L'Italia crolla a Dublino, l'Irlanda strapazza gli azzurri
RugbyTerza sconfitta consecutiva per gli uomini di Brunel nel Sei Nazioni 2012. La meta di Parisse resta una magra consolazione nella disfatta contro gli irlandesi. Il 42-10 finale non lascia adito a dubbi sulla pessima prova dei nostri azzurri. FOTO E VIDEO
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IRLANDA-ITALIA 42-10
di Antonio Raimondi
Il risultato è impietoso, 42 a 10, ma ci sta tutto per chi ha cercato di misurarsi alla pari. E' la bellezza di uno sport crudo come il rugby, nel quale, se lotti al massimo delle tue possibilità, puoi alla fine subire una sconfitta pesante, come in un certo senso accade nel pugilato, nel quale se accetti la battaglia, magari finisci k.o. perché hai esaurito le tue risorse fisiche. E' stato così per l'Italia a Dublino contro l'Irlanda, perché alla fine, come ha sottolineato Jacques Brunel, abbiamo perso il confronto nell'uno contro uno. Battuti dalla maggior forza fisica dei nostri avversari. Eppure, durante i primi quaranta minuti ci abbiamo sperato, siamo stati in partita, avremmo addirittura potuto chiudere in pareggio la prima frazione, dopo la meta di Sergio Parisse. Una meta costruita, rispetto ai colpi fortunati che abbiamo avuto contro l'Inghilterra. Segno questo che qualcosa sta cambiando, che Brunel ci sta portando su un piano rugbistico a più dimensioni, inserendo qualcosa di nuovo alla forza della nostra mischia.
Manca però ancora tanto. C'è da lavorare e c'è soprattutto da far crescere e sviluppare nuovi talenti, perché il problema del mediano d'apertura non è stato ancora risolto e all'Aviva Stadium abbiamo visto la trentesima coppia di mediani, da quando nel 2003 si è interrotta la partnership efficace tra Diego Dominguez e Alessandro Troncon. Tobias Botes non ha demeritato, ha saputo muovere bene l'attacco italiano, anche se è stato insufficiente nei calci piazzati. Difficile pensare a lui come l'apertura del futuro, mentre sarebbe molto probabilmente più interessante ed efficace vederlo in concorrenza con Gori e Semenzato per la maglia numero 9.
Alla fine il problema del mediano d'apertura richiede una risoluzione che non è al momento nelle possibilità di Brunel, che si limioa a scegliere tra quanto gli propone il movimento, e quindi è una soluzione che dovrebbe uscire dal processo di “formazione” comandato dalla federazione italiana. Limitiamoci però a rimanere nell'ambito della partita con l'Irlanda. La mischia ha funzionato, anche con gli esperimenti di Rizzo e Cittadini in prima linea. Uno splendido primo tempo, che ha prodotto calci di punizione e una notevole superiorità. Tutto bello, ma non fino in fondo, perché nel secondo tempo c'è stato il calo, con le attenuanti, perché Rizzo e Cittadini non avevano un minutaggio adeguato nell'ultimo periodo, avendo giocato pochi minuti dalla metà di gennaio ad oggi.
Emblematica la mischia nei 22 metri azzurri, quando dopo l'ingaggio e una prima spinta del nostro pack, abbiamo subito la contro spinta irlandese che ha portato l'arbitro sudafricano Craig Joubert a fischiare un calcio di punizione a favore dei nostri avversari. Anche qui c'è da lavorare, ma almeno c'è della “materia prima” di alta qualità. Rimanendo al primo tempo, da valutare complessivamente in modo positivo, c'è da sottolineare il fatto di non essere riusciti a gestire il momento positivo. Sul 10 a 10 e con un paio di minuti ancora da giocare, abbiamo concesso subito un possesso all'Irlanda, che ha portato alla marcatura di Bowe, che oltre a dare il 17 a 10 ha dato all'Irlanda un notevole vantaggio psicologico. Qualcosa di simile a quanto ci è accaduto contro l'Inghilterra, che nel momento più positivo, abbiamo subito un contraccolpo in termini di punti e di disagio psicologico. Manca la capacità di giocare i punti importanti, perché tutto sommato in particolare con Parisse e McLean siamo stati positivi nel gioco aereo, nel confronto di maestri come Kearney e O'Connell, ma il pallone decisivo è stato conquistato dall'Irlanda, così come la mischia importante è stata vinta dall'Irlanda. C'è da sperare che queste esperienze servano per una maturazione globale della squadra.
Difficile trovare invece motivi incoraggianti nel secondo tempo, soprattutto quando si analizza che siamo passati dal 17 a 10 al 42 a 10. Probabilmente dobbiamo riuscire a migliorare la “cilindrata” dei nostri giocatori. Piano piano abbiamo ceduto completamente il controllo del gioco e non siamo più riusciti ad essere competitivi nella “collisione” e quindi a dare qualità ai placcaggi che nella statistica ufficiale hanno avuto un 93% di realizzazione. Sarà compito degli analisti dare un giudizio qualitativo di questi placcaggi, ma le parole di Brunel sul cedimento nell'uno contro uno, fa già capire quali saranno i risultati dell'analisi. Ora per gli azzurri c'è la necessità di ripartire con il morale basso, perché dopo la quasi vittoria con l'Inghilterra non ci si aspettava una batosta del genere. Si va a Cardiff tra due settimane e poi finale di torneo in casa all'Olimpico contro la Scozia. Purtroppo stiamo ancora parlando di evitare il cucchiaio di legno.
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IRLANDA-ITALIA 42-10
di Antonio Raimondi
Il risultato è impietoso, 42 a 10, ma ci sta tutto per chi ha cercato di misurarsi alla pari. E' la bellezza di uno sport crudo come il rugby, nel quale, se lotti al massimo delle tue possibilità, puoi alla fine subire una sconfitta pesante, come in un certo senso accade nel pugilato, nel quale se accetti la battaglia, magari finisci k.o. perché hai esaurito le tue risorse fisiche. E' stato così per l'Italia a Dublino contro l'Irlanda, perché alla fine, come ha sottolineato Jacques Brunel, abbiamo perso il confronto nell'uno contro uno. Battuti dalla maggior forza fisica dei nostri avversari. Eppure, durante i primi quaranta minuti ci abbiamo sperato, siamo stati in partita, avremmo addirittura potuto chiudere in pareggio la prima frazione, dopo la meta di Sergio Parisse. Una meta costruita, rispetto ai colpi fortunati che abbiamo avuto contro l'Inghilterra. Segno questo che qualcosa sta cambiando, che Brunel ci sta portando su un piano rugbistico a più dimensioni, inserendo qualcosa di nuovo alla forza della nostra mischia.
Manca però ancora tanto. C'è da lavorare e c'è soprattutto da far crescere e sviluppare nuovi talenti, perché il problema del mediano d'apertura non è stato ancora risolto e all'Aviva Stadium abbiamo visto la trentesima coppia di mediani, da quando nel 2003 si è interrotta la partnership efficace tra Diego Dominguez e Alessandro Troncon. Tobias Botes non ha demeritato, ha saputo muovere bene l'attacco italiano, anche se è stato insufficiente nei calci piazzati. Difficile pensare a lui come l'apertura del futuro, mentre sarebbe molto probabilmente più interessante ed efficace vederlo in concorrenza con Gori e Semenzato per la maglia numero 9.
Alla fine il problema del mediano d'apertura richiede una risoluzione che non è al momento nelle possibilità di Brunel, che si limioa a scegliere tra quanto gli propone il movimento, e quindi è una soluzione che dovrebbe uscire dal processo di “formazione” comandato dalla federazione italiana. Limitiamoci però a rimanere nell'ambito della partita con l'Irlanda. La mischia ha funzionato, anche con gli esperimenti di Rizzo e Cittadini in prima linea. Uno splendido primo tempo, che ha prodotto calci di punizione e una notevole superiorità. Tutto bello, ma non fino in fondo, perché nel secondo tempo c'è stato il calo, con le attenuanti, perché Rizzo e Cittadini non avevano un minutaggio adeguato nell'ultimo periodo, avendo giocato pochi minuti dalla metà di gennaio ad oggi.
Emblematica la mischia nei 22 metri azzurri, quando dopo l'ingaggio e una prima spinta del nostro pack, abbiamo subito la contro spinta irlandese che ha portato l'arbitro sudafricano Craig Joubert a fischiare un calcio di punizione a favore dei nostri avversari. Anche qui c'è da lavorare, ma almeno c'è della “materia prima” di alta qualità. Rimanendo al primo tempo, da valutare complessivamente in modo positivo, c'è da sottolineare il fatto di non essere riusciti a gestire il momento positivo. Sul 10 a 10 e con un paio di minuti ancora da giocare, abbiamo concesso subito un possesso all'Irlanda, che ha portato alla marcatura di Bowe, che oltre a dare il 17 a 10 ha dato all'Irlanda un notevole vantaggio psicologico. Qualcosa di simile a quanto ci è accaduto contro l'Inghilterra, che nel momento più positivo, abbiamo subito un contraccolpo in termini di punti e di disagio psicologico. Manca la capacità di giocare i punti importanti, perché tutto sommato in particolare con Parisse e McLean siamo stati positivi nel gioco aereo, nel confronto di maestri come Kearney e O'Connell, ma il pallone decisivo è stato conquistato dall'Irlanda, così come la mischia importante è stata vinta dall'Irlanda. C'è da sperare che queste esperienze servano per una maturazione globale della squadra.
Difficile trovare invece motivi incoraggianti nel secondo tempo, soprattutto quando si analizza che siamo passati dal 17 a 10 al 42 a 10. Probabilmente dobbiamo riuscire a migliorare la “cilindrata” dei nostri giocatori. Piano piano abbiamo ceduto completamente il controllo del gioco e non siamo più riusciti ad essere competitivi nella “collisione” e quindi a dare qualità ai placcaggi che nella statistica ufficiale hanno avuto un 93% di realizzazione. Sarà compito degli analisti dare un giudizio qualitativo di questi placcaggi, ma le parole di Brunel sul cedimento nell'uno contro uno, fa già capire quali saranno i risultati dell'analisi. Ora per gli azzurri c'è la necessità di ripartire con il morale basso, perché dopo la quasi vittoria con l'Inghilterra non ci si aspettava una batosta del genere. Si va a Cardiff tra due settimane e poi finale di torneo in casa all'Olimpico contro la Scozia. Purtroppo stiamo ancora parlando di evitare il cucchiaio di legno.
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