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Alla scoperta di Ange Capuozzo, protagonista con la Scozia e futuro dell'Italia

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Andrea Gardina

©Getty

La nota più lieta della sconfitta contro la Scozia è il giovane talentuoso estremo del Grenoble. Origini napoletane e un fisico normalissimo per il ventiduenne che, dopo un errore iniziale, ha saputo riprendersi e marcare due mete: primo azzurro in assoluto a riuscirci all’esordio

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Ingresso in campo al 45’ al posto dell’altro promettente e protagonista offensivo di giornata, il genovese delle Zebre Pierre Bruno, e subito purtroppo un errore che porta alla quarta meta scozzese. Ce ne sarebbe stato abbastanza per distruggere moralmente chiunque, ma i veri campioni sanno sempre rialzarsi e trovare il coraggio di ripartire. Lo cantava De Gregori ispirato dai calci di rigore, ma vale tranquillamente per qualsiasi disciplina, anche e forse a maggior ragione per il rugby, sport ruvido, di combattimento e dove il carattere può fare la differenza.

Il normal one

E questo anche quando la natura non ti ha aiutato con i fisici super impostati che si vedono sui campi di Ovalia di questi tempi, ma magari sei semplicemente un normal one, un elogio spiccio delle dimensioni ridotte con i tuoi 70 chilogrammi distribuiti su 177 centimetri di altezza. È la storia di un pomeriggio che il giovane Ange Capuozzo, nato il 30 aprile 1999, ricorderà per sempre. “Una giornata indimenticabile, un’emozione forte poter esordire a Roma davanti a tutta la mia famiglia – dichiarerà a fine partita -. Prima avevo un po’ di apprensione: avevo visto l’Olimpico solo in tv ed è impressionante. All’inizio mi guardavo troppo intorno e ho fatto qualche errore, ma spero di poter avere altre possibilità”.

La soddisfazione di coach Krowley

E sicuramente ce ne saranno per il talentuoso ragazzo italo-francese di cui molti acclamavano il possibile esordio, arrivato finalmente nella sfida persa 22-33 nella quarta giornata del torneo Sei Nazioni contro la Scozia. Proprio lui, nel finale intenso vissuto dagli Azzurri, è stato di gran lunga l’elemento più positivo, quello destinato a creare qualche mal di testa nelle prossime selezioni a coach Kieran Crowley. “Ange ha giocato benissimo – ha detto il commissario tecnico dell’Italia -. Inizialmente ha mancato un placcaggio e commesso un paio di errori, ma ha mostrato resilienza e mi fa pensare che sia un giocatore promettente, perché ha saputo riprendersi molto bene. Può capitare di fare errori al primo test e magari poi ti butti giù, ma lui si è subito rimesso in piedi. È esattamente questo che si chiede ad un giocatore nel suo ruolo e sì, questo aggiungerà a me e allo staff un po’ di pressione per le scelte future. Dovremo vedere cosa significherà, ma sono intanto molto soddisfatto della sua prova”.

Doppietta personale al debutto

Rialzarsi è in effetti già di per sé difficile, farlo come c’è riuscito Capuozzo ha quasi dell’incredibile. Due mete all’esordio con la nazionale, il primo in assoluto a riuscirsi: un predestinato. Al 66’ sfrutta la sponda interna di Padovani, finta di anca per disorientare un certo Hogg, non proprio l’ultimo arrivato, e planare oltre la linea. E poi all’82’ quando trova il varco sull’esterno dopo il passaggio all’altezza di Fusco. Tutti i compagni che corrono ad abbracciarlo, nella seconda occasione il primo a farlo è capitan Lamaro: uno che di responsabilità da giovanissimi qualcosa ne capisce.

Le origini napoletane e la città del destino azzurro

Nonni partenopei emigrati oltralpe nel dopoguerra, con papà Franc a casa si parla un po’ in italiano ma soprattutto in napoletano e si tifa per Insigne e compagni, mentre la famiglia di mamma Emmanuelle è originaria del Madagascar. Nel destino c’è Grenoble, la città francese forse più italiana vista l’alta percentuale di oriundi, ma soprattutto quella del destino per i colori azzurri della palla ovale. Ange non era nemmeno nato quel 22 marzo 1997, giorno della prima storica vittoria per 32-40 sulla Francia, ma lo Stade des Alpes diventerà anni dopo la sua casa.

Gli inizi e i diversi ruoli

Inizia a giocare nell’US 2 Pont a Le-Pont-de-Claix, una decina di km da Grenoble, dove approda nelle giovanili nel 2010. Gioca un po’ dove capita: parte come apertura, poi soprattutto mediano di mischia, prima di essere consacrato ad estremo“Può dare molto in attacco, ma è soprattutto un giocatore che sente il rugby – dirà di lui Stephane Glas, ex centro dello Stade Francais, allenatore da questa stagione ad Aix-en-Provence, che l’ha lanciato in prima squadra a Grenoble -.  Si sente a suo agio con il pallone, ha un buon timing sulla linea e pensa a far giocare i compagni. Non sono per nulla sorpreso dalle sue prestazioni”.

Grenoble il presente, Tolosa il futuro

A ventidue anni, Capuozzo è entrato in pianta stabile nella formazione che milita nella seconda serie francese, ma in estate dovrebbe lasciare i rossoblu per approdare ai campioni d’Europa di Tolosa e dividere lo spogliatoio con mostri sacri del calibro di Dupont e Ntamack e verosimilmente le responsabilità di estremo con Jaminet, altro arrivo stavolta da Perpignan. A Grenoble sono 46 le presenze in ProD2 condite da 16 mete, ma anche una in Top14 a soli vent’anni, il 18 maggio 2019 nella sconfitta 22-0 contro Pau, in un’annata sfortunata per i suoi, chiusa con la retrocessione. Studia commercial technology all’università di Grenoble e ha già preso dei brevetti per diventare allenatore a fine carriera. Destino sorprendente pure nella chiamata in azzurro. Viene, infatti, scoperto in un’amichevole tra gli Espoirs di Grenoble e la nazionale under 20. Da lì iniziano i contatti con i tecnici Fabio Roselli e Andrea Moretti che lo portano al Junior World Championship, il campionato mondiale di categoria, nel 2019 in Argentina, dove gioca cinque partite e segna due mete, venendo schierato per le prime volte proprio da estremo. Poi un passaggio in nazionale A contro la Spagna e ora la maggiore con due mete al debutto: non male per un futuro che è ancora tutto da scrivere.