Sei Nazioni, troppa Francia per l'Italia: chi può fermare l'Irlanda?
sei nazioniGli Azzurri sfidano la Francia a viso aperto, reggono un tempo ma poi cedono alla distanza, pagando soprattutto a livello fisico. L’Irlanda vince con più di qualche brivido contro un Galles diverso da quello delle prime due giornate, mentre gli errori di Russell condannano la Scozia contro un’Inghilterra che sta reimparando a vincere
Il Sei Nazioni arriva al giro di boa con delle gerarchie sempre più chiare: l’Irlanda, pur con più difficoltà del previsto, si libera anche del Galles col punteggio di 27-18 e continua la sua corsa al terzo titolo consecutivo. Dietro, solo Francia e Inghilterra possono ancora impensierire la squadra di Easterby: in particolare, i Bleus hanno ancora a disposizione lo scontro diretto di Dublino per provare a ribaltare la classifica, mentre gli inglesi devono vincere le ultime due partite e sperare anche in risultati favorevoli dagli altri campi. La Francia mette alla frusta un’Italia coraggiosa ma che cede fisicamente troppo presto e alla fine la batte 73-24, mentre l’Inghilterra
torna a vincere la Calcutta Cup dopo 5 anni in un match tiratissimo contro la Scozia, vinto 16-15 ma caratterizzato dai tanti errori di Finn Russell. Il Sei Nazioni, di fatto, potrebbe già decidersi sabato 8 marzo con la supersfida di Dublino tra Irlanda e Francia, l’Italia sarà chiamata al riscatto a Twickenham, mentre il Galles proverà a interrompere la serie di 15 sconfitte consecutive a Edimburgo contro la Scozia. Tutte le partite saranno trasmesse sui canali di Sky Sport.
Troppa Francia, l’Italia regge un tempo
Come da copione, la Francia ha provato fin da subito a logorare fisicamente gli Azzurri: impatti durissimi e poi fiammate improvvise del triangolo allargato Bleus, con Bielle-Biarrey, Attissogbé e Barré a mettere a ferro e fuoco la difesa di un’Italia che è riuscita a restare in partita nel primo tempo, anche grazie a delle combinazioni d’attacco particolarmente riuscite (e innovative, come quella della meta di Brex, che per poco Ruzza non ripete anche con un secondo offload su Capuozzo) e a una mischia sempre affidabile. Non è bastato però, perché per quanto l’Italia abbia placcato con buone percentuali (164 placcaggi riusciti, 82.83% di efficacia) molto raramente è stata avanzante, e questo ha permesso ai francesi di avere imporre un ritmo folle alla partita: probabilmente questa perdita costante di terreno nella collisione è stata la chiave che ha portato alla creazione di un gap così pesante, anche eccessivo come detto da Gonzalo Quesada a fine partita. Dopo il 35-17 nel primo tempo, la Francia nella ripresa ha dilagato, complice anche l’ingresso della “bomb squad” (ne sono entrati 6 contemporaneamente, su 7 avanti totali in panchina) e un’Italia che a un certo punto ha cominciato anche a concedere tanti spazi, oltre a cedere fisicamente. La bella reazione avuta con la meta di Paolo Garbisi aveva fatto capire che comunque la squadra di Quesada poteva avere il punto di bonus offensivo nelle proprie corde, ed effettivamente a un certo punto è sembrato alla portata, perché prima Trulla e poi Gesi si sono divorati due occasioni per segnare la quarta meta. Detto questo, 11 mete e 73 punti restano veramente tantissimi, considerando che si tratta del passivo più pesante dell’era Quesada come allenatore dell’Italia.

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Galles, non bastano cuore e maul: l’Irlanda è ancora di un altro livello
Serviva un cambiamento, un cambiamento c’è stato: pur con tutti i limiti del caso, contro l’Irlanda si è visto un Galles diverso – almeno dal punto di vista dell’attitudine – rispetto alle prime due partite. Le scelte di Matt Sherratt, che ha cambiato 6 avanti su 8 e richiamato Anscombe e Llewellyn fra i trequarti, hanno messo in difficoltà un’Irlanda che ha fatto molta più fatica del previsto a liberarsi dei Dragoni. Va detto che ci sono anche tante responsabilità da parte della squadra di Easterby, che dopo essere partita fortissimo (meta di Conan al 6’) ha gestito i primi 40’ forse con un po’ di presunzione, senza affondare il colpo. A ciò sono aggiunti altri due fattori chiave: il
dominio in mischia del Galles finché Nicky Smith è stato in campo e la solita devastante rolling maul che ha ribaltato il match prima dell’intervallo. Il rosso di Ringrose ha ulteriormente complicato i piani di un’Irlanda che nel secondo tempo si è ritrovata addirittura sotto di 8 punti dopo la bella meta di Tom Rogers. A quel punto, però, è venuta fuori la maggiore solidità dei detentori del Sei Nazioni, che a piccoli passi sono ritornati sotto, hanno sferrato un gancio micidiale con la meta di Osborne (creata dall’asse Gibson Park-Lowe) e hanno chiuso la questione coi piazzati di Prendergast, non sempre precisissimo ma decisivo quando serviva. Il 27-18 finale vale
l’ennesima conferma in testa alla classifica per l’Irlanda, che si dimostra ancora di un altro pianeta portando a casa un match sofferto e giocato male, mentre il Galles resta a secco anche in una partita dove forse avrebbe meritato almeno un punto di bonus. Le sconfitte consecutive ora sono 15: tante, troppe.

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Una sconfitta da mal di testa e piedi per terra
Una folle Calcutta Cup: Inghilterra più quadrata, ma quanto ha sprecato la Scozia
Due partite in una. Prima 20 minuti pieni di ribaltamenti di fronte, break continui, trequarti lanciati e 3 mete, 2 scozzesi e una inglese per il 10-7 iniziale a favore dei ragazzi di Townsend. Poi 60 di battaglia vera, dura, sporca. Le due formazioni si sono adattate in fretta e non hanno più concesso spazi, trasformando la Calcutta Cup in una guerra di nervi. Le scorribande di Rowe, Van der Merwe, Kinghorn, Freeman e Sleightholme che avevano caratterizzato la prima parte del match hanno lasciato spazio a una battaglia durissima davanti. Nel primo tempo la Scozia ha sprecato tantissimo, complice un Russell poco ispirato e la marcatura a uomo quasi “calcistica” su Van der Merwe, puntualmente raddoppiato se non triplicato a ogni pallone ricevuto. Nel secondo invece è venuta fuori l’Inghilterra, che già alla fine del primo tempo aveva avuto l’occasione migliore – ispirata e poi sprecata da Lawrence, con in mezzo una fiammata di Marcus Smith – e che passo dopo passo a rimesso in piedi la partita vincendo la collisione, costringendo la Scozia a commettere tanti falli (saranno 13 in totale) e punendola con i piazzati di Marcus e Fin Smith. Sul 16-10, però, l’ennesimo ribaltamento di fronte di una partita strepitosa rende il finale poco adatto ai deboli di cuore. Tutto parte dallo strepitoso break di McDowall, fermato provvidenzialmente da Chessum e Slade a 5 metri dalla linea di meta: la Scozia riesce comunque marcare con Van der Merwe, ma da posizione defilata, e Russell sbaglia la trasformazione che avrebbe regalato il successo alla Nazionale del Cardo. Con questo 16-15 l’Inghilterra riconquista la Calcutta Cup dopo 5 anni. La Scozia, anche quest’anno, si conferma un’eterna incompiuta.
Sei Nazioni 2025, i risultati della terza giornata
- Galles-Irlanda 18-27 (0-4)
- Inghilterra-Scozia 16-15 (4-1)
- Italia-Francia 24-73 (0-5)