Sei Nazioni, Irlanda-Italia: il commento di Francesco Pierantozzi

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Francesco Pierantozzi

Francesco Pierantozzi

Terza sconfitta per l'Italia del rugby nel Sei Nazioni 2022. In Irlanda gli azzurri hanno perso 57-6, ma rimanendo in tredici dal ventesimo minuto del primo tempo. Una sconfitta difficile da commentare, ma con un un buon atteggiamento nella ripresa

IRLANDA-ITALIA 57-6, HIGHLIGHTS

Ingiudicabili. E sembra “generoso” usare questo aggettivo per una sconfitta pesante, 57-6, 9 mete a 0, eppure è così, perché l’Italia ha giocato dal ventesimo minuto del primo tempo in 13 contro 15. Spiegazione della doppia inferiorità: cartellino rosso per un placcaggio scorretto, al collo di un avversario Sheehan, del tallonatore Faiva, nessun sostituto possibile, con Lucchesi ko poco prima e lussazione al gomito, e Italia costretta alla mischia cosiddetta no-contest, senza spinta con i giocatori che si appoggiano, cosa che comporta, da regolamento, l’ulteriore perdita di un altro uomo. Uno-due…nel senso degli uomini persi.

 

Se è troppo complicato conta la sostanza: contro l’Irlanda avremmo rischiato l’ennesima brutta sconfitta in 15 contro 15, figuriamoci con due uomini in meno per tre quarti di match, sessanta minuti.

 

Giudicabile l’atteggiamento del secondo tempo, cuore, aggressività, attitudine, nella consapevolezza che si sarebbero inevitabilmente aperti spazi senza difensori. Lamaro, il capitano, Ioane, giocatore di livello internazionale, che potrebbe essere schierato da qualunque squadra, Fischetti, determinato nei punti di incontro e non solo, Cannone, tolto forse troppo presto, Brex, il placcatutto…ecco i nomi dei giocatori su cui si può e si deve puntare. E poi lo spirito di Alessandro Fusco, arrivato dalla panchina, la voglia e la forma di Pettinelli e Zuliani. Si è visto chi ha carattere, chi sa mettere tutto dentro la maglia azzurra, chi deve avere spazio. Nella difficoltà è emerso un gruppo di uomini su cui si può puntare.

 

Adesso arriva la Scozia. Quindici giorni per decidere se sia il caso di omaggiare Sergio Parisse, la sua classe, la sua carriera, la sua continuità e la sua capacità di essere non solo un grande professionista ma di essere ancora protagonista in un campionato duro, forse il più difficile, come quello francese, il Top 14. Sarebbe la centesima presenza, il 100esimo cap per dirla rugbisticamente. Che fare? Forse bisognerebbe girare la questione a lui, il personaggio è tale da non poter decidere unilateralmente. Guardando altrove segnatevi i nomi fatti, non possono non essere titolari in una delle due ultime partite per evitare l’ennesimo cucchiaio di legno.

 

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