Autumn Nations Series 2024: i risultati e lo spettacolo della 2^ giornata

Rugby
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Fine settimana emozionante con un Francia-Nuova Zelanda da brividi. Sudafrica e Inghilterra a viso aperto a Twickenham, mentre l’Australia costringe il Galles a un nuovo primato negativo. Gli Azzurri si salvano contro la Georgia con una vittoria fatta di luci e ombre

ITALIA-NUOVA ZELANDA LIVE

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Quando pensi ai test match di novembre pensi a uno spettacolo come quello del fine settimana appena passato. Il secondo turno delle Autumn Nations Series lascia un perdurante sapore di spettacolo ed emozioni sul palato di tutti gli appassionati della palla ovale per quello che ha saputo offrire tra venerdì, sabato e domenica. Apice di un weekend eccezionale lo spettacolo di Francia e All Blacks, che a Parigi hanno dato vita a una sfida che ha riempito gli occhi già prima dell’incontro, con una haka davvero spettacolare in uno Stade de France gremito e che ha giocato con le luci dell’impianto per offrire un ulteriore brivido al rituale pre-partita. Non sono stati da meno gli ottanta minuti successivi, con due squadre che si sono spinte al limite delle proprie qualità. Una sfida a viso aperto anche quella di Twickenham tra Sudafrica e Inghilterra, in particolare in un primo tempo senza tregua che ha lasciato senza fiato anche chi era comodamente seduto sul divano a qualche migliaio di chilometri di distanza. A Cardiff il Galles cade ancora e stabilisce un nuovo record di sconfitte consecutive, mentre a Murrayfield la Scozia rispetta il pronostico contro un Portogallo orgoglioso che merita di uscire tra gli applausi. Se venerdì l’Irlanda si è salvata dalla rimonta dell’Argentina, domenica l’Italia quella rimonta l’ha completata, risalendo dal -11 con cui ha chiuso la prima frazione di gioco fino al +3 con cui ha battuto una Georgia che si è immolata in una partita di sacrificio difensivo memorabile. 

Irlanda-Argentina: 22-19

La partita del venerdì sera, all’Aviva Stadium di Dublino, ha subito regalato una partita ad alto livello di adrenalina. L’Irlanda reduce dalla opaca prestazione contro gli All Blacks puntava a riscattarsi davanti al pubblico amico, ma ci è riuscita solo per i primi 40 minuti. Due mete in apertura di gara e una terza nel finale di primo tempo permettevano alla squadra di Andy Farrell di andare al riposo avanti 22-9 con una seria ipoteca sul match. I Pumas, però, sono una squadra capace di crescere all’interno di una gara, come hanno dimostrato le vittorie nel Rugby Championship in estate, arrivate tutte in rimonta dopo aver patito deficit in doppia cifra. Attaccati alla gara solo grazie al piede di Tomas Albornoz, in apertura di ripresa i sudamericani hanno segnato subito con una splendida meta marcata da Juan Cruz Mallìa, giocatore da sempre talentuoso ma che a 28 anni sta vivendo il miglior momento della carriera. Dopo aver accorciato fino a 22-19 grazie ancora alla precisione di Albornoz dalla piazzola, l’Argentina assedia l’Irlanda a lungo nell’ultimo quarto di gara, ma si infrange contro la determinata resistenza dei padroni di casa. L’ultimo pallone si gioca dal 79’ all’82’, con Juan Martin Gonzalez capace di bucare la difesa irlandese e i suoi compagni di spingersi fino alla linea dei 5 metri dei padroni di casa, salvo commettere un in-avanti proprio sotto i pali, infrangendo il sogno di una storica vittoria.

Scozia-Portogallo: 59-21

Pronostico rispettato dalla Scozia a Murrayfield nella storica sfida che vede una squadra di Tier 2 come il Portogallo essere ospite di una delle nobili del rugby mondiale. I lusitani sono usciti tra gli applausi, autori di una partita fiera e orgogliosa. Da loro non ci si poteva aspettare molto altro, viste anche le vicissitudini che hanno portato i Lobos a presentarsi all’appuntamento senza quattro o cinque dei loro uomini migliori (Jeronimo Portela, Nuno Sousa Guedes, Rodrigo Marta, Vincent Pinto, Joao Granate, tutti protagonisti dello storico mondiale del 2023). La Scozia ha giocato forte il primo tempo, andando a segno già 5 volte prima dell’intervallo e non concedendo neanche un punto agli avversari. Poi nella ripresa ha maggiormente gestito le energie e dato aria alla panchina, incappando in qualche difficoltà in mischia ordinata. Ne è uscito un parziale di 26-21 che ha reso piacevole la seconda parte di gara. Da segnalare la ventinovesima meta internazionale di Darcy Graham. L’ala della Scozia ha pareggiato il conto con il collega Duhan van der Merwe in vetta alla classifica dei migliori marcatori di sempre della nazionale del Cardo. Con i due favoriti per essere i titolari nella partita del prossimo weekend contro l’Australia la sfida al primato assoluto diventa una bella volata tra due finalizzatori radicalmente diversi ma altrettanto letali.

Inghilterra-Sudafrica: 20-29

Vince ancora il Sudafrica numero uno al mondo, perde ancora l’Inghilterra di Steve Borthwick. Per il XV della Rosa è la quinta sconfitta consecutiva e la quinta con un distacco inferiore ai 10 punti di distanza. Una partita dai due volti quella di Twickenham: un primo tempo pazzo, con le squadra che si affrontano a viso aperto segnando a ripetizione; una ripresa molto più tattica, dove la difesa e la precisione nel gioco al piede fanno la differenza. Gli Springboks partono malissimo, inanellano errori in maniera molto inconsueta, ma in qualche modo, tra fortuna e abilità, in 20 minuti segnano comunque tre mete: un assolo pazzesco di Grant Williams che semina tutta la difesa avversaria danzando sugli appoggi, un doppio calcio stoppato da Etzebeth e du Toit che finisce con quest’ultimo in meta e un preciso crosskick di Manie Libbok per un Cheslin Kolbe decisamente brillante. L’Inghilterra, andata in vantaggio in apertura con Sleightholme, accorcia poco dopo con Sam Underhill, che sfonda da distanza ravvicinata. Al 25’ sono state già segnate cinque mete e Twickenham ribolle di entusiasmo, ma nel quarto d’ora finale le polveri rimangono bagnate e si va al riposo sul 19-17 per gli ospiti. Nella ripresa l’Inghilterra riesce a segnare solo 3 punti al piede (annullata una meta in avvio per un fallo di Itoje nell’ultima ruck prima della marcatura), mentre c’è ancora Cheslin Kolbe a fare male, come da tradizione, agli albionici. Il giustiziere della finale mondiale del 2019 stavolta manda al bar Sleightholme e sigilla la gara a 18 minuti dal termine.

Francia-Nuova Zelanda: 30-29

Solo due luci accese allo Stade de France: un faro che illumina i padroni di casa, abbracciati, uno puntato sugli All Blacks durante tutta la haka. Intorno il silenzio di ottantamila persone pronte a godersi lo spettacolo nello spettacolo. È l’avvio da brividi della sfida di Parigi tra Francia e Nuova Zelanda: una partita intensa, densa di avvenimenti, tirata al punto da essere decisa soltanto da una lunghezza nel punteggio. Le due squadre si sono spinte ai rispettivi limiti, dando vita a una delle partite più belle di questo novembre. Gli All Blacks partono meglio, segnando due mete: bella quella del giovane Peter Lakai, entrato per un infortunio a inizio gara a Finau e autore di un’ottima prova; Cam Roigard, invece, approfitta di un errore della difesa francese e brucia tutti, esplodendo nella sua caratteristica corsa potente e tuffandosi in mezzo ai pali. Dopo 27 minuti la gara è sul 14-3 per gli ospiti, ma i padroni di casa non si perdono d’animo. L’esordiente estremo Romain Buros, 28 anni, coglie il proprio momento e non si fa sfuggire l’occasione di riaprire la gara alla mezz’ora. A inizio ripresa, poi, i transalpini colpiscono e pareggiano a quota 17 con Paul Boudehent, che chiude in meta un drive da rimessa laterale a cinque metri dalla linea neozelandese. Ci pensa poi Louis Bielle-Biarrey, di rapina, a portare i suoi in vantaggio: palla persa da Vaa’i, Ramos non ci pensa due volte e calcia lungo, l’ala classe 2003 passa a velocità doppia tutta la concorrenza e chiude con il tuffo che vale il 24-17. Nel finale la Nuova Zelanda assalta il fortino francese all’arma bianca, traendone tre calci di punizione trasformati da McKenzie, ma su ogni restart concede una punizione ai francesi, consentendo loro di tenerli a distanza: Ramos dalla piazzola è infallibile e conduce i suoi al 30-29 finale.

Italia-Georgia: 20-17

Vittoria doveva essere e vittoria è stata per gli Azzurri di Gonzalo Quesada, ma che fatica contro una Georgia orgogliosa e coriacea, ma che doveva andare al tappeto più facilmente. L’Italia domina la gara con il 70% di possesso e l’80% di territorio, ma riesce a segnare soltanto due mete nella ripresa. Il primo tempo sembra un incubo: ogni volta che gli Azzurri visitano i 22 metri avversari ne tornano a casa a mani vuote, mentre la Georgia colpisce il bersaglio grosso con gli unici due palloni avuti nell’intera frazione. Sul primo una brillante giocata in due fasi studiata a tavolino manda fuori giri Menoncello e Brex, bucati in mezzo al campo: Tabutsadze arrotonda il suo clamoroso bottino internazionale e fa 40 mete in 44 partite con i Lelos. Sul secondo brutto box kick di Alessandro Garbisi che fornisce a Davit Niniashvili un pallone di contrattacco: il talentuoso estremo georgiano non si fa pregare, trova il mismatch contro un avanti azzurro in mezzo al campo e lo buca impietosamente. Chiude Lobzhanidze in mezzo ai pali. Sotto 17-6 l’Italia dimostra da una parte la propria cilindrata e il proprio cuore, dall’altra dei problemi realizzativi già evidenziati a Udine contro l’Argentina: in un secondo tempo dove ha il monopolio assoluto del possesso e occupa stabilmente i 22 metri avversari riesce a segnare solo con una meta di penalità e una giocata da rimessa laterale (Fusco oltre la linea). È quello che basta per vincere, ma non è il largo successo che si auspicava. 

Galles-Australia: 20-52

Crolla il Galles di Warren Gatland. Davanti al proprio pubblico i Dragoni subiscono la più larga sconfitta casalinga di sempre contro i Wallabies e l’undicesimo insuccesso consecutivo, siglando la più lunga striscia di risultati negativi di sempre. La partita ha un andamento paradossale: l’Australia parte fortissimo e segna 3 mete in 20 minuti, ammutolendo il Millennium Stadium. Sembra una Caporetto e invece il Galles, determinato e testardo, torna sotto e va al riposo sul 17-13 per gli ospiti. In apertura di ripresa le cose sembrano andare ancora meglio: rosso a Samu Kerevi per un placcaggio pericoloso in mezzo al campo. In superiorità numerica per 20 minuti, però, il Galles si sgretola completamente e subisce tre mete: due arrivano da drive da rimessa laterale dopo un fallo dei padroni di casa, la terza è un intercetto di Tom Wright, che sarà autore di una tripletta alla fine della partita. La gara si conclude con il Galles all’assalto per venti minuti, nel tentativo di riscattare almeno l’onore. Ben Thomas segna una meta che addolcisce un po’ il risultato, ma Wright chiude i conti sul 20-52 nel finale. Il Millennium Stadium si svuota quando mancano ancora cinque minuti alla fine dell’incontro e su Warren Gatland si addensano le nubi di un possibile esonero.

A cura di OnRugby.it