Rugby World Cup 2023: il girone dell’Italia, gli obiettivi e gli avversari

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Quattro squadre molto diverse tra loro, un primo obiettivo da raggiungere (la qualificazione diretta al Mondiale 2027) e poi l’impresa da tentare contro All Blacks e Francia. Due squadre difficili da battere, ma con qualche problema da risolvere che gli Azzurri possono e devono sfruttare. Il Mondiale di rugby è in diretta su Sky Sport e in streaming su NOW

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Sabato 9 settembre alle 13 comincerà l’avventura mondiale dell’Italia, impegnata contro la Namibia nel primo dei quattro match del Girone A: uno dei più duri, con due delle principali favorite alla vittoria finale – Francia e All Blacks – e il sempre pericoloso Uruguay. Passano le prime due squadre, e gli Azzurri devono battere almeno una delle due “big” per centrare lo storico traguardo dei quarti di finale. Dopo la partita d’esordio, l’Italia affronterà l’Uruguay il 20 settembre, la Nuova Zelanda il 29 settembre e la Francia il 6 ottobre. Una curiosità: il girone A sarà quello in cui saranno più utilizzate le “seconde maglie”. Italia, Namibia, Uruguay e Francia occupano infatti tutte le sfumature di colori che vanno dall’azzurro al blu scuro, e anche la Nuova Zelanda nell’ultima sfida contro la Francia del 2021 ha dovuto mettere da parte la tradizionale divisa tutta nera e vestirsi di bianco.

Gli obiettivi

Come ripetuto sempre da capitan Lamaro, da coach Crowley e da tutti gli altri Azzurri, si lavora mettendo nel mirino una partita alla volta. Prima la Namibia per partire bene, poi l’Uruguay per mettere in cassaforte il terzo posto e la conseguente qualificazione al Mondiale 2027 in Australia. Una volta raggiunto il primo obiettivo, l’Italia sa di dover andare oltre i propri limiti per cercare l’impresa contro All Blacks e Francia e conquistare il primo, storico, accesso ai quarti di finale. Potrà farlo, però, con piena consapevolezza dei propri mezzi, e soprattutto con la pressione del risultato tutta sugli avversari. In particolare, chi tra Francia e Nuova Zelanda perderà lo scontro diretto dell’8 settembre dovrà affrontare gli Azzurri consapevole che quel match diventerà un vero e proprio spareggio per il passaggio del turno. 

Gli avversari: la Namibia

Sulla carta, l’impegno più agevole è all’inizio, contro la Namibia, ma guai a scendere in campo pensando già alle partite successive. Vero che l’Uruguay, seconda avversaria dell’Italia, ha messo in grossa difficoltà la squadra di Crowley due anni fa a Parma e sulla carta può fare maggiormente paura, ma è anche vero che la stessa Namibia ha giocato un ottimo test match di preparazione proprio contro i sudamericani, perdendo 26-18 e restando in partita per tutti gli 80 minuti. La squadra africana ha un buon gioco al largo e giocatori di esperienza che militano in Sudafrica e nel Pro D2 francese (Johan Deysel a Colomiers e Tjiuee Uanivi nel Montauban), pur avendo mostrato delle difficoltà difensive che un’Italia lucida e centrata può sfruttare per indirizzare subito il match. Sarà importante partire bene e portare a casa il bottino pieno, possibilmente col bonus offensivo.

L’Uruguay

La vittoria contro le Fiji alla Rugby World Cup 2019 poteva essere considerata una sorpresa ma l’Uruguay ha invece mostrato nel quadriennio successivo di essere una squadra in costante crescita: tosta, pericolosa e da non sottovalutare. L’Italia ha sperimentato sulla sua pelle cosa significa avere un calo di concentrazione contro i sudamericani, faticando tantissimo nella vittoria per 17-10 ottenuta a Parma nel 2021, ma è anche vero che gli Azzurri in questi 2 anni hanno fatto un percorso incredibile, mostrando miglioramenti notevoli in tutte le aree del gioco e soprattutto una portata offensiva mai vista negli ultimi. Se la squadra di Crowley vincerà la battaglia in mischia e nel punto d’incontro, i trequarti potranno fare la differenza al largo.

Nuova Zelanda

Fino alla batosta del 25 agosto contro il Sudafrica il loro cammino di preparazione era stato perfetto: per scoprire quanto quella sconfitta ha inciso sull’avvicinamento al Mondiale bisognerà aspettare l’esordio contro la Francia, ma gli All Blacks quando salgono sul palcoscenico della Rugby World Cup si trasformano. Non sarà certo la miglior Nuova Zelanda della storia, e sul tecnico Foster e sul capitano Cane continuano a piovere critiche, ma resta una squadra di una qualità incredibile e con una varietà di soluzioni praticamente infinita: Jordie Barrett centro col fratello Beauden estremo e Mo’unga apertura, oppure McKenzie con la maglia numero 15 o 10 e lo stesso Beauden che può scambiarsi di posizione con lui. E poi al largo hanno una quantità di scelte da mettersi le mani nei capelli: da Will Jordan e Mark Telea, fino a Caleb Clarke, Fainga’Anuku e Narawa. Davanti potrebbero fare un po’ più di fatica rispetto al solito, come si è visto con gli Springboks, ma vecchie volpi come Retallick, Whitelock e Laulala sono sempre lì a ricordare che basta un passo falso e sono guai.

Francia

Parlando di varietà di scelte e profondità, la Francia non è seconda a nessuno: il capo allenatore Fabien Galthié può mettere in campo una formazione che può battere chiunque con qualsiasi dei 33 giocatori scelti per la Rugby World Cup. Eppure, nonostante la loro forza, se vogliono portare a casa il primo titolo mondiale devono risolvere due problemi. Il primo riguarda la lunga serie di black-out che ha costellato il loro 2023: contro l’Italia al Sei Nazioni hanno rischiato grosso, contro l’Irlanda hanno buttato via una partita che poteva essere vinta e nei due test estivi contro la Scozia hanno acceso e spento l’interruttore in continuazione, perdendo la prima e rischiando di buttare all’aria anche la seconda sfida. Il secondo riguarda un dubbio ancora da sciogliere: sono fortissimi, ma l’impressione è che siano altamente dipendenti da Antoine Dupont. È il migliore ed è il capitano di una squadra fortissima, ma basterà, soprattutto in assenza del dirimpettaio Ntamack?

 

A cura di OnRugby.it