradizione. Un classico. Ora in pericolo. Abituati a dominare sotto l’albero – cinque partite in fila, network nazionali schierati – ora Adam Silver e compagni devono fare i conti con la concorrenza, sempre più agguerrita, della NFL. Non una novità, sia chiaro. La lega di football aveva già mandato in onda due match lo scorso 25 dicembre (uno tra l’altro su Netflix), nonostante l’ultimo Natale cadesse di mercoledì, giorno della settimana che di solito non prevede il football in palinsesto (l’ultima volta era successo nel 1925!). E dall’anno prossimo, ha annunciato recentemente il commissioner NFL Roger Goodell, le partite a Natale “saranno sicuramente tre” (due su Netflix e una su Amazon). Silver incassa il colpo con classe (“Non che Roger Goodell in ogni caso mi ascolterebbe, ma non mi permetterei mai di suggerire cosa fare a chi che sia. La NFL fa bene a fare quello che ritiene meglio per sé”) ma già pensa a un modo di correre ai ripari.
L’idea? Diminuire il numero delle partite il giorno di Natale (per cercare di trovare un equilibrio con la NFL) e magari programmarne alcune di quelle solitamente in programma il 25 il giorno prima, la vigilia di Natale (solo due le gare giocate il 24 dicembre nella storia della lega, una nel 1960 e l’altra nel 1967). Insomma, dietro le dichiarazioni di facciata – “Do il benvenuto alla NFL: la competizione non fa che migliorare il prodotto di tutti” – la NBA cerca di trovare una risposta per mantenere il proprio predominio sotto l’albero di Natale.
