Francia-Italia, il "derby" del Barone Lo Cicero: "Forza ragazzi, niente paura"

Rugby

Alfredo Corallo

Andrea Lo Cicero festeggia con l'Italrugby la vittoria contro la Francia del Sei Nazioni nel 2013 (Getty)
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L'INTERVISTA. L'ex pilone catanese, 103 caps in maglia azzurra e 4 World Cup, ha giocato per tanti anni a Parigi e conosce molto bene gli avversari dei ragazzi di Brunel. Stasera, inoltre, accompagnerà un suo allievo a battere il calcio d'inizio del match in programma al Twickenham Stadium

La prossima Rugby World Cup 2015 sarà visibile anche in chiaro su MTV8 (al canale 8 del digitale terrestre o digitando il n. 121 del telecomando Sky), l’unico canale a trasmettere free, in differita di circa tre ore, tutte le partite della nazionale italiana, un quarto di finale, una semifinale e la finale. Il primo appuntamento è per sabato 19 settembre alle ore 23 con uno studio live dedicato, con i campioni Andrea Lo Cicero e Mirco Bergamasco, che insieme al giornalista Davide Camicioli introdurranno i temi del match Francia-Italia, in onda alle 23.15.

Sarà un giovanissimo allievo di Andrea Lo Cicero ad aprire le "ostilità" sabato sera al Twickenham Stadium di Londra per l'esordio mondiale dell'Italrugby di Jacques Brunel con la Francia. Il Barone, dopo il ritiro, oltre alle sue amate asinelle, il progetto dell'onoterapia e la fattoria didattica nel Viterbese (La Terra dei Bambini), ma anche la passione per la vela, l'impegno televisivo su Sky con "Giardini da incubo" e il ruolo di ambasciatore Unicef, trova pure il tempo di allenare i ragazzini nella struttura polivalente dell'Honey Sport City, a Roma. "Lo accompagnerò a calciare il primo pallone della gara - spiega il 39enne campione catanese - se poi ai miei ex compagni dovesse servire una mano andrò a cambiarmi...".

 

Il pilone (sinistro) di mille battaglie ha chiuso la carriera in bellezza il 16 marzo del 2013 nel match vinto con l'Irlanda, commuovendo l'Olimpico e tutti gli appassionati della palla ovale che per 14 anni lo hanno visto assoluto protagonista in Nazionale, forte di 103 caps, 48 presenze al Sei Nazioni, 4 Coppe del mondo e diverse mete rimaste leggendarie.

Andrea, all'Inghilterra, che ospiterà la World Cup, sono legati alcuni dei suoi ricordi più belli.
"Già, con gli inglesi ho esordito in maglia azzurra il 18 marzo del 2000 al Flaminio, che rimane ancora oggi il mio stadio del cuore. Al Twickenham Stadium invece segnai una meta agli All Blacks con i Barbarians (la selezione All Stars del rugby, ndr), mi avevano invitato proprio un mese dopo la mia prima meta ai neozelandesi al Ferraris di Genova con l'Italia".

Nella sua biografia "Il Barone" (Dalai Editore) scritta con il giornalista Paolo Cecinelli, elenca le sue "ferite di guerra": "cinquantacinque punti in testa, di cui ventuno solo a un orecchio (il famoso orecchio a cavolfiore, ndr). Sei dita rotte. Quattro costole. Un gomito. Spalle lussate a volontà e una clavicola fratturata. Distorsioni varie alle gambe. Un collaterale rotto e una sublussazione del ginocchio". In seguito anche un polmone bucato, per non farsi mancare niente.
"Non ho mai pensato di voler fare il fenomeno e rimanere dentro a tutti i costi, il dolore spesso si sente quando sei tornato a casa, e non in campo. Comuque non sono mai uscito per infortunio...".

Highlander. Quanto le manca stare in mischia?
"Ho lasciato il mio sport perché lo amo, per fare largo ai ragazzi che meritano di avere un futuro in questa disciplina. Solo concedendo il giusto spazio alle nuove generazioni potremo ricreare un solido tessuto culturale, basato sull'umilità, la lealtà e la concretezza, i principi che animano il rugby e che dovrebbero essere alla base di tutti gli sport e della vita".

Lei ha giocato per tanti anni in Francia, una stagione a Tolosa e 7 nel Racing Métro 92 di Parigi. Altra mentalità (non si dice così?).
"Ma è la verità, come in vari paesi europei. Ti offrono la possibilità di scegliere la strada da intraprendere, è un'operazione sociale precisa, mirata. Insomma, non investono soltanto sul calcio...".

Come si è trovato sotto la Tour Eiffel?
"Mah, all'inizio ho dovuto superare qualche diffidenza, un italiano (e un siciliano ancora peggio!) viene sempre etichettato da mafioso, in questo senso le cose non sono cambiate molto rispetto ai soliti cliché. I francesi, in particolare, credono di essere i migliori in tutto, per loro gli altri pare non esistano, ci sono solo loro al mondo! Poi, però, quando li conosci bene, possono diventare persone (quasi) adorabili".

Sabato non ci sarà il capitano Parisse, proverà a recuperare per il Canada.
"Anche qui, ci vuole un cambio di mentalità. Dobbiamo iniziare a ragionare sul fatto che nessuno è indispensabile, seppure Sergio sia un giocatore fortissimo. Deve prevalere l'idea di squadra, come nel 2013, quando li abbiamo battuti l'ultima volta. Altrimenti non si va molto lontano".

Il ct Saint-Andrè è stato parecchio criticato, soprattutto dall'Equipe, che giudica le ultime prestazioni dei galletti poco convincenti.
"Anche noi non siamo stati brillantissimi... Ma loro ci temono, lo so. Sarà fondamentale costringerli a calciare e sprecare meno palloni possibili".

Dopo i vice campioni del mondo affronteremo i canadesi, Irlanda e Romania (ai quarti accedono le prime due del girone). Che speranze abbiamo di passare il turno?
"Tanto dipenderà dalla prima. Se dovessimo vincere, o in ogni caso lottare fino alla fine esprimendo un bel gioco, faremmo un grosso carico di entusiasmo. E a quel punto sognare questo benedetto quarto di finale non sarebbe più un'utopia".

Ci sono in squadra degli eredi di Lo Cicero?
"Sicuramente Rizzo è molto ben preparato fisicamente, come Cittadini. E anche Castro mi sembra in piena forma, nonostante l'età...".

Un messaggio ai papà che vorrebbero un figlio rugbysta, un "baronetto".
"Semplice, basterà portarli a vedere una partita, saranno loro a chiedervi di cominciare, e la famiglia ne beneficerà. I ragazzi un po' irrequieti torneranno a casa distrutti, non avranno più la forza di farvi arrabbiare... Mentre quelli più timidi acquisteranno fiducia nei propri mezzi, si daranno una bella svegliata. È la magia del rugby".