Qualità e quantità, le armi segrete del Galles di Gatland

Rugby
Il Galles di Gatland potrebbe entrare nella storia in caso di Grande Slam nel Sei Nazioni 2012 (Getty)
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La squadra che sabato avrà la possibilità di conquistare lo slam nel Sei Nazioni 2012 ha caratteristiche diverse. E' ricca di talento che molti non vedano, perché nascosto dietro i fisici imponenti e i chili di ordinanza di un gruppo pronto a fare storia

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di ANTONIO RAIMONDI

Se il Galles sabato prossimo dovesse riuscire a completare il Grande Slam del Sei Nazioni, eguaglierebbe il primato del Galles dell’era d’oro, che tra il 1971 e il 1978 conquistò per tre volte lo slam dell’allora Cinque Nazioni o “Championship” per dirla all’anglosassone. Difficile confrontare squadre di diverse epoche, più semplice registrare i successi nell’albo d’oro in attesa che sia realizzato per davvero il record del terzo in otto anni. Senza andare indietro nel tempo, è difficile mettere a confronto le squadre che hanno vinto nel 2005 e nel 2008 con quella di quest’anno.

La squadra che sabato al Millenium Stadium avrà la possibilità di conquistare lo slam ha caratteristiche diverse. E’ figlia di un lavoro di costruzione. Diventa, dunque, naturale pronosticarle la possibilità di aprire un ciclo che arriverà fino alla Coppa del Mondo. Questa squadra, più di quelle del 2005 e del 2008, ha un punto in comune con la squadra degli anni settanta: il talento. La cosa curiosa è che questo talento molti non lo vedano, perché nascosto dietro i fisici imponenti, dietro i cento chili di ordinanza. Jamie Roberts è circa 110 chilogrammi, ma ha linee di corsa e qualità tecniche eccellenti. George North non ha ancora compiuto venti anni ed ha già venti caps, ma il suo off load che ha propiziato una meta contro l’Irlanda è un piccolo capolavoro rugbistico. I cento chili sono una parte, la più evidente, ma non la più importante, delle armi a disposizione del giocatore.

Questo è un Galles che ha qualità e anche quantità, la possibilità di avere cambi e concorrenza interna. Pensate alla partita di Tipuric contro l’Italia. Ha messo le scarpe di Warburton e ne ha eguagliato il work-rate in campo. In seconda linea si è rivisto dalla panchina Charteris. Ed è fuori per infortunio Bradley Davies, eppure in campo c’era la qualità di Evans e Wyn-Jones.

Tanto talento è stato affidato a uno staff tecnico di livello assoluto. Gatland è allenatore di qualità, ma prima di tutto favoloso gestore di uomini dallo spiccato senso etico del lavoro. Si era capito quando ha guidato i Wasps di Londra al vertice del campionato inglese e dell’Heineken Cup. Non è un caso che anche in Galles si sia circondato di uomini provati, come Shaun Edwards, con lui da assistente ai Wasps, e Rob Howley, cresciuto con i valori di Gatland giocando con i Wasps, oltre che con il Galles. Un allenatore e uno staff capace di moltiplicare il rendimento dei giocatori, grazie ad un’analisi completa, che riguarda le tre aree di sviluppo del giocatore: fisica, mentale e tecnica, in ordine alfabetico.

Gatland sta costruendo anche la solidità mentale della squadra. Se si rigiocasse oggi la semifinale della Coppa del Mondo persa contro la Francia, il punto di vantaggio con ogni probabilità sarebbe a favore del Galles, anche alla presenza di un altro cartellino rosso per il capitano Warburton. La dimostrazione di questa solidità è arrivata durante il torneo: non si va a vincere a Dublino prima e a Twickenham dopo, guadagnandosi il successo sul filo di lana. Segno che la squadra sa cosa fare. La preoccupazione per la rivincita con la Francia di sabato, potrebbe arrivare dalla sensazione di un calo di rendimento, perché contro la Scozia e l’Italia sono arrivate due vittorie, ma non le migliori prestazioni. Per alcuni analisti questa potrebbe segnare una curva discendente del rendimento, paragonabile a quella avuto dall’Inghilterra lo scorso anno, quando si presentò a Dublino nella posizione per realizzare il Grande Slam e poi fu bastonata dall’Irlanda. La risposta la avremo soltanto sabato.

Gatland difficilmente si farà scappare dalle mani la situazione, soprattutto perché ha dei giocatori disposti a seguirlo in questo affascinante e vincente progetto. Non è un caso che tanti giovani siano stati lanciati dall’allenatore neozelandese, che naturalmente ha potuto scegliere tra giocatori di talento, cosa che da altre parti magari è più complicata. Il problema per Gatland, che ha per le mani una squadra che potenzialmente potrebbe vincere la Coppa del Mondo del 2015, ancora di più per la federazione gallese, è quello di trovare equilibrio in una situazione economica che diventa complessa per i superclub gallesi: sul piano dei risultati non tengono il passo di quelli della nazionale e su quello economico non tengono il passo con i grandi club di Inghilterra e Francia, perdendo sempre più il controllo sui giocatori che stanno accettando le ricche offerte dei campionati esteri. Un pensiero per il futuro, anche perché questa settimana non si pensa ad altro che al possibile terzo Grande Slam in otto anni. Cardiff aspetta di fare festa.

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