Un'Italrugby campo e Twitter: nessuna paura dell'Inghilterra

Rugby
Il tallonatore ed equilibrista Tommaso D'Apice. L'ambiente dell'Italrugby, come dimostra Twitter, è sereno in vista della seconda giornata del Sei Nazioni contro l'Inghilterra
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Ambiente sereno in vista della seconda giornata del Sei Nazioni contro il XV della Rosa: tre o quattro allenamenti al giorno nella neve e poi anche un po' di svago attraverso i social network. Così la sconfitta con la Francia è stata archiviata in fretta

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di Simone De Luca

La Francia è andata, all'Inghilterra manca poco, alle altre si penserà poi. All'interno del raduno azzurro l'atmosfera potrebbe essere tesa, dopo una sconfitta con quattro mete subite e nessuna segnata sarebbe anche normale, pesante o di preoccupazione. Potrebbe ma allora non staremmo qui a parlarvi dell'Italrugby.

Non staremmo qui a scrivere di 30 ragazzi, atleti, campioni a seconda di quello che si vuole guardare e cercare, che si allenano 3 o 4 volte al giorno anche nella neve e che la sera, prima di spegnere le luci, trovano anche il tempo per farsi quattro risate.

Chi usa il social network del momento, Twitter, magari ha già un'idea di quello che succede. Basta andare su https://twitter.com/#!/Federugby/azzurri per capire di cosa stiamo parlando. E' la lista ufficiale della Federazione Rugby. Lì sono raccolti tutti gli azzurri che twittano. Tra i più attivi Martin Castrogiovanni, Gonzalo Canale, Sergio Parisse e Tommaso D'Apice uno degli ultimi arrivati ma già colonna di questo gruppo.

Se fossimo giornalisti in cerca di uno scoop o di una polemica gratuita avremmo vita facile con questi tweet: una sconfitta, non certo rara per la nostra nazionale, e si potrebbe scrivere che gli azzurri sono distratti, scherzano, non lavorano abbastanza duro.
Sarebbe facile da scrivere se non li vedessimo allenarsi tutti i giorni.

Se non vedessimo quanto il nuovo ct Jacques Brunel li stia spremendo. In campo 3 volte al giorno, in palestra, per la quarta seduta, al video per analizzare a fondo azioni proprie e degli avversari.

Con un metodo nuovo per la nostra nazionale in cui a fare l'analisi delle situazioni di partita sono direttamente i giocatori che poi si confrontano tra di loro e con lo staff tecnico. Sarebbe facile criticare se non avessimo visto lo spirito con cui gli azzurri sono entrati in campo a Parigi, la caparbietà con cui, in 14 contro 15, hanno cercato quella meta che non avrebbe cambiato il risultato, che non avrebbe rovinato la giornata ai francesi in cerca di rivincita dopo la sconfitta del 2011, ma che sarebbe stata una forte dimostrazione di orgoglio e di carattere.

Semplice a parole un po' meno sul campo. Ed infatti quella meta non è arrivata, o almeno non questa volta. Ma nemmeno questo, nemmeno le critiche spesso gratuite ed immotivate di francesi ed inglesi hanno rovinato l'atmosfera, hanno intaccato quel rapporto che si sta costruendo tra la nazionale ed il suo nuovo CT, hanno fatto scendere un'ombra sul raduno azzurro.

Semmai a scendere è stata la neve, tanta per una città come Roma, a complicare allenamenti e piani tattici, a raffreddare, e non poco, il clima mite quasi primaverile della settimana precedente, a ricoprire i campi da gioco a far tornare per un giorni bambini anche degli armadi a quattro ante come i nostri campioni del rugby.

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