In estate il suo ritorno ai Clippers dopo otto anni era stata una delle storie più apprezzate, ma la prima parte di regular season è stata da incubo per Chris Paul. La squadra, tra infortuni e prestazioni parecchio scadenti, al momento sarebbe fuori addirittura dal play-in, e il super veterano è stato lasciato fuori nelle ultime cinque partite nonostante le molte assenze a roster e quando ha giocato è sembrato la brutta copia del giocatore conosciuto fin qui in venti stagioni da professionista
Quando lo scorso luglio Chris Paul decideva di tornare ai Clippers dopo otto anni, rivestendo la maglia con cui aveva vissuto momenti esaltanti nella sua stagione numero 21 da professionista, di certo aveva immaginato qualcosa di diverso rispetto alla realtà con cui si trova ad avere a che fare dopo un mese scarso di regular season. La squadra, che a dire il vero ha visto infortunarsi molti dei suoi giocatori più importanti, al momento ha un record di 4 vittorie e 9 sconfitte che non varrebbe nemmeno per un posto al play-in nella Western Conference. In piena crisi e per l’appunto con tante assenze, però, Chris Paul non ha visto il campo nelle ultime cinque partite, di cui quatto perse. Il super veterano, quindi, non gioca dallo scorso 6 novembre e quando l’ha fatto è davvero sembrato una versione quasi irriconoscibile del giocatore apprezzato nell’arco degli ultimi due decenni.
Un inizio da incubo per CP3
Paul ha fin qui giocato 8 delle 13 partite disputate dai Clippers, e in queste partite ha mandato a referto le peggiori statistiche individuali della sua carriera. Certo, l’aspettativa era che il grande ex operasse in sostanza come leader della second unit della squadra, partendo dalla panchina e dispensando un po’ della sua esperienza e del suo enorme QI cestistico. Nessuno, insomma, si attendeva di rivedere il Paul dei giorni migliori, ma i 2.3 punti e 3.6 assist di media tenuti nei 12.9 minuti giocati a partita, tirando con un disastroso 24% complessivo dal campo. Non stupisce quindi, che nonostante il curriculum e lo status di CP3, coach Ty Lue nelle ultime partite gli abbia preferito panchinari dal talento assai limitato come Jordan Miller o rookie alle prime armi come Kobe Sanders. E la prospettiva di quella che avrebbe dovuto essere una stagione se non gloriosa almeno positiva ora si fa davvero fosca.