Rugby, Italia-Galles al Sei Nazioni: i precedenti

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Due successi nel 2003 e nel 2007, oltre allo storico pareggio di Cardiff nel 2006, i primi punti lontano da Roma per gli Azzurri nel Sei Nazioni. Nelle ultime due sfide, però, un totale di 90 punti subiti e solo 7 marcati...

GALLES-ITALIA LIVE

Ventisette vittorie gallesi, uno storico pareggio e due vittorie nostrane nei confronti tra Italia e Galles, dentro e fuori dal torneo Sei Nazioni. La prima azzurra è datata 15 febbraio 2003, con risultato finale di 30-22. Sulla panchina della nazionale siede ancora John Kirwan, chiamato nel dopo Brad Johnstone e in grado di riprendere l’eredità della prima vittoria storica nel torneo dal connazionale ed ex pilone, cogliendo quello che sarà appena il secondo successo italiano nella storia della kermesse, dopo quello all’esordio con la Scozia. Neozelandese è anche l’allenatore del Galles di allora, un certo Steve Hansen, che gli appassionati di rugby avranno modo di conoscere meglio anni dopo alla guida degli All Blacks pluricampioni del mondo.

Ancora De Carli, poi il miglior esordio possibile per Festuccia

Il Flaminio straborda di entusiasmo, compresi gli 8 mila tifosi che indossano la maglia rossa gallese. Il destino, guarda te i corsi e ricorsi del caso, porta in meta per primo Giampiero De Carli, l’autore dell’unica marcatura pesante nel 2000 contro la Scozia. Segnano quindi Steve Williams e Shanklin, ma Carlo Festuccia, all’esordio come Cristian Bezzi, battezza nel migliore dei modi la sua prima presenza, trovando la meta del pareggio. Poi nel primo tempo è battaglia al piede tra Harris e Diego Dominguez, che segna pure il drop con cui i nostri vanno al riposo avanti 20-17. Nella ripresa marca Matthew Phillips, nome e cognome che potrebbero tranquillamente far pensare ad un giocatore gallese, ma invece è uno dei nostri equiparati neozelandesi di quel periodo. Dominguez trova l’ennesimo calcio di rimbalzo della sua carriera e nemmeno la meta di Peel nel finale toglie agli Azzurri il sapore del trionfo.

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I primi storici punti all’estero

L’11 marzo 2006 è un’altra delle date storiche del rugby italiano, guidato allora da Pierre Berbizier. L’ex mediano di mischia francese sta iniziando la costruzione del gruppo che arriverà a piena maturità l’anno successivo in vista della Coppa del mondo oltralpe e che si toglierà le sue migliori soddisfazioni proprio al Sei Nazioni successivo. I risultati continuano a latitare, ma in quella data l’Italia impone un 18-18 al Millenium Stadium di Cardiff, uno dei templi del rugby moderno, costruito per la finale del Mondiale 1999. Saranno i primi punti conquistati lontano dal Flaminio al Sei Nazioni per l’Italia. Il Galles è persino campione in carica, con tanto di Grande Slam conquistato l’anno prima con il burbero Mike Ruddock alla guida. I Dragoni segnano con i due Jones – cognome che con Thomas, Evans e Davies potrebbe costituire tranquillamente metà della popolazione made in Cymru. Mark l’ala in velocità, Stephen l’apertura, oggi assistente di Wayne Pivac, trovando con destrezza il varco giusto.

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Galon con il brivido, Canavosio per tutto il campo

Da ricordare sono, però, anche le mete azzurre. Quella di Ezio Galon fa correre un brivido infinito lungo la schiena, perché l’ex utility back di Treviso e Parma non schiaccia subito ma corre fin quasi oltre la linea per il grounding, confermato fortunatamente con l’assistenza del TMO. E poi c’è Pablo Canavosio, altro cui piace iscrivere il proprio nome nelle giornate che contano (chiedere alla Scozia per dettagli), che trova un intercetto da sogno e corre per quasi tutta la lunghezza del campo, cambiando qua e là traiettoria per disorientare i tentativi estremi di recupero, fino ad alzare il braccio verso il cielo per esultare appena prima del tuffo liberatorio oltre la linea. Tutte le mete arrivano nel primo tempo, chiuso 15-15, mentre la ripresa sarà avara di emozioni e con appena due calci e una strana, surreale sensazione di silenzio alla fine, quando Ramiro Pez calcia fuori l’ultimo pallone e si capisce che non ci sono né vincitori né vinti.

Una storica doppietta nel 2007

Infine l’anno successivo, e rimane un po’ di delusione a pensare che non riusciamo a vincere da quindi anni con il Galles, che va detto a onor del vero rimane una delle nazioni dove la palla ovale è quasi una religione che ha avuto i suoi dei non consacrati in particolare negli anni ’70: da Gareth Edwards a Barry John, passando per Phil Bennett e JPR Williams, solo per citare alcuni nomi ma rischiando certamente di essere riduttivi. C’è tanto pathos anche in questo precedente del 10 marzo 2007, che vede l’Italia vincere 23-20 e conquistare, dopo il primo successo in trasferta a Murrayfield, l’altrettanto prima e storica doppietta nel torneoAllenatore è sempre Pierre Berbizier, mentre capitano è per l’ultimo anno Marco Bortolami. Il leggendario Shane Williams segna la prima meta, poi arrivano i calci di Ramiro Pez e una marcatura annullata a Matteo Pratichetti, prima della meta incredibile di Kaine Robertson, che calcia un pallone che in altri sport si chiamerebbe tranquillamente “campanile” o forse si esagererebbe definendolo “alla viva il parroco”, là dove c’è solo la prateria del Flaminio e dove l’ala di nascita kiwi del Viadana può arrivare in solitaria a riprenderlo e segnare per chiudere il primo tempo avanti 13-7.

La meta di Mauro Bergamasco da centro

Nella ripresa i calci di Hook e ancora di Pez, ma anche la meta del tallonatore Rees portano avanti gli ospiti a 3’ dalla fine sul 16-20. L’Italia è allo stremo delle forze e degli uomini, tanto da dover accoppiare ai centri i due fratelli Bergamasco, con Mauro che scala dalla terza linea di fianco al fratello più piccolo Mirco. La palla esce da una serie di spinte degli avanti e arriva a Pez che, lui mancino naturale, la calcia di interno piede destro a scavalcare la prima linea di difesa. Il più lesto a raccogliere e schiacciare in meta è proprio Mauro in un’azione che farà scuola e sarà ripetuta più e più volte e che fa squarciare il cielo di Roma dal boato del pubblico.

Mauro Bergamasco esulta dopo la vittoria sul Galles al Flaminio il 10 marzo 2007

Un’incomprensione finale tra arbitro e gallesi ci regala la vittoria

Non è ancora finità, però, perché l’indisciplina rischia di costare caro dato che il Galles ha un calcio di punizione a pochi secondi dalla fine. La regola di allora prevede di non aspettare l’esecuzione dell’azione completa se il tempo scade, cosa che invece avviene ai giorni nostri. I gallesi si consultano con l’arbitro White, che non s’intende con il timekeeper ufficiale e lascia andare in touche Hook, invece di optare per il piazzato del possibile secondo pareggio. Nel mentre, il tempo diventa rosso e arriva il triplice fischio finale che scatena le proteste di Gareth Thomas e compagni, tutti ad accerchiare l’arbitro perdendo un po’ di rugbistico e britannico aplomb.

Meno gloria negli ultimi confronti

Sarà, come detto, l’ultimo successo azzurro sul Galles e decisamente meno nobili saranno i risultati più recenti. Nell’ultima volta a Cardiff, il 1° febbraio 2020, l’Italia rimane a 0, subendo la tripletta di Josh Adams e le mete di Tompkins e North, mentre l’anno scorso, il 13 marzo, nel confronto più recente, il risultato finale di 7-48 sorride nuovamente agli uomini in rosso con le due mete di Owens e una testa ancora per Adams e North e poi Faletau, Sheedy e il giovane Rees-Zammit, con l’unica soddisfazione azzurra della marcatura di Monty Ioane.