Schwazer tre ore al Coni: "Ho detto la verità"

Olimpiadi
Alex Schwazer al suo ingresso al CONI

L'ex marciatore: "Non c'è altro e sono deluso che siate tutti qui: quando vinsi l'oro a Pechino eravate un quinto rispetto ad oggi. Questo la dice lunga sullo sport". L'avvocato Brandstaetter: "Spero in una sentenza giusta ed equilibrata"

E' durata poco meno di una marcia di 50km, la sua specialità, l'ultima fatica di Alex Schwazer davanti alla Procura Antidoping. Nessun record, nessuna medaglia in palio per il campione olimpico di Pechino ma solo la possibilita' di dire tutta la verità. "Ho ripetuto le stesse cose che ho detto tre mesi fa. Non c'è altro e sono deluso che siate tutti qui: quando vinsi l'oro a Pechino eravate un quinto rispetto ad oggi. Questo la dice lunga sullo sport", è stata la reazione piccata dell'altoatesino alle domande dei cronisti che attendevano la sua uscita all'ingresso della sede del Coni.

Un gesto di stizza per lui che, abituato a ben altri tipi di interviste, dal 6 agosto, giorno in cui è stato ufficializzata la sua positività all'Epo e in cui ha interrotto la sua carriera agonistica alla vigilia dei Giochi di Londra, ha visto il suo nome accostato al doping. Una macchia nera, indelebile, che rischia di sporcare anche la sua fidanzata e campionessa di pattinaggio, Carolina Kostner, tirata in ballo nella vicenda. Il procuratore Ettore Torri infatti avrebbe insistito molto su questo argomento. Sicuramente ha dovuto chiarire i suoi legami con il dottor Michele Ferrari, medico inibito a vita dalla Federciclismo dal 2002 per doping, ma che diversi sportivi hanno frequentato nonostante il Coni vieti ogni consulto da parte di medici banditi. "Ho dato delle risposte. Quali? Basta che ascoltate la conferenza stampa che ho fatto tre mesi fa" si è limitato a dire l'atleta. Maggiore chiarezza sull'interrogatorio l'ha fatta il suo legale, l'avvocato Gerhard Brandstaetter: "La Kostner ha visto il dottor Ferrari una volta quando aveva accompagnato Alex a una gara. E' un capitolo che non c'entra. Il resto sono solo speculazioni antipatiche e gratuite".

In merito a quel gesto scoperto dalla Wada (l'agenzia mondiale antidoping) lo scorso luglio e al viaggio in Turchia in cui si sarebbe procurato l'Epo, pagando in contanti (1.500 euro) un farmacista, invece ha spiegato: "I fatti erano già noti. Lui è tranquillo e sereno e ora guarda avanti. Dopo tanti anni di sacrifici e grossi successi anche per l'Italia è un momento triste, ha fatto un grave errore, lo ha ammesso e ha chiarito tutto. E' stato un grande atleta e un ragazzo d'oro e ha un futuro davanti a sé". Brandstaetter spera almeno "in una sentenza giusta ed equilibrata". Poi si vedrà. "Alex ha chiuso, sta guardando avanti, sta studiando, è sereno e ha superato il momento difficile" ha precisato. "Bisogna essergli vicini - aveva ammesso in mattinata il presidente del Coni, Gianni Petrucci -. La giustizia sportiva e quella ordinaria faranno il proprio corso, ma umanamente non mi sento di abbandonare una persona che ha vissuto nel nostro mondo".