Fondo. Disastro azzurro nella 4x10km, trionfa la Svezia

Olimpiadi
Peter Nottung collassa dopo la sua frazione nella staffetta 4x10 di fondo. Sarà necessario il ricovero prima che si riprenda normalmente
CANADA VANCOUVER 2010 OLYMPIC GAMES

Il quartetto svedese ha vinto la medaglia d'oro nella gara della staffetta 4X10 davanti a Norvegia e Repubblica Ceca. L'Italia che deteneva il titolo, nona al traguardo, ha toppato clamorosamente finendo fuori dal podio dopo oltre 18anni. LO SPECIALE

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Staffetta 4x10km - Il quartetto della Svezia ha vinto la medaglia d'oro nella gara della staffetta 4X10 del programma di sci di fondo delle Olimpiadi di Vancouver. L'argento è andato alla Norvegia, il bronzo alla Repubblica Ceca. L'Italia, che aveva vinto questa gara ai Giochi di Torino, ha chiuso al nono posto.

La generazione di fenomeni abdica, è la fine dell'era della staffetta del fondo. La volata olimpica di Torino, con Cristian Zorzi talmente avanti da potersi fermare a prendere la bandiera tricolore per festeggiare il titolo olimpico, è solo un ricordo sbiadito. La storia fatta di diciotto anni d'oro e d'argento, quella della striscia di successi e podi, si chiude sotto la neve di Whistler, la prima vera in questi strani Giochi 'primaverili': i moschettieri dello sci nordico devono arrendersi a chi è più forte, al nuovo che avanza, accettare che qui l'età dell'oro non coincide più con quella anagrafica. E per l'Italia spedita a Vancouver è l'ennesima legnata di un 'Olimpiade che proprio non si riesce a raddrizzare: fermi a 4 medaglie, e con ormai zero speranze, o quasi, di strappare qualche successo (il fondo ha ancora la staffetta donne, e le maratone individuali, 30 e 50 km). La 4X10 km, che da Albertville in poi non ha mai tradito le aspettative, stavolta sapeva di avere una missione impossibile: difficile però abdicare così, senza storia, senza essere mai della partita. Noni, con la Svezia a giocare il ruolo che quattro anni fa fu dell'Italia, seguita dalla Norvegia di Petter Northug e addirittura dalla Repubblica Ceca, bronzo.

Va tutto storto fin dalla prima frazione, quella con Valerio Checchi, l'unico della quaterna, con Giorgio Di Centa e Pietro Piller Cottrer, pilastri centrali e Zorzi a chiudere, a non aver mai vinto una medaglia a cinque cerchi. All'ottavo chilometro cade e perde in velocità quei 15" che diventeranno 26"5 al primo cambio, con l'Italia costretta a inseguire dall'ottavo posto. E non ci riesce Di Centa, che, dice, mette gli sci sbagliati: colpa della maledizione del portabandiera, o dei 37 anni suonati che non gli garantiscono il feeling di un tempo con lo skating. L'Italia scivola dodicesima a 1'03 dalla Svezia, ormai in viaggio verso il titolo. Vancouver è mesta per il superman di Torino, a cui resta solo la carta della 50 km, per la quale le speranze sono anche meno. A Piller, che tenta una timida rimonta e va al quarto cambio con l'ottavo posto e 1'07"09 dallo svedese Soedergren, resta la consolazione dell'argento nella 15 km, l'unico finora preso dal fondo. Per Zorzi  niente show nel rettilineo finale: il nono posto non lo consente. L'aria a Whistler Mountain è di resa, perché con 142 anni messi insieme, questa staffetta azzurra è la più vecchia di sempre ai Giochi.

E qui si volta pagina. "Così é frustrante - dice Piller - ci siamo trovati talmente indietro che nemmeno io sono riuscito a fare il solito lavoro sporco. Nessuno si aspettava l'oro, ma al bronzo puntavamo. Ci dispiace perché si interrompe una tradizione, ma non siamo proprio da rottamare". A Checchi il rimpianto di essere il solo ancora a corto di medaglie olimpiche: "Questo é un motivo buono per andare avanti". Zorzi parla dei materiali, perché ormai "serve il top, e quelli giusti fanno la differenza. Ma ci vorranno anni per tornare al vertice". Di Centa si defila: "Sono molto dispiaciuto, ho sbagliato la scelta degli sci".

Al ct Silvio Fauner, che ha preso in consegna tre anni fa il fondo azzurro, la constatazione più amara: "Stiamo pagando il lavoro non fatto a livello giovanile, qui c'erano atleti presenti anche a Nagano. Ma a tre anni dai Giochi non si poteva investire su una generazione nuova, e io ho dovuto proseguire con i campioni di sempre. E credo sia stata la scelta giusta. A livello olimpico certo si chiude un'era, ma non ditemi che il movimento è morto. Bisogna cambiare rotta e investire sui giovani". Torino è un ricorso, ora serve guardare avanti: lì l'Italia era la storia, qui la storia la scrivono altri.