I Rockets, dopo la grande vittoria in gara-6, sono pronti a giocarsi il tutto per tutto questa notte contro Golden State (diretta dalle 2.30 su Sky Sport NBA). E la serie combattutissima ha fornito a coach Ime Udoka tante indicazioni e una certezza: quando in campo ci sono sia Alperen Sengun che Steven Adams, Houston vince. Il neozelandese, reduce da un anno e mezzo abbondante di stop per infortunio, sembra essere la vera sorpresa di questi playoff e la coppia con il turco fa sognare i texani
Di Steven Adams, ad un certo punto, si erano quasi perse le tracce. Il brutto infortunio subito nel gennaio del 2023, a cui era seguita qualche mese dopo l’operazione al ginocchio destro, l’aveva d’altronde tenuto lontano dai campi per oltre 18 mesi. E lo scambio con cui Memphis lo mandava a Houston nel febbraio del 2024 passava quasi inosservato, forse proprio perché era cosa nota che il giocatore sarebbe potuto tornare a disposizione solo nella stagione successiva. Cosa puntualmente successa, anche in questo caso senza grandi clamori, forse a causa del minutaggio comunque piuttosto limitato (13.7 minuti) accumulato nelle 58 partite giocate dal neozelandese. La sua presenza a roster per i Rockets, insomma, sembrava aver senso giusto per concedere qualche momento di riposo ad Alperen Sengun, centro titolare e punti di riferimento attuale e futuro della squadra. Con l’arrivo dei playoff, però, le cose sono cambiate e Adams è tornato, con grande sorpresa un po’ di tutti, un protagonista di primo piano. Non solo, oltre ad agire da cambio del turco, l'ex Thunder e Grizzlies ha dimostrato di poter restare in campo al fianco del compagno, in una versione del quintetto con il doppio lungo che a qualche tifoso non più giovanissimo dei Rockets potrebbe anche aver ricordato le mitiche Twin Towers, ovvero Hakeem Olajuwon e Ralph Sampsons, che a metà anni '80 avevano trascinato la squadra alle sue prime NBA Finals.
La presenza di Adams e la coppia con Sengun
Non che i minuti trascorsi in campo siano poi aumentati molto, perché nelle prime sfide contro Golden State Adams è stato sul parquet in media per 14.7 minuti, ma il suo impatto è stato a dir poco devastante. Con lui in campo, infatti, i Rockets hanno accumulato un plus/minus complessivo di +53, mentre senza di lui il conteggio scende a -39. Si tratta per distacco dei numeri migliori tra i giocatori a disposizione di Ime Udoka, a cui si aggiunge anche il dato del net rating quando Adams gioca (+20.2) e quando riposa (-11.2). Il campione statistico è forse troppo limitato, ma la presenza di Adams ha in qualche modo cambiato i destini della serie. In particolare grazie alla capacità del neozelandese di convivere con Sengun nel quintetto con il doppio lungo. Le nuove ‘Twin Towers’ di Houston hanno fin qui trascorso 75 minuti totali insieme sul parquet contro gli Warriors e in quei minuti il plus/minus dice +39 e il net rating +30.1. E per Golden State è stato un po’ come tornare indietro di quasi dieci anni, quando Adams era il totem difensivo dei Thunder e nelle tiratissime finali della Western Conference del 2016 la corsa dei ragazzi di coach Steve Kerr aveva rischiato di infrangersi sul duo formato con Enes Kanter e, per via dei baffi sfoggiati da entrambi i giocatori, rinominato ‘Stache Brothers’. Allora Steph Curry e compagni se l’erano cavata proprio a gara-7, la stessa che li attende questa notte alle 2.30 in diretta su Sky Sport NBA con commento originale e poi in replica domani lunedì 5 maggio con il commento di Francesco Bonfardeci e Mauro Bevacqua.
