Vergogna Matos, sconfitta e squalifica a vita

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Il 32enne cubano ha tirato un calcio in faccia all'arbitro dopo il ko nella finale per il bronzo del taekwondo. Squalifica a vita anche per il suo coach

Calcio in faccia all'arbitro e squalifica a vita. Le Olimpiadi di Pechino si concludono in modo vergognoso per il cubano Angel Valodia Matos. Impegnato nella finale per il bronzo del taekwondo, Matos, che alle Olimpiadi di Sydney 2000 aveva vinto la medaglia d'oro nella categoria +80 kg, ha perso completamente la testa dopo l'annuncio del verdetto favorevole al suo avversario, il kazako Arman Chilmanov. A innescare la miccia è stato il coach di Matos, entrato sul tatami per protestare contro l'arbitro dell'incontro, Chakir Chelbat. Matos ha assalito l'arbitro svedese prima verbalmente, poi è passato alle maniere forti colpendolo con un calcio in pieno volto.

Il 32enne cubano si era infortunato nel secondo round, in una situazione di punteggio che lo vedeva in vantaggio 3-2. Matos è caduto sul tatami per un problema alla caviglia ed è intervenuto il medico. Il regolamento del taekwondo, però, concede all'arbitro il diritto di dichiarare chiuso l'incontro e assegnare la vittoria all'avversario quando le cure di un atleta infortunato durano più di un minuto, e così è stato oggi a Pechino. Fra lo stupore generale del pubblico, il parapiglia è continuato per diversi interminabili secondi: sul tatami è intervenuta anche la giuria, che ha cercato di separare l'atleta e il suo coach dal malcapitato arbitro. La situazione è tornata alla calma solo quando i due hanno abbandonato il tatami. L'arbitro, nel frattempo, tamponava con un fazzoletto il sangue che gli usciva dal naso. La Federazione mondiale di taekwondo (Wtf) ha squalificato a vita sia Matos che il suo coach.