Lo sport come rivincita: cosa solo gli Special Olympics, i Giochi dell’inclusione

Quando le chiedono cosa significa rappresentare l’Italia agli Special Olympics, Elisa Parutto, 24 anni, risponde con due parole. La prima è responsabilità. La seconda orgoglio. Ha occhi azzurri che parlano e in questi giorni sono spesso lucidi, pieni, felici. L’8 marzo sarà a Torino per la cerimonia di apertura dei Giochi e il giorno dopo, a Bardonecchia, gareggerà nella danza sportiva, disciplina esordiente. Elisa si sta allenando ogni giorno, lei che è così golosa ha scelto in autonomia di mettersi a dieta fino al 15 marzo, ascolta a ripetizione Laura Pausini sulle cui note eseguirà la sua performance. Inutile chiederle quale canzone porterà, lei sorride e risponde: no spoiler. “Per me lo sport è una rivincita”, ha raccontato la ragazza a Sky Sport. “Una rivincita rispetto a tutte le persone che mi dicevano che non sarei mai riuscita a camminare. Non capita tutti i giorni di partecipare ai Mondiali”. Eccola Elisa, ultima tedofora alla torch run di Venezia , circa 3 chilometri quasi tutti di corsa per accendere il braciere che ha segnato l’inizio ufficiale della dodicesima edizione invernale dei Giochi per persone con disabilità intellettive. Fino ai 2 anni e mezzo Elisa non parlava e non camminava; dormiva quasi tutto il giorno. La causa è una mutazione genetica senza letteratura medica per cui i dottori non riescono a trovare un rimedio. Roberta, sua mamma, si ricorda le parole di quei mesi e di quegli anni: “Sua figlia non camminerà mai”. Lo sport è cominciato tempo dopo, su consiglio di una fisioterapista, come terapia per aiutarla a rimanere in equilibrio, a non aver paura dello spazio intorno. È così che la ragazza impara a camminare, a muoversi, persino a correre, pattinare e ballare. A Torino, dall’8 al 15 marzo, Elisa farà parte di una delegazione di 400 atleti azzurri in un evento a cui parteciperanno oltre 1500 atleti provenienti da 100 paesi diversi. Il loro motto è: “Fammi vincere, ma se non riuscissi a vincere, fammi essere coraggioso nel tentativo”. Mary Davis, la ceo di Special Olympics è convinta che questi Mondiali, che per la prima volta nella storia si terranno in Italia, avranno un impatto sociale mai visto prima perché faranno vedere “a tutto il mondo di cosa sono capaci questi ragazzi e queste ragazze che nella vita hanno dovuto superare molti ostacoli”. Anche Andrea Tomasoni sarà a Bardonecchia per gareggiare nella danza sportiva: “La danza mi ha insegnato ad essere fiera di me”, ha raccontato. “Ci sono persone che non riuscivano nemmeno a camminare. Nei prossimi giorni noi vogliamo dimostrare che tutti hanno il diritto di fare sport”. Saranno otto le discipline in gara: oltre alla danza sportiva, sci alpino, sci nordico, snowboard, pattinaggio di velocità, floorball , pattinaggio artistico e corsa con le racchette. Eros Zanotti ha 30 anni, è uno degli atleti che saranno a Torino e futuro tedoforo per Milano Cortina. Parteciperà alle gare di sci di fondo. Prima di partire per il Piemonte si è allenato a Ponte di Legno. “Grazie allo sport ho capito di non essere solo. Mi sono messo alla prova, ho compreso il mio vero valore e ho trovato dei veri amici”. Eros fa parte dell’All Inclusive Team di Asola, in provincia di Mantova, un’organizzazione di cui fanno parte atleti di ogni disciplina e categoria, atleti che parteciperanno ai prossimi Special Olympics e atleti che faranno il tifo da lontano, atleti da medaglia e atleti che non avrebbero mai pensato di riuscire a indossare un paio di sci e per cui è un traguardo arrivare in fondo a una pista, atleti che cadono e che hanno imparato a rialzarsi da soli. Elisa, Eros, Andrea, il team italiano e tutti gli atleti del mondo. A Torino i ragazzi di Special Olympics sono pronti per essere la miglior versione di se stessi. Con responsabilità ma soprattutto con orgoglio.

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Lo sport come rivincita: cosa solo gli Special Olympics, i Giochi dell’inclusione

Giorgia Mecca