Viva l'8 marzo, ecco le donne che non si arrendono

Olimpiadi
Carolina Kostner piange al termine della sua prova nel libero di pattinaggio di figura
Vancouver Olympics Figure Skating

La sciatrice Johanna Schnarf, le pattinatrici Carolina Kostner e Joannie Rochette. Finite le Olimpiadi, comincia il futuro. Quando gli altri dubitano, quando dicono che questa volta sei finita, ecco come fare a rialzarsi. RIPASSA L'ALBUM DELLE OLIMPIADI

SCOPRI LO SPECIALE OLIMPIADI

GUARDA GLI HIGHLIGHTS DELLE OLIMPIADI


Cadere e rialzarsi. Quando gli altri dubitano, quando dicono che questa volta sei finita, quando persino tu rischi di non crederci più. Non c'è tempo per restare a terra, per nascondersi, per scappare. Devi rimetterti in piedi e ripartire. Perché essere donna è anche questo. Come farlo Johanna, Carolina e Joannie l'hanno dimostrato a Vancouver, dove arrivavano da strade diverse, da dove sono tornate con emozioni diverse.

Johanna Schnarf, 25enne di Bressanone, all'Olimpiade non doveva nemmeno partecipare. Pochi mesi fa, alla vigilia della Coppa del Mondo di sci alpino, si è strappata i legamenti della caviglia sinistra, l'ultimo dei tanti guai fisici che ne avevano condizionato la carriera. Convocata per sostituire Nadia Fanchini, Johanna - o Hanna, come la chiamano - ha sfiorato il podio in SuperG, quarta a 11 centesimi dal bronzo della dea Lindsey Vonn. Ha esultato, ha capito subito di aver fatto una grande gara. La presa di coscienza delle proprie qualità è stata più forte della delusione per la medaglia mancata. "Non ci credevo… Sapevo che potevo farlo. Sono contenta". E adesso Hanna non ha intenzione di smettere. Lo prova il suo ritorno in Coppa a Crans Montana, seconda dietro alla solita Vonn.

Carolina Kostner in Canada si presentava invece con l'oro europeo al collo, milioni di occhi addosso e il peso delle attese. I suoi sogni si sono infranti nel programma libero: un'indecisione e tre cadute, la prospettiva del trionfo in una manciata di minuti si è trasformata in un fallimento. Dal settimo posto del corto al sedicesimo finale. Mani nei capelli e testa bassa, il volto segnato dalla frustrazione e dalla rabbia. Non si tratta della prima amarezza per Carolina, ma forse è la più dolorosa. Il momento della resa però non è ancora arrivato, l'ha detto lei stessa. "Io continuo a essere testarda, perché so che il mio momento deve venire". Tra due settimane a Torino cominciano i Mondiali, l'occasione giusta, anche se la più difficile, per esprimere talento e carattere e far cambiare idea ai tanti che le hanno messe in dubbio.

Di classe e forza di volontà ne ha in abbondanza la canadese Joannie Rochette, bronzo nella stessa gara della Kostner a quattro giorni di distanza dall'improvvisa morte della madre. "Mia mamma mi avrebbe detto di inseguire il mio sogno. E' grazie a lei che mi sento così forte e che ce l'ho fatta…E' solo pensando a lei che sono riuscita a isolarmi da tutto, a concentrarmi, a non lasciarmi sopraffare dalle emozioni e a dare il massimo di me stessa". E' Joannie il simbolo delle donne che non si arrendono, che lottano e che, dopo ogni caduta, riescono sempre a risollevarsi.